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Dossier Il riscatto lungo l'Aspromonte

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Il riscatto lungo l'Aspromonte

Quella che segue è la presentazione del libro “Anime nere“ di Gioacchino Criaco editato nella Collana Ora Legale e da oggi per una settimana in edicola con il Sole-24 Ore. Sarà poi possibile, come tutti i 20 volumi, acquistarlo su www.ilsole24ore.com/oralegale

Per leggere il romanzo “Anime nere” che si propone – vero oltre la stessa definizione di romanzo, ovvero narrativa in prosa – bisogna partire da Gioacchino Criaco, avvocato nel tempo libero e scrittore a tempo pieno. Nella sua mini-biografia, pubblicata sul sito di Rubbettino Editore che per primo scoprì la sua versatilità, si legge che è nato ad Africo, in pieno Aspromonte reggino, ma, soprattutto, si legge che «dopo un lungo viaggio in cui ha conosciuto uomini, posti e fatti è rientrato nel suo mondo, l'Aspromonte, portando con sé visioni e ricordi». Corrado Alvaro a parte – non ricordo (e dell'eventuale errore chiedo venia) altri autori che siano riusciti a portare l'Aspromonte fuori dall'Aspromonte in un modo così vero. Corrado Alvaro, nel 1930, in Gente in Aspromonte scriveva subito: «Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d' inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali».

Criaco, invece, nelle prime pagine del suo romanzo scrive: «A quel tempo ci sembrava normale chiamare porco un uomo, quello era il nome coniato dai rudi e cinici pastori della montagna per gli ostaggi che numerosi soggiornavano negli intricati boschi dell'Aspromonte. I pastori, per essere tali, dovevano essere custodi di capre, solo queste erano bestie nobili, degne di pascolare in quelle impervie alture». La differenza c'è e si vede ma entrambi raccontano l'Aspromonte ruvido ma non arido, che finite le due guerre si è trasformato ma non in meglio. Negli anni Ottanta riuscì a tenere perennemente accesi i riflettori dei media per la lunga serie di sequestri di persona che qui avevano fine ma non inizio. L'inizio era al nord, il ricco nord, dal quale provenivano le vittime.

Anime nere traccia la parabola esistenziale di tre giovani figli dell'Aspromonte che, vogliosi di conquistare una vita diversa da quella ricevuta in dote, intraprendono un cammino fuori dalle regole. Danno e subiscono violenza, in un crescendo febbrile che dilagherà sempre più lontano: dal nord Italia all'Europa. I personaggi, Luciano, Luigi e la voce narrante, percorrono sino in fondo il sentiero di sangue da loro stessi tracciato. Sono contigui alla 'ndrangheta e cattivi. Ma alla loro cattiveria hanno contribuito in tanti. La distinzione fra il bene e il male è però netta, impietosa, anche se nella loro vita, oltre alla violenza e al dolore, c'è una realtà inaspettata, fatta di affetti, amore, arcaicità. E c'è il mondo modernissimo di Milano, dei traffici, della corruzione. Sulla loro strada incontrano trafficanti di droga, terroristi arabi, imprenditori, politici, in una commistione che riflette il volto impresentabile del nostro Paese.

Un romanzo, dunque? Si, ma soprattutto una lezione di legalità letta con gli occhi di chi sa, capisce e scopre che l'autore pone un abisso tra il male (dal quale si allontana) e il bene (al quale tende la sua esistenza e deve tendere la nostra). Non c'è dunque da meravigliarsi se il romanzo, di successo, sia stato portato sul grande schermo con un film che ha riscosso premi non solo di critica ma anche di pubblico. Che poi, alla fine, è la cosa più importante, perché le parole dei critici passano, mentre i fotogrammi di una pellicola restano per formare, come le pagine di questo libro, coscienze.

r.galullo@ilsole24ore.com

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