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Roma, lascia il vicesindaco Nieri

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Politica

Roma, lascia il vicesindaco Nieri

ROMA - «Dimissioni irrevocabili anche se non sono indagato». Luigi Nieri abbandona la carica di vicesindaco di Roma. Citato negli atti giudiziari dell’inchiesta Mafia Capitale per i suoi rapporti con Buzzi, la relazione di accesso agli atti del Campidoglio mette all’indice proprio questi profili (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Il Campidoglio così perde pezzi. Di recente ha lasciato il segretario generale, il burocrate più alto in grado, Liborio Iudicello, e si è dimesso Mattia Stella, già capo della segreteria del sindaco Marino, a sua volta tirato in ballo nelle carte dell’indagine guidata da Giuseppe Pignatone. Nieri, in una lettera, sostiene che «nessuno gli ha chiesto di fare un passo indietro». E aggiunge: sono diventato «bersaglio perenne di attacchi che non si sono limitati a colpire la mia persona - mai, e sottolineo mai, sfiorata dalle indagini di Mafia Capitale, portate avanti con serietà e rigore dalla Procura della Repubblica, che infatti non mi ha mai indagato».

Dice Ignazio Marino: «Comprendo la sua amarezza». Poi definisce Nieri «una persona leale e di specchiata onestà, un gentiluomo dai comportamenti inappuntabili, un amico dell’età adulta». E, tiene a sottolineare, un vicesindaco che «non è mai stato coinvolto nelle indagini che in questi mesi hanno toccato l’amministrazione». Adesso a Marino e al Pd con il commissario Matteo Orfini tocca accelerare la cosiddetta “fase 2” con un rimpasto di giunta che appare facilitato proprio dalle dimissioni di Nieri. Ieri si appreso di altre intimidazioni al sindaco: una nuova lettera di minacce contenente un bossolo calibro 38 Special indirizzata al sindaco di Roma è stata intercettata dalla Polizia di Stato presso il centro smistamento postale di Fiumicino. Una lettera che arriva a pochi giorni di distanza da un’altra, ritrovata nello stesso identico modo, oltre al piccione ritrovato con un foro di proiettile e un bossolo accanto nei pressi della casa del sindaco.

Il rimpasto di giunta se riuscirà dovrà risolversi in pochi giorni mentre solo a fine mese, se non agli inizi di agosto, il ministero dell’Interno avrà concluso l’esame dei documenti per decidere la sorte del Campidoglio da portare in Consiglio dei ministri. Gli uffici del dicastero guidato da Angelino Alfano stanno esaminando la relazione conclusiva del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, che ha proposto di avvicendare una serie di dirigenti, annullare diverse delibere di contratti e affidamenti e sciogliere la circoscrizione di Ostia. Gabrielli ha trasmesso ad Alfano anche il documento di accesso agli atti, circa 900 pagine, del gruppo di lavoro guidato dal prefetto Marilisa Magno, che ha fatto controlli e verifiche per sei mesi sugli atti del Comune.

Un profilo considerato «sconcertante» dalla commissione Magno riguarda «l’abuso» del ricorso alle procedure cosiddette di somma urgenza: consentono di evitare gare, selezioni e affidare invece in via diretta lavori e relativi compensi. La commissione ha messo sotto esame le deliberazioni dell’assemblea capitolina dal 15 giugno 2013 al 31 dicembre 2014, giunta Marino. Ci sono «anomalie ricorrenti». Ed è «emblematico» il caso della spesa di oltre due milioni per la messa in sicurezza del laghetto di Villa Borghese. Il primo sopralluogo per deliberare la somma urgenza è stato fatto dai tecnici del Comune il 17 gennaio 2013. L’affidamento dei lavori avviene il 15 marzo 2014. «Tra il primo sopralluogo - scrive il rapporto prefettizio - e l’attivazione effettiva degli interventi è passato circa un anno, che sarebbe stato più che sufficiente per formare un progetto definitivo e realizzare una gara d’appalto». Un caso tra i molti, nel genere.