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Mafia Capitale, Rosy Bindi: «Serve un decreto legge per prevedere…

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le comunicazioni in commissione antimafia

Mafia Capitale, Rosy Bindi: «Serve un decreto legge per prevedere strumenti straordinari»

«Vista l’oggettiva straordinarietà della situazione di Roma, servono strumenti straordinari che il governo dovrebbe adottare, come un decreto legge che traendo spunto dalla situazione romana, introduca strumenti ad hoc per affrontare le difficoltà di Comuni molto grandi non da sciogliere o infiltrati solo in parte». La presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, nelle annunciate comunicazioni precedute oggi pomeriggio da una riunione dell’ufficio di presidenza lunga due ore e mezza, ha sottolineato che per i grandi Comuni «serve una terza via tra scioglimento e non scioglimento, una sorta di tutoraggio e di assistenza dello Stato all’ente locale senza che questo debba essere sciolto e commissariato».

«A Roma situazione grave, ha rivelato fragilità»
Per Bindi, «serve una fase di accompagnamento temporaneo per il ripristino dell’amministrazione e della legalità che non privi un Comune della guida politica ma lo rafforzi». In particolare, da Mafia Capitale è emersa «una situazione gravissima, se un Comune grande come quello di Roma si mostra fragile e indifeso di fronte a una piccola mafia, un sodalizio criminale che ha occupato spazi rilevanti, condizionando pesantemente l’azione politica e amministrativa».

Mirabelli (Pd): «Inopportuno affrontare la vicenda»
Le comunicazioni di Bindi erano state precedute, in mattinata, da una dura nota del capogruppo Pd in commissione, Franco Mirabelli. «Continuiamo a pensare che non sia opportuno che l’Antimafia intervenga in un processo i cui protagonisti sono altri: la commissione di accesso al Comune di Roma, il Prefetto di Roma e il Consiglio dei ministri», ha sostenuto Mirabelli. «La Commissione Antimafia - aggiunge - ha affrontato la questione di Roma e ha lavorato in questi anni sulle modifiche alla legge che presiede allo scioglimento del Comune. Questo lavoro continueremo a farlo convintamente, ma la scelta di affrontare oggi la vicenda “Mafia Capitale”, prima delle decisioni del governo, è inedita e inopportuna». Il rischio ventilato da Mirabelli è quello «che l’Antimafia venga utilizzata per il confronto tra i diversi schieramenti politici e tra chi tifa per lo scioglimento e chi no. Non è questo il ruolo di una Commissione preziosa, che ha ben lavorato e che deve restare un'istituzione che tiene lontana da sé ogni strumentalità politica».

Bindi: «Indifferibile riforma norme su scioglimento»
«Questa commissione ha l’obbligo di proporre misure idonee a evitare le infiltrazioni mafiose», ha spiegato Bindi replicando indirettamente a Mirabelli. La deputata della minoranza dem, ancora fresca delle polemiche che hanno travolto la commissione sui candidati impresentabili alle scorse elezioni regionali, ha assicurato di voler «evitare fraintendimenti sulle nostre funzioni istituzionali», che in alcun modo possono intralciare «le inchieste della magistratura» o violare «le prerogative del Governo in merito a un eventuale scioglimento del Comune». Tuttavia «il caso di Mafia Capitale pone l’esigenza di verifica degli strumenti di opposizione e contrasto alle infiltrazioni mafiose», ha aggiunto la presidente, che considera «indifferibile una riforma della normativa sullo scioglimento per mafia: era pensata per enti locali di piccole dimensioni e per territori tradizionalmente infiltrati dalle organizzazioni mafiose», mentre ora «attendiamo le decisioni del Governo sul Comune di Roma, il più esteso territorialmente, quello della capitale del Paese e di una delle città più importanti d’Europa e del mondo».

Il tribunale del riesame: «Malcostume generalizzato»
Le comunicazioni di Bindi sono arrivate nel giorno in cui emergono nuovi particolari del sodalizio criminale che manovrava gli appalti romani. Le condotte seguite dal ras delle cooperative Salvatore Buzzi e dagli altri arrestati nell’ambito dell’inchiesta - si legge nell’ordinanza con cui il tribunale del riesame ha respinto le richieste di scarcerazione - «dimostrano una consuetudine e una abitualità sconcertante, indice di un malcostume generalizzato che inquina tutta l’attività pubblica». E Buzzi non è soltanto «il fidatissimo alter ego» dell’ex Nar Massimo Carminati, e neppure il «punto di riferimento dei sodali e dei suoi collaboratori». Il presidente della cooperativa “29 giugno” è anche «un personaggio dalle indubbie capacità imprenditoriali, ma dalla totale assenza di scrupoli» e per questo da considerare «certamente pericoloso» e da porre «in condizioni di non nuocere alla collettività».

Marco Causi verso la nomina a vicesindaco
Intanto in Campidoglio ancora si lavora alla fase due dell’amministrazione Marino. E l’ipotesi che ormai sembra assodata è la nomina a vicesindaco del deputato Pd Marco Causi, già assessore al Bilancio nella Giunta Veltroni, al posto di Luigi Nieri (Sel) che ha lasciato. È stato lo stesso Marino a spianare la strada: «Ho voluto Causi nella cabina di regia sul piano di rientro: è una persona molto saggia, equilibrata, un ottimo tecnico che conosce molto bene tutti gli aspetti del bilancio della città. Ma prenderemo le decisioni nei prossimi giorni», dice oggi il sindaco spianando la strada. Nel rinnovato assetto della giunta capitolina allo studio dei partiti e del sindaco, le new entry potrebbero variare da due a cinque e includere nuovamente Sel. Dovrebbe essere sostituito Guido Improta ai Trasporti. E sembrano in bilico pure gli assessori alla Scuola Paolo Masini, all’Ambiente Estella Marino e al Bilancio Silvia Scozzese.

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