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Processo escort: Berlusconi testimone a Bari, si avvale facoltà…

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l’inchiesta

Processo escort: Berlusconi testimone a Bari, si avvale facoltà non rispondere

Silvio Berlusconi, citato come testimone nel processo cosiddetto 'escort' a Bari, si è avvalso della facoltà di non deporre, perché imputato in un procedimento connesso (induzione a mentire in concorso con l'ex direttore de L'Avanti, Valter Lavitola). Sette gli imputati nel processo, tra cui l'imprenditore Gianpaolo Tarantini, accusati di associazione a delinquere per sfruttamento, favoreggiamento e induzione alla prostituzione nelle residenze dell’ex premier. La seconda sezione del Tribunale penale barese, dove si sta celebrando il processo contro Tarantini, lo scorso 26 giugno aveva deciso l’accompagnamento coatto per Berlusconi come testimone, dopo che il Cavaliere, convocato per tre volte, non si era mai presentato, adducendo impegni istituzionali.

Berlusconi: mi avvalgo facoltà non rispondere
«Preferirei avvalermi della facoltà di non rispondere», ha dichiarato Berlusconi dopo aver fornito le proprie generalità (nome, cognome e residenza) ribadendo l’intenzione (già annunciata su consiglio dei suoi difensori, gli avvocati Niccolò Ghedini e Francesco Paolo Sisto) di non intendere rispondere alle domande dei magistrati. Citato come testimone nel processo 'escort' in corso a Bari, Berlusconi non è un teste “puro” in quanto imputato in un procedimento connesso, quello per induzione a mentire. Stando alla ipotesi accusatoria dei magistrati baresi, l'ex premier in concorso con l'ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola, avrebbe pagato l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini affinché rendesse dichiarazioni mendaci ai pm che indagavano sulle escort portate nelle sue residenze estive tra il 2008 e il 2009.

L’arrivo in tribunale
Berlusconi è entrato nel palazzo di giustizia passando da un ingresso laterale per evitare la folla di giornalisti, operatori televisivi e curiosi che lo aspettava all'ingresso principale. L’ex premier ha chiesto di non essere ripreso. L'aula d'udienza era gremita di curiosi oltre che di avvocati. E il presidente della Corte Luigi Forleo, in apertura di udienza, ha chiarito che in aula non era ammesso fare fotografie e riprese video. In attesa di entrare in aula Berlusconi si è soffermato per qualche minuto in una sala adiacente con i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Francesco Paolo Sisto. Il Cavaliere si è poi affacciato sulla soglia e ha fatto una foto con una avvocatessa e una sua cliente che glielo avevano chiesto. Il leader di Forza Italia Berlusconi si è trattenuto per meno di due minuti nell'aula di giustizia del Tribunale di Bari.

D'Addario: Berlusconi dica verità e mi chieda scusa
Al palazzo di giustizia di Bari Patrizia D’Addario è arrivata proprio mentre Silvio Berlusconi se ne andava da un'uscita laterale dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere. «Sono arrivata tardi apposta - ha detto ai giornalisti - perchè non volevo incontrarlo». «La mia vita - ha aggiunto la donna - è stata rovinata e questo messaggio glielo invierò in una lettera». Poi dopo essere scoppiata in lacrime, ha spiegato: «Io ho solo raccontato la verità rispondendo alle domande di magistrati e invece mi dipingono come la escort che lo ha inguaiato. Ne vogliono fare un santo con l'aureola. Questo non è giusto. Io sono l'unica ad aver subito in tutti questi anni». D'Addario ha affidato ai media una lunga lettera rivolta a Silvio Berlusconi, che termina così: «Lei ha distrutto la mia vita, ora deve chiedermi scusa e dire la verità sulla nostra storia».

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