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Dossier Chi semina (legalità) raccoglie

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Chi semina (legalità) raccoglie

Conosco da molto tempo Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. Il primo, procuratore aggiunto a Reggio Calabria e tra i maggiori conoscitori della ‘ndrangheta globalizzata, il secondo scrittore e docente universitario ma, prima ancora, studioso delle mafie. Lo studio fa sempre la differenza. Quando si parla e, a maggior ragione, quando si scrive.

Non posso dichiararmi amico di Nicola Gratteri così come di nessun altro magistrato o investigatore – la deontologia professionale e il voler, ancor prima che dover, essere sempre super partes me lo impediscono – ma se potessi scegliere amici in più, nella strettissima cerchia che ho, includerei sia lui che Antonio Nicaso, che non frequento per mere ragioni di distanza (vive e lavora tra il Canada e gli Stati Uniti). Di loro, ci si può fidare e a loro ci si può affidare.

Lo sanno bene i ragazzi che li seguono nei loro percorsi di legalità (soprattutto nelle scuole) e i cui pensieri (una parte rappresentativa) sono stati affidati al volume che si ripropone in questa Collana.

Davide, 16 anni. E' lui il primo, anonimo autore del libro “La mafia fa schifo – Lettere di ragazzi da un Paese che non si rassegna”.

Davide, uno delle migliaia di ragazzi e ragazze che hanno dialogato e seguito in questi anni Gratteri e Nicaso, nella prima pagina racchiude meglio di ogni presentazione l'anima di questo libro. Davide, infatti, scrive, che «i mafiosi sfuggono a ogni cliché. Coppola e lupara sono state sostituite da giacca e cravatta. C'è chi spara ma c'è anche chi si muove senza dare nell'occhio. C'è chi spara ma c'è anche chi si muove senza dare nell'occhio. Alcuni hanno la faccia innocua da brava persona, altri il ghigno beffardo di chi ha potere e denaro. Come possiamo riconoscerli? Non è facile, molte volte sono insospettabili».

Questa è la prima lettera di un libro che ne contiene decine tra quelle indirizzate o consegnate in questi anni dai giovani di tutta Italia ai due autori. Dopo Davide c'è Alessandro, anche lui 16 anni e poi Anna, di 17, Salvatore di 13, Giovanni di 17 anni e via con una raccolta di racconti in prima persona di ragazzi e ragazze che testimoniano le esperienze di chi non vuole cedere alla violenza mafiosa.

Nicaso, alla presentazione del libro nell'aula consiliare della Regione Calabria, disse: «Abbiamo scritto questo libro perché chi semina raccoglie. Tutte le volte che andavamo nelle scuole a incontrare gli studenti di tutta Italia, vedevamo che quei ragazzi avevano voglia di raccontare la mafia. Abbiamo voluto dare la voce a loro, agli ultimi, a quelli che non vengono mai ascoltati, nonostante le promesse che sono loro il futuro del nostro Paese. Non siamo entrati nel merito di quanto hanno scritto. Abbiamo lasciato spazio alle loro emozioni e ci siamo accorti di quello che già sappiamo: i nostri giovani sono intelligenti».

Nella stessa occasione, a Reggio Calabria, Gratteri esordì con una frase che è la filosofia del suo lavoro e della sua vita: «Sono in ferie, ho preso una settimana di ferie per presentare il libro. Lo dico perché c'è sempre qualcuno che mi domanda quando trovo il tempo di lavorare. Quando mi vedete in televisione sappiate che sono in ferie. Sono fortunato perché dormo 4 ore a notte e ho il tempo di seguire le cose che amo, a partire dal mio lavoro di magistrato».

Il motivo per il quale ha dato vita con Nicaso a questo libro è racchiuso in un'altra riflessione che Gratteri ripete spesso: «C'è chi va a giocare a tennis, chi va al mare, chi va in montagna, io invece vado nelle scuole perché ritengo che non sia tempo perso, perché mi piace, perché mi emoziona e quindi continuerò a farlo. Incontro anche gli adulti ma penso che sia quasi tempo perso».

Forse anche per questo motivo Gratteri, oltre a visitare le scuole elementari, medie e superiori, insegna “Economia della criminalità” all'Università di Reggio Calabria. Alla prima lezione di ogni anno accademico ripete la stessa, identica frase: «Non parlo di ‘ndrangheta, parlo di noi, parlo di voi, parlo della società».

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