ROMA - In vista del voto, che ciascuno di noi esprimerà secondo il proprio convincimento, vi invito ad esaminare con attenzione la decisione assunta dalla Giunta delle immunità l'8 luglio scorso». In questa lettera inviata dal capogruppo del Pd Luigi Zanda ai suoi senatori in vista del voto di stamane dell'Aula sulla richiesta di arresto nei confronti del senatore del Ncd Antonio Azzollini in molti hanno voluto vedere un “rompete le righe” in casa dem, una sorta di libertà di coscienza.
Vero che c'è il richiamo alla decisione della Giunta, decisione favorevole all'arresto, ma c'è anche il riconoscimento del «voto secondo il proprio convincimento». Che vuol dire, il Pd ha fatto retromarcia? Lui, Zanda, spiega che si tratta della prima volta in questa legislatura che il Senato è chiamato ad esprimersi sulla richiesta di arresto di un senatore: «Non me la sono sentita di fare un'assemblea, con una discussione che rischiava di essere una condanna o un'assoluzione preventiva del senatore Azzollini... Il riferimento alla decisione della Giunta è chiaro. Per il resto stiamo parlando dell'arresto o meno di una persona».
Di fatto tra il voto della Giunta e oggi c'è stata la lettura delle carte e molti senatori, non solo del Pd ma anche delle opposizioni compresi alcuni senatori grillini come Vito Crimi, hanno espresso più di un dubbio sull'esistenza del “fumus persecutionis”. Più di un terzo dei senatori democratici potrebbe alla fine esprimersi in favore di Azzollini, e con la complicità del voto segreto (bastano 20 senatori per richiederlo) il senatore alfaniano potrebbe a sorpresa salvarsi ribaltando la decisione della Giunta. Da qui, anche, la cautela in casa dem. (Em.Pa.)
© Riproduzione riservata