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Addio a Renato Zangheri, il sindaco che fece di Bologna un modello

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AVEVA 90 ANNI

Addio a Renato Zangheri, il sindaco che fece di Bologna un modello

È morto a 90 anni Renato Zangheri, ex sindaco di Bologna dal 1970 al 1983. Esponente del Partito comunista italiano, fu uno dei primi cittadini più amati dai bolognesi, che contribuì a diffondere la fama di buona amministrazione delle città «rosse» governate dal Pci.

«È venuto a mancare Renato Zangheri, sindaco di Bologna dal '70 all'83, grande studioso di storia economica e di socialismo, dirigente del Pci a fianco di Berlinguer». Così lo ha voluto ricordare l’attuale sindaco del capoluogo emiliano Virginio Merola, che esprime ai familiari «il cordoglio della città di Bologna». Il 2 agosto 1980 - ricorda - «rappresentò una città ferita e capace immediatamente di reazione, civile nei soccorsi, ferma nella richiesta di giustizia. A lui, uomo delle istituzioni, Bologna deve moltissimo». Merola sottolinea che Bologna deve moltissimo a Renato Zangheri, «per essere diventata modello nella crescita del welfare come motore di giustizia sociale, per aver valorizzato il decentramento come strumento di relazione costante coi cittadini e per aver rappresentato il volto migliore delle istituzioni negli anni del terrorismo».

Il sindaco ha proclamato il lutto cittadino per domani, sabato 8 agosto, in occasione dei funerali. Per l'intera giornata la bandiera comunale verrà esposta listata a lutto. Tutti i cittadini che lo vorranno, potranno rendere omaggio a Renato Zangheri nella camera ardente che verrà allestita nella sala Rossa di Palazzo d'Accursio, sempre nella giornata di domani, dalle ore 12 alle 17. Renato Zangheri verrà ricordato, nel trigesimo della sua scomparsa, in Consiglio comunale convocato in seduta solenne. I funerali si terranno in forma privata.

Bologna piange dunque una delle personalità che più hanno segnato il dopoguerra, la sinistra italiana uno degli esponenti che, partendo da un Comune, ha provato a disegnare un percorso di governo. Riminese di nascita, ma bolognese di studi, Renato Zangheri si è laureato all'Alma Mater, poi ne è diventato docente, approfondendo, in maniera particolare, la storia dell'economia dell'Emilia-Romagna. Una storia che, poi, ha contribuito in maniera determinante a scrivere. Fin dal 1956 è stato fra i più stretti collaboratori di Giuseppe Dozza, prima, e Guido Fanti, poi. Fra gli ambiti di cui si è occupato prima di diventare sindaco, nel 1970, c'è stata in particolare la cultura, un incarico spesso considerato dagli stessi politici di 'serie B', ma che Zangheri ha invece usato per l'affermazione sociale ed anche economica della città: è stato, di fatto, il primo assessore alla cultura di una città italiana.

I suoi tredici anni da sindaco sono stati segnati, in particolare, dalla strage del 2 agosto. Zangheri fu il sindaco che seppe tenere unita Bologna all'indomani dell'evento più sanguinoso della storia della Repubblica italiana. Gli anni del suo mandato furono anni di tragedie, di terrorismo, di proteste sociali (fortissimi furono gli scontri con il movimento del '77), ma anche di sviluppo economico e di velocissime trasformazioni sociali.

Fu lui che firmò una convenzione cedendo uno spazio al circolo Arcigay il Cassero, la prima associazione omosessuale ad avere, in Italia, una interlocuzione con una istituzione pubblica. Zangheri ha concluso la sua carriera politica in Parlamento, come deputato del Partito comunista, per il quale dal 1986 al 1990 è stato capogruppo alla Camera, succedendo a Giorgio Napolitano, suo coetaneo, con il quale c'è sempre stata una profonda amicizia. Quando l'allora presidente della Repubblica andava in Emilia-Romagna, cercava sempre di ritagliarsi un po' di tempo per un saluto ed uno scambio d'opinioni con l'ex sindaco di Bologna. In questi ultimi anni Zangheri si è dedicato in maniera ancora più appassionata ai suoi studi, rimanendo presente (ha aderito al Pds, poi al Pd) ma defilato rispetto alla politica. Sempre attento a cercare di non essere ingombrante per i suoi successori, ma anche pronto, quando richiesto, a dare un consiglio o un aiuto. Bologna e l'Italia lo ricordano per il suo contributo allo sviluppo economico e sociale di una città da sempre guardata dal paese come un laboratorio. Ma anche per il suo stile d'altri tempi, per la cultura, la preparazione, i toni misurati e rispettosi non solo messi a disposizione, ma interpretati come un prerequisito della politica.

Proprio Giorgio Napolitano lo ha voluto ricordare con affetto. «Renato Zangheri - dice l’ex presidente della Repubblica - si è guadagnato un posto d'onore nella storia e nella cultura del movimento operaio e socialista italiano e nella evoluzione della vita pubblica nazionale. E resta per sempre nel ricordo affettuoso di quanti come me gli sono stati legati da una intensa amicizia personale e da una autentica comunanza ideale e morale».

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