Bambini e bambine migranti sfruttati, forzati alla prostituzione o preda dello sfruttamento sul lavoro. Anche ai mercati generali di Roma. Sfuggono da fame, guerre e violenze con la speranza di una nuova vita, ma diventano schiavi. Ragazze nigeriane forzate a prostituirsi e adolescenti egiziani sfruttati sul lavoro. Il Dossier 2015 «Piccoli schiavi invisibili» di Save the Children solleva un velo su questa tragedia: dal 2012 a oggi sono 1.679 le vittime accertate in Italia e tra questi molti sono minori. Il dato, però, non tiene conto dei bambini e adolescenti che rimangono invisibili e non vengono identificati. L'Italia è il Paese dove è stato segnalato il maggior numero di vittime accertate e presunte.
Fuggono dalla guerra tanti minori non accompagnati
Quest'anno, in particolare, è cresciuto di molto il numero di persone che hanno raggiunto l'Europa attraverso il Mediterraneo. E a fuggire sono tanti i minori non accompagnati : 7.357 dal 1 gennaio al 18 agosto 2015 solo in Italia, secondo i dati del ministero dell'Interno. Sono bambini e adolescenti soli che rischiano di cadere nella trappola dello sfruttamento. Dal 2012 Save the Children ha avviato il progetto `Vie d'Uscita´ per la protezione, recupero e reinserimento sociale di minori vittime di tratta, in cooperazione con istituzioni e altre associazioni partner. Nel primo semestre del 2015 ha permesso di raggiungere e supportare 200 ragazze.
Bellini: rafforzare la rete di “case di fuga”
«Lo sfruttamento e le costrizioni a cui sono sottoposte queste adolescenti sono talmente intense da rendere difficilissima la loro uscita dal circuito della tratta», ha sottolineato Carlotta Bellini, responsabile protezione minori Save the Children Italia. È necessario quindi, prosegue, «rafforzare la rete delle “case di fuga” che sono uno degli strumenti principali del nostro sistema di protezione e assistenza alle vittime di tratta» e «stroncare il traffico nei paesi di origine, con un lavoro interforze, e in Italia intensificare il contrasto all'intero sistema di sfruttamento».
La tragedia delle ragazze nigeriane
A convincere le minori nigeriane a partire con l'abbaglio di grandi guadagni sono spesso un uomo o una donna chiamati `sponsor´ o `trolley´ che ne organizzano il viaggio. La meta è l'Europa. Hanno nel cassetto il sogno di diventare parrucchiere, modelle o baby-sitter. E invece vengono sfruttate fin dal transito in Niger, dove vengono forzate alla prostituzione `indoor´ e in Libia dove, rinchiuse in guest house, sono costrette a prostituirsi per mesi prima della partenza per l'Italia. «Per chi arriva via mare - spiega Save the children - la tappa successiva è solitamente Napoli, dove avviene la compravendita delle ragazze che non hanno già una destinazione prefissata. Per chi giunge in aereo, invece, la meta è Torino. Ad aspettarle c'è la `mamam´, una sfruttatrice nigeriana che gestirà le loro vite, quando e dove prostituirsi per ripagare il debito contratto dalle famiglie per il loro viaggio e il loro `lavoro´: 30-60mila euro, una cifra che vincola le ragazze per 3-7 anni a lavorare a ritmi intensi e per circa 20 euro a prestazione. E se le ragazze si ribellano può essere la stessa `maman´ a usare violenza fisica e psicologica nei loro confronti. E non solo lei. Le ragazze nigeriane sono costrette a pagare perfino l'«affitto» periodico del marciapiede sul quale si prostituiscono, a un canone che va dai 100 ai 250 euro.
Tante ragazze dall’Est adescate con la promessa di un lavoro
E ci sono anche molte ragazze dell'Est. Sono soprattutto adolescenti tra i 16 e i 17 anni, provenienti da contesti molto poveri e marginali di Paesi come Romania, Albania, Bulgaria, Moldavia, adescate da conoscenti o giovani uomini che le portano in Italia con la promessa di un lavoro. Poi ci sono i minori egiziani. Povertà e carenza di opportunità lavorative nel loro Paese li spingono a venire in Italia. Quattrocento giunti via mare solo tra giugno e agosto: «un campanello d'allarme che non dobbiamo sottovalutare», ha detto Carlotta Bellini. Partono da Alessandria o dalla Libia e una volta approdati in Italia vengono collocati in strutture di accoglienza da cui però solitamente scappano per raggiungere Roma, o altre grandi città del Nord Italia.Le famiglie si sobbarcano pesanti debiti di viaggio con i trafficanti, fra i 2.000 e i 5.000 euro. E i ragazzi, schiacciati dal peso di dover ripagare il debito diventano `preda´ dello sfruttamento lavorativo. «A Roma vengono impiegati nei mercati generali di frutta e verdura: 10 euro per caricare un camion di frutta e verdura e 50 centesimi per ogni cassetta riempita. Ma anche negli autolavaggi lavorano ininterrottamente anche per 12 ore, per 2-¡3 euro all'ora, così come nelle pizzerie e frutterie».
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