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3/3 La finanza Truman Show / Ma funziona sempre? Assolutamente no:…

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    3/3 La finanza Truman Show / Ma funziona sempre? Assolutamente no: guardate Apple, Facebook e Twitter

    Che le “sorprese” delle stime sugli utili per azione non servano più a molto lo dimostrano tre storie recenti. La prima è quella di Apple, la regina di Wall Street. La Mela storicamente colleziona “sorprese” su “sorprese” con utili che in media battono le stime di oltre il 16%, contro per esempio il 5,9% di Cisco. E anche con l'ultima trimestrale non si è smentita: i profitti per azione a 1,85 dollari hanno battuto il consensus di 1,81 dollari. Ma non era quella la cifra che interessava ai mercati, e nemmeno il volo di ricavi (+38% su base annuale) e utili (+33%) o la liquidità record a 202,8 miliardi di dollari. Al mercato interessavano le vendite dell'iPhone, il pilastro su cui si regge Cupertino. E quelle hanno deluso: i 47,5 milioni di pezzi sono inferiori ai 49,4 milioni attesi ma rappresentano anche un -22% sequenziale. Il titolo da allora è in sofferenza: ha perso il 15%, bruciando 90 miliardi di dollari di capitalizzazione.

    La musica non cambia con Facebook. L'utile per azione si è attestato a 50 centesimi, tre in più delle mitiche attese degli analisti, ma i mercati nei giorni della trimestrale sono entrati in fibrillazione per l'aumento delle spese (+82% a 2,8 miliardi di dollari) e per il dato deludente sul numero di utenti che usano il social almeno una volta al giorno.

    Seppure in piena crisi d'identità, persino la povera Twitter è riuscita a battere le attese sugli utili, ma la “sorpresa” vera nel suo caso è stata un'altra e del tutto negativa: il numero di utenti non cresce e manda sempre meno tweet. Da allora, in Borsa il sito di microblogging non ha fatto che scivolare verso il basso, toccando i minimi di sempre. Dietro il mondo di cartapesta alla Truman Show, la realtà a volte fa davvero male.

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