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Funerali da «Padrino» a Roma per Casamonica, è polemica

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bindi: allarmante

Funerali da «Padrino» a Roma per Casamonica, è polemica

Funerali-show nell’imbarazzo generale per Vittorio Casamonica, 65 anni, da tempo osservato speciale della procura di Roma per le attività illecite svolte nella parte Sud-Est della città. L’ultimo saluto al capoclan nella chiesa di Don Bosco è stato accompagnato oggi da una carrozza con i bassorilievi dorati trainata da sei cavalli neri, un elicottero che ha lanciato petali di rose e una banda musicale che all’ingresso del feretro in chiesa ha rievocato le note del «Padrino». Una vicenda che presto sarà oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno. Sinistra ecologia e libertà, con il capogruppo a Montecitorio Arturo Scotto e la deputata Celeste Costantino, si chiede infatti come sia possibile celebrare un funerale in questa maniera. «Scene che sembrano prese da un film ma che accadono oggi nella realtà viva della Capitale del nostro Paese. Non può essere consentito a nessuno l’apologia della malavita. Chiediamo che vengano prese le distanze da parte delle autorità religiose e pensiamo che le autorità civili debbano dare qualche risposta su quanto accaduto, a partire dalla questura. Quei funerali possono apparire un fenomeno di folclore, ma in realtà sono un messaggio chiaro di impunità da parte dei clan: esistiamo ancora e siamo potenti. Inaccettabile in uno stato democratico».

Fonti Vicariato, tutto normale a Messa
Il rito religioso nella chiesa dove si sono svolti i funerali di Casamonica «è stato normale, tutto si è svolto come concordato con il parroco; quello che è avvenuto all’esterno è stato fatto senza autorizzazione, anche se non era il parroco ad avere la competenza», fanno trapelare intanto fonti del Vicariato. «Il parroco non era al corrente di cosa stava accadendo», neanche dell’affissione delle gigantografie del boss, «tutto è avvenuto mentre stava celebrando la funzione religiosa». Punta il dito sull’accaduto fondatore di Libera don Luigi Ciotti. «Non è qui ovviamente in discussione il diritto di una famiglia di celebrare i funerali di un suo membro e la partecipazione di amici e conoscenti», precisa il sacerdote, che punta accusa la «grave» ed «evidente strumentalizzazione di un rito religioso per rafforzare prestigio e posizioni di potere». «Sappiamo che le mafie non hanno mai mancato di ostentare una religiosità di facciata, “foglia di fico” delle loro imprese criminali», aggiunge. «Una volta di più, e a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi e dei loro complici, è compito della Chiesa denunciarla e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo».

Bindi: fugati dubbi su inquinamento mafia a Roma
«Allarmante che il funerale di un esponente del clan Casamonica, coinvolto in numerose inchieste sulla criminalità romana e su Mafia Capitale, si sia trasformato in una ostentazione di potere mafioso» è il commento di Rosy Bindi. Per la presidente della commissione Antimafia «sarà necessario accertare se tutto questo sia accaduto con o senza le dovute autorizzazioni». In ogni caso «preoccupa il clima di consenso che ha accompagnato una simile messa in scena, che dovrebbe fugare ogni dubbio - l’affondo dell’esponente Pd - sull’esistenza della mafia nella Capitale e raddoppiare l’impegno delle istituzioni a contrastarne la forza e la capacità di inquinare ampi settori della società e della pubblica amministrazione».

Maroni (Lega) attacca. Ma Orfini (Pd): il fenomeno dilagava con Alemanno
«Eh sì, con il Pd al governo Roma è proprio Mafia Capitale». Il tweet del governatore della Lombardia Roberto Maroni provoca la reazione di Matteo Orfini. «L’ex ministro degli Interni Roberto Maroni - afferma Orfini - abbia la decenza di tacere. La mafia a Roma ha dilagato quando c’era il suo amico Alemanno e lui governava. Piuttosto ricordo l’ex ministro degli Interni Maroni molto impegnato, nel corso della trasmissione “Che tempo che fa”, a chiedere a Roberto Saviano pubbliche scuse, per aver denunciato pubblicamente la pervasività delle infiltrazioni della malavita organizzata nel Nord Italia. Abbiamo visto come è andata a finire, e d’altra parte il patto Lega-Alemanno è un dato consegnato agli archivi con il patto della pajata», conclude il presidente del Pd e commissario del partito romano.

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