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Squinzi: nel secondo trimestre Pil a +0,2%. «La…

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Squinzi: nel secondo trimestre Pil a +0,2%. «La ripresa non c’è ancora»

Nessuna ripresa all’orizzonte: «Se è vero qualche rumour» giunto dal Centro Studi di Confindustria, il Pil italiano potrebbe registrare, «con tutta probabilità», un deludente +0,2% nel secondo trimestre 2015. Così il leader degli industriali Giorgio Squinzi, nel corso dell'assemblea di Confindustria Firenze. Dopo lo 0,3% del primo trimestre, «dovuto perlopiù a fattori esterni, come l’intervento della Bce e costo del petrolio, mi aspettavo uno 0,5% e invece non si andrà oltre lo 0,2%». Insomma, «la ripresa non c’è ancora».

Passato momento peggiore, ma ripartenza non c’è
Certo, ha ammesso Squinzi, «abbiamo passato il momento peggiore» ma «di qui a dire che c'è la ripartenza...non sento ancora la necessità di allacciare le cinture perché c'è la ripartenza. mi auguro che ci sia, da imprenditore siamo tutti qui ad aspettarla». In questo scenario, ha aggiunto Squinzi- Draghi «mi sembra l'unico che si muove in Europa con una visione politica, a differenza degli stessi politici».

L’Italia ha «un disperato bisogno di fare le riforme»
Riferendosi invece alla situazione dell’Italia, Squinzi ha parlato di un paese con un «disperato bisogno di fare le riforme». Gli altri paesi «vanno alla velocità del suono, mentre noi stiano ancora con le diligenze a cavallo», ha osservato il presidente di Confindustria , senza aver fatto «le riforme di cui abbiamo bisogno. Per ritornare ad essere un paese normale, per essere competitivi con Francia, Germania e gli altri dobbiamo fare riforme fondamentali. La Spagna, ad esempio, dove alcune riforme sono state fatte, sta andando meglio di noi».

«Deluso dai sindacati, ma resto ottimista»
Nel suo intervento Squinzi ha parlato anche dei rapporti con i sindacati, sottolineando la sua delusione per l'incontro di ieri sera con Cgil, Cisl e Uil: «Tra di loro non sono d'accordo, in attesa messianica che succeda qualcosa che li metta in condizione di una negoziazione migliore». «Sono deluso - ha aggiunto Squinzi - ma ottimista. Mi auguro che i sindacati capiscano la difficoltà del momento. Io con loro ci ho sempre lavorato, abbiamo firmato l'accordo sulla rappresentanza due anni fa e non siamo mai riusciti ad attuarlo in maniera concreta. Mi auguro - ha concluso Squinzi - che prevalga il buon senso».

Cambiare il modello di relazioni industriali
Il problema messo in evidenza del presidente di Confindustria si chiama modello di relazioni industriali, che andrebbe «cambiato», senza «mettere i sindacati con le spalle al muro», perchè esiste una situazione di estrema difficoltà dove i rapporti tra le parti sociali «si sono trascinate senza trovare soluzioni concrete e definitive».

Dopo Jobs act puntare su un «contratto nazionale forte»
Ora, ha proseguito Squinzi, il Jobs act «ha dato sicuramente una svolta alle relazioni nel mondo del lavoro e dobbiamo tenerne conto», cogliendo le opportunità per puntare sui contratti a tempo indeterminato, «senza cioè altri tipi di contratti che si sono affastellati negli anni». Secondo il leader di Confindustria, «un contratto nazionale forte» dovrebbe servire per regolare le relazioni sindacali di base, favorendo le assunzioni a tempo indeterminato. Poi ci vorrebbe un secondo livello collegato alla produttività, con «incrementi salariali».

Ilva, «una battaglia che non possiamo perdere»
Tra le priorità indicate da Squinzi agli associati dell’area fiorentina spicca poi la salvezza dell’Ilva, definita « una battaglia che non possiamo perdere. Se perdiamo l'Ilva, saremo un paese più piccolo. La seconda potenza manifatturiera europea non può perdere la produzione dell'acciaio».

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