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Rocco Chinnici ricordato a Palermo: 32 anni fa la strage

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cerimonia in via pipitone federico

Rocco Chinnici ricordato a Palermo: 32 anni fa la strage

A Palermo si è svolta oggi una cerimonia per ricordare il magistrato Rocco Chinnici, ucciso da Cosa Nostra in una strage 32 anni fa. Chinnici fu ucciso il 29 luglio 1983 con una Fiat 126 verde imbottita di esplosivo davanti alla sua abitazione in via Pipitone Federico a Palermo. Aveva 58 anni. Ad azionare il detonatore che provocò l'esplosione fu il sicario della mafia Antonino Madonia. L'esplosione causò altre tre vittime: due carabineri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. L'unico superstite fu l’autista, Giovanni Paparcuri. Ad accorrere fra i primi furono due dei suoi figli, ancora ragazzi.

Palermo ricorda il magistrato e le tre vittime della strage
Stamattina sotto la lapide 4 corone (Regione, Ars, Comune e Carabinieri), il picchetto dell'Arma dei carabinieri, cittadini, autorità e anche i bambini del «Centro Padre Nostro» di Brancaccio hanno partecipato alla commemorazione. Presenti, tra gli altri, i figli di Rocco Chinnici, Caterina, eurodeputata del Pd, e Giovanni, assieme alla vedova dell'appuntato Trapassi. Presente anche l'unico sopravvissuto di quella strage, Giovanni Paparcuri, autista di Rocco Chinnici: «C’è ancora un po' di ipocrisia perché i sopravvissuti vengono catalogati e messi da parte. Giusto ricordare i magistrati. Ma sarebbe altrettanto giusto ricordare anche gli agenti di scorta e i sopravvissuti». Secondo Caterina Chinnici «esiste solo un'antimafia che è quella dell'impegno quotidiano che ognuno di noi deve mettere per ricordare e trasmettere i valori della legalità».

Scarpinato: con il pool di Chinnici salto di qualità nelle indagini
Chinnici è divenuto famoso per l'idea dell'istituzione del “pool antimafia”, che diede una svolta decisiva alla lotta alla mafia. «Rocco Chinnici - ha detto il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, stamattina, conversando con i giornalisti - era uno dei pochi magistrati, come Gaetano Costa, che all'interno di un palazzo di giustizia che in quel periodo - come scriverà in seguito Giovanni Falcone - era immerso in una sorta di pietismo burocratico, rompe il muro del silenzio e avvia una nuova fase storica. E non soltanto ponendo le premesse per la nascita del pool antimafia ma anche facendo il salto di qualità: si passa dalle indagini che riguardavano soltanto gli uomini della mafia militare ai colletti bianchi della mafia. Le indagini quindi sui Salvo e sui cavalieri del lavoro». Sullepolemiche sull'antimafia di facciata, secondo Scarpinato, Chinnici «direbbe parole sagge ed equilibrate perché era un uomo saggio ed equilibrato». Tra le autorità presenti alla cerimonia il questore Guido Longo, il comandante provinciale dei carabinieri, Giuseppe De Riggi, il generale Riccardo Amato, comandante interregionale «Culqualber», il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, il presidente del Tribunale Salvatore Di Vitale, l'avvocato generale Ignazio De Francisci, il presidente della Corte d'appello Gioacchino Natoli e il procuratore generale Roberto Scarpinato, l'ex componente del pool antimafia Giuseppe Di Lello.

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