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Baretta: con la flessibilità vantaggi per lavoratori e imprese

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il colloquio

Baretta: con la flessibilità vantaggi per lavoratori e imprese

ROMA - «La flessibilità in uscita per le pensioni produce indubbiamente vantaggi sociali ma anche vantaggi economici». Non ha dubbi Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia e firmatario insieme a Cesare Damiano di una proposta di legge che consente il ritiro a partire da 62 anni di età a almeno 35 anni di contributi con una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo fino a un massimo dell’8 per cento.

Dare la possibilità ai lavoratori di uscire anticipatamente anche se con un assegno penalizzato consentirebbe di alimentare «un mix generazionale favorendo l’accesso al lavoro di giovani e questo non può che essere accolto con favore dall’intera industria», dice Baretta. Che sottolinea: «Non si tratta di cambiare la regola della legge Fornero, ma lo spostamento dalla sera alla mattina dell’asticella da 60 a 66 anni ha creato una rigidità che va superata». E, aggiunge il sottosegretario, «visto che chi vuole restare al lavoro fino a 70 anni ha diritto a una rivalutazione del trattamento, perché non consentire a chi vuole uscire prima, anche per motivi familiari o personali, di poterlo fare ovviamente accettando una riduzione dell’assegno. Naturalmente si tratta di calcolare la penalizzazione in modo equilibrato».

La strada che intende imboccare il Governo sembra quella di un “taglio” dell’assegno più consistente del 2% annuo. «È in atto una discussione e si prenderà una corretta decisione tenendo conto anche dei costi che ci sono comunque solo nel breve periodo visto che nel medio periodo la flessibilità produce maggiore risparmi», afferma Baretta. Che è convinto che quello dei costi nell’immediato sia tutt’altro che un ostacolo insormontabile. «Anzitutto i calcoli finora fatti sulla base delle diverse proposte, ultimo della serie quello collegato alla proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, scontano un’uscita contemporanea nel primo anno di tutti i soggetti potenzialmente interessati. Ma questo è praticamente impossibile», sostiene il sottosegretario. Che poi fa notare che andrebbero calcolati i risparmi indotti come quello riconducibile agli esodati: «Questo problema è esploso nel giro di due anni e mezzo e per affrontarlo sono state utilizzate risorse per oltre 11 miliardi. Con la flessibilità il problema sarebbe stato di dimensioni molto più contenute. Per non parlare del ricorso alla Cig. Con il ricorso all’uscita anticipata seppure con assegni ridotti l’uso di questo strumento si ridurrebbe automaticamente». Resta il problema di assegni che potrebbero rivelarsi troppo contenuti.

«Questo sistema può essere accompagnato dal principio del prestito pensionistico al quale ha fatto riferimento più volte il ministro Giuliano Poletti, che può essere anche alternativo alla penalizzazione», afferma Baretta.

Sulla composizione della manovra il sottosegretario ribadisce che «le priorità» restano «la completa sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e la cancellazione della Tasi sulla prima casa insieme all’Imu agricola e alla tassa sugli “imbullonati”, che sono state annunciate dal premier». Baretta afferma che le misure sulla pensioni e sugli imbullonati sono di fatto «un incentivo per le imprese così come la decontribuzione. Tutti interventi strategici su cui, sulla base delle risorse disponibili, alla fine bisognerà decidere». (M.Rog.)

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