Economia

Dossier Le Pmi selezionate da Intesa Sanpaolo si aprono al mondo

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    Dossier | N. 28 articoliExpo 2015 e le imprese

    Le Pmi selezionate da Intesa Sanpaolo si aprono al mondo

    Arrivano da tutte le regioni d’Italia e operano soprattutto nel settore agroalimentare, ma anche nella moda, nell’arredo e nel turismo. Su 400 Pmi selezionate, sono circa 170 quelle che, dall’inaugurazione di Expo 2015 a oggi, hanno avuto la possibilità di farsi conoscere dai visitatori dell’Esposizione e dai buyer internazionali attraverso il progetto «Ecco la mia impresa», organizzato da Intesa Sanpaolo e ospitato all’interno del suo padiglione, The Waterstone. Uno spazio espositivo di oltre mille metri quadrati, progettato dall’architetto Michele De Lucchi, pensato dal gruppo creditizio allo scopo di fornire una vetrina internazionale alle eccellenze del sistema produttivo italiano (attraverso una serie di iniziative dedicate alle imprese) e della nostra cultura (con oltre 250 eventi in programma per tutto il semestre di Expo).

    Lanciato lo scorso ottobre, il progetto «Ecco la mia impresa» ha visto arrivare in pochi mesi oltre mille nominativi, tra autocandidature (il 60%) e segnalazioni da parte delle filiali territoriali della banca (il 40%). «A gennaio abbiamo avviato la selezione delle 400 aziende e start up che in questi sei mesi saranno ospiti del padiglione», spiega Stefano Barrese, responsabile area Sale & Marketing per la divisione banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. Le imprese possono utilizzare per un giorno lo spazio, presentandosi a tutti i visitatori con esposizioni di prodotti o proiezioni di filmati, oppure incontrando buyer e investitori internazionali in meeting ristretti.

    «La selezione ha tenuto conto soprattutto di tre criteri – precisa Barrese –: il grado di internazionalizzazione delle aziende, la loro capacità di innovazione e il loro essere rappresentative del tessuto manifatturiero italiano e di tutti i territori produttivi». Il 60% circa appartiene al mondo dell’agroalimentare, il 20% al settore moda-design, il 16% a quello dell’arredo-design e il resto al turismo. Circa il 15% è guidato da donne, mentre le regioni più rappresentate sono la Lombardia (con un centinaio di realtà), il Veneto (circa 50) e il Piemonte (una trentina).

    Official global partner di Expo, Intesa Sanpaolo ha investito sull’evento quasi 40 milioni, a cui se ne aggiungono due per la realizzazione del padiglione dove, oltre all’iniziativa «Ecco la mia impresa», nel semestre si terranno anche quattro incontri B2B, dedicati al settore agroalimentare. I primi due appuntamenti, tenutisi in luglio, hanno coinvolto una quarantina di aziende italiane, selezionate sempre attraverso le filiali territoriali, e una sessantina di buyer provenienti dal Sud-Est asiatico e dal Sud-America. Il padiglione ha ospitato anche alcune presentazioni di start up innovative del settore Food Digital Technologies (nell’ambito del programma Start Up Initiative).

    «Abbiamo investito molto nella manifestazione – dice Barrese – e arrivati a metà percorso possiamo dire che ne valeva la pena e il ritorno c’è: Expo ci ha insegnato che le nostre aziende hanno bisogno di una vetrina internazionale, e che una banca come la nostra ha il dovere di aiutarle a trovarla». Piccole e medie imprese che rappresentano il meglio della qualità e dell’innovazione made in Italy, ma che da sole difficilmente avrebbero potuto trovare una collocazione adeguata all’interno di una manifestazione come questa. «Si possono creare nuovi modi di intendere il rapporto tra banca e imprese – è la lezione di Expo secondo Barrese – mettendo a disposizione non soltanto linee di credito, ma anche servizi e instaurando partnership e sinergie».

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