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Per spingere il Pil serve più dialogo Governo-parti sociali

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INTERVENTO

Per spingere il Pil serve più dialogo Governo-parti sociali

Il dato del Pil, a poche settimane dal varo della legge di Stabilità, non deve diventare motivo di polemiche e divisioni, bensì di unità di intenti e di scelte. Perciò la discussione deve essere onesta nell’analisi e lucida nella prospettiva. L’analisi è semplice: il bicchiere riempito a metà è sempre mezzo pieno e mezzo vuoto; accettiamo, perciò, entrambe le letture. Mezzo pieno: dall’estate del 2012 ad oggi il Pil è sempre risalito, salvo i primi due trimestri del 2014. Eravamo allora a -3,1, siamo oggi a +0,2. Con una crescita, quindi, di 3,3 punti (più di un punto all'anno!). Mezzo vuoto: la produzione industriale ristagna, oscilla, è imperniata sulle esportazioni, ma poco sul mercato interno; la disoccupazione, nonostante la recente controtendenza (che va ascritta al mezzo pieno), resta una ipoteca sul futuro per troppi giovani; i redditi della stragrande maggioranza dei pensionati e dei lavoratori dipendenti sono inadeguati e il “ceto medio” si assottiglia, sicché si allargano le differenze sociali tra “ricchi e poveri”.

Che si ricava da questa duplice lettura?

Primo: è davvero strumentale negare la tendenza positiva della economia italiana, la sua uscita dalla recessione, la ripresa. Ed anche pericoloso per il sistema Paese che ha, invece, bisogno di consolidarsi nell'idea che ce la possiamo fare e che lo stiamo facendo.

Secondo: solo uno sciocco si potrebbe dichiarare soddisfatto e non vedere, invece, quanto lavoro dobbiamo ancora fare.

Il punto è che la ripresa economica non è un problema del Governo, ma di tutti.

La conclusione è che ognuno deve fare la sua parte. Il governo, innanzi tutto, proseguendo deciso nella strada delle riforme. A cominciare da quella istituzionale: la danza sul Senato elettivo riaperta dalla sinistra interna del Pd e l'approccio strumentalmente goliardico delle Opposizioni, a cominciare dal troppo esperto Calderoli, riaprono una incertezza programmatica controproducente anche sul piano economico. Per non parlare della semplificazione burocratica, che è appena cominciata e vale quanto - se non di più - uno sgravio fiscale.

Tra pochi giorni, per tutto il mese di settembre, il dibattito si concentrerà, giustamente, sulle scelte da compiere nella legge di Stabilità. Alcune sono già state annunciate dal Governo, meno tasse su casa ed impresa. Altre scelte andranno fatte su un’agenda troppo ampia: flessibilità in uscita delle pensioni; contratto del pubblico impiego; decontribuzione; sgravi fiscali mirati (vedi il successo della ristrutturazione e miglioramento energetico degli immobili); local tax, partecipate ecc. Tra questi ed altri temi bisognerà scegliere.

Ebbene: che ruolo intendono svolgere gli Enti locali e le parti sociali? Il governo sarà vissuto come una controparte o come l'interlocutore con il quale scegliere? Ciò vale anche per il Governo. La modernizzazione del Paese e la sua crescita passano per un progetto condiviso sostenuto da un dialogo, un confronto, anche netto, ma senza secondi fini. La posta in gioco è troppo importante per piegarla a corporativismi o calcoli politici.

*Pier Paolo Baretta è sottosegretario al ministero dell’Economia

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