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Lavoro, crescono i contratti stabili: + 36%. Renzi: «Jobs Act è strada giusta»

Nei primi sei mesi del 2015 i nuovi contratti a tempo indeterminato sono cresciuti del 36% (+252.177), quelli a tempo determinato sono rimasti stabili e quelli di apprendistato si sono ridotti (-11.500). Le trasformazioni di vecchi contratti precari in contratti a tempo indeterminato sono aumentate del 30,6%. I dati arrivano dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps e confermano che gli effetti del Jobs Act e degli sgravi previsti dalla legge di stabilità per chi assume a tempo indeterminato si fanno sentire.

Renzi: «Jobs Act occasione da non perdere»
«I dati diffusi dall’Inps dicono che siamo sulla strada giusta contro il precariato e che il Jobs Act è una occasione da non perdere, soprattutto per la nostra generazione», ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Mentre dal Partito democratico si utilizzano le cifre in chiave pro-riforme costituzionali, contro chi le contesta. «Mentre Calderoli e le opposizioni contano il numero degli emendamenti, noi contiamo quanti contratti di lavoro stabili ci sono in più», sottolineano quasi all’unisono il responsabile economico del Pd Filippo Taddei e il vicesegretario Lorenzo Guerini. «È sconfortante che davanti alla necessità di consolidare gli incontrovertibili segni di ripresa, il Parlamento debba trovarsi di fronte alla presentazione di mezzo milione di emendamenti alla riforma costituzionale», aggiunge il capogruppo dei senatori dem a Palazzo Madama, Luigi Zanda.

Contratti di lavoro cresciuti di 638.240 unità
L’Inps parla chiaro: nel primo semestre del 2015 la variazione netta tra i nuovi rapporti di lavoro e le cessazioni, pari rispettivamente a 2.815.242 e 2.177.002, è di 638.240. Nello stesso periodo dell’anno precedente è invece stata di 393.658.

Trasformazioni di vecchi contratti +30,6%
Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le «trasformazioni» degli apprendisti, sono state 331.917 (l’incremento rispetto allo stesso periodo del 2014 è del 30,6%). Pertanto, la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati-variati è passata dal 33,6% dei primi sei mesi del 2014 al 40,8% dei primi sei mesi del 2015. Significa che quattro nuovi occupati su dieci oggi sono stabili.

Aumenta il lavoro full time
In aumento anche il lavoro full time rispetto al part time: i nuovi rapporti di lavoro a tempo pieno rappresentano il 63,4% del totale delle nuove assunzioni nei primi sei mesi del 2015, in aumento di 1,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2014.

La guerra dei dati
I dati dell’Inps vanno però letti in tandem con quelli dell’Istat, senza eccedere in entusiasmo. L’Istituto nazionale di statistica ha continuato a registrare variazioni mensili di qualche decimale per gli occupati e, ha ripetuto spesso il presidente Giorgio Alleva, «a oggi gli effetti sul Jobs Act sembrano esserci soprattutto sulle stabilizzazioni dei contratti precari». Come a dire: per valutare le conseguenze reali sull’occupazione bisogna aspettare.

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