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Enti locali, Senato senza numero legale, il decreto slitta a domani. Nodo tagli-sanità, Governo verso la fiducia

Strada in salita per il decreto legge Enti locali, da oggi all’attenzione dell’Aula del Senato. Per ben quattro volte, nel pomeriggio, è mancato il numero legale (l’ultima per soli due voti), impendendo il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni, poi rinviato alla seduta di domani mattina. Il nodo da sciogliere per la ripartenza del provvedimento, licenziato giovedì scorso dalla commissione Bilancio con molte novità di rilievo, riguarda la sanità. L’Assemblea è infatti chiamata a confermare in particolare il maxi taglio da 2,3 miliardi di euro alle Regioni, frutto di un accordo sancito in Conferenza Stato-Regioni, sul quale il Governo sembra sempre più orientato a chiedere al fiducia.

Chiavaroli (Ap): nessun nuovo taglio, recepito accordo Stato-Regioni
La “cura dimagrante” alla Sanità regionale, ha spiegato a più riprese la ministra della Sanità Beatrice Lorenzin nelle ultime ore, sono il frutto di un accordo sancito in Conferenza Stato-Regioni all’inizio di luglio. Sulla stessa linea anche la relatrice al Dl Federica Chiavaroli (Ap-Ncd, gruppo cui si deve probabilmente la mancanza del numero legale: erano presenti in 19 su 36 componenti), secondo cui con le ultime modifiche il decreto recepisce «una razionalizzazione di alcune voci di spesa del settore sanitario prevista dalla scorsa legge di Stabilità, pari a circa 2,3 miliardi di euro, e la cui distribuzione è stata decisa dalla conferenza Stato-Regioni ai primi di luglio». Dunque «non c'è alcun nuovo taglio».

Regioni preoccupate: italiani pagheranno prestazioni privatamente
Sempre sul fronte sanità, e onostante le rassicurazioni della maggioranza, preoccupa molto le Regioni l'annunciata spending review del governo sulle prestazioni sanitarie e che secondo i primi conti potrebbe liberare una decina di miliardi. Secondo il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità Luca Coletto «se si prosegue così, salta però il sistema della universalità della sanità pubblica. In sostanza oltre alle tasse, gli italiani dovranno pagare le prestazioni sanitarie privatamente».

Opposizioni all’attacco: modifiche «irricevibili»
All’attacco anche le opposizioni. Per Sel le modifiche approvate in commissione sono «irricevibili», mentre il M5S individua «una precisa strategia politica: il diritto alla salute deve diventare un optional». Critiche nel merito che si saldano a questioni di metodo: «è un provvedimento omnibus», rileva Forza Italia, spiegando le le ragioni della richiesta di votare le pregiudiziali di costituzionalità sul testo.

Governo verso maxiemendamento
I tempi sono stretti, perchè dopo il via libera del Senato il decreto 78/2015 dovrà passare alla Camera, ed essere approvato definitivamente prima della scadenza del 19 agosto, in piena pausa estiva. Anche per questo il governo dovrebbe scegliere la strada della fiducia , da richiedere su un maxemendamento che “traduca” in legge le misure di razionalizzazione della spesa sanitaria previste dall'accordo Stato-Regioni.

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