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Mafie a Roma, sequestri 2015 a 720 milioni

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Attualità

Mafie a Roma, sequestri 2015 a 720 milioni

Anche il 2015 sarà un anno che i portafogli mafiosi e criminali che impoveriscono Roma non dimenticheranno facilmente.

Le stime del Sole-24 Ore sui dati forniti da Guardia di finanza (Gdf) e Direzione investigativa antimafia (Dia) indicano che è di circa 720 milioni il tesoro di beni mobili e immobili sequestrati o confiscati nella Capitale nei primi 8 mesi.

Reati, patrimoni e famiglie

Le ipotesi di reati economici o i delitti alla base di sequestri e confische coprono un ampio spettro: bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, evasione fiscale, ricettazione, violazione dei diritti d'autore e traffico di stupefacenti. L’elenco dei beni sequestrati contempla centinaia tra ville, condomini e garage, liquidità per milioni, auto e moto di lusso, rapporti bancari e postali, cassette di sicurezza, società, imprese di ogni settore (dall'edilizia alla sanità), esercizi commerciali, attività turistiche, centri estetici, formazione.

Quanto alle famiglie che investono nella Capitale ormai si perde il conto: Moccia, Mallardo, Contini, Schiavone, Senese, Stolder, Alfieri, Cozzolino, Zaza, Mazzarella, Fabbrocino, Anastasio, Veneruso, Casalesi (dalla Campania), Gallace, Molè, Pelle, Nirta, Pizzata, Serpa, Muto, Morabito-Bruzzaniti-Palamara, Mollica, Bellocco, Pesce, Alvaro, Mancuso, Longo-Versace, Gligora, Barbaro, Perna-Pranno, Piromalli, Mammoliti, Carelli-Tripodoro, Ursino, Mazzaferro, Commisso, Franzè, Marando, Gallico, Parrello, Crea e De Stefano (dalla Calabria), Caruana-Cuntrera, Corleonesi, Santapaola, Cammarata, Madonia, Rinzivillo, Rimi-Badalamenti, Calafata-Farruggio, Cannizzaro, Cursoti (dalla Sicilia), senza contare i reduci della Banda della Magliana, Fasciani e i gruppi stranieri (nigeriani, albanesi e georgiani in primis)

Nel segno di Mafia Capitale

La Gdf ha cominciato l’anno così come aveva terminato il precedente: colpendo il patrimonio degli indagati dell’indagine Mondo di mezzo della Procura di Roma. Il 27 febbraio i finanzieri del Comando provinciale di Roma e i Ros dei Carabinieri hanno sequestrato 3,5 milioni ad alcuni imprenditori. Tra i beni sigillati società attive nel settore dei servizi, dei corsi di formazione e della ristorazione. Passano pochi mesi e il 15 giugno, sempre in compagnia dei Ros, la Gdf sequestra a Salvatore Buzzi, accusato dalla Procura di essere il braccio destro di Massimo Carminati, beni per 16 milioni. Nell’elenco ci sono disponibilità finanziarie, partecipazioni societarie e immobiliari, nelle quali rientrava, a titolo di esempio, un’unità di 2.750 metri quadrati, utilizzata dalle cooperative di Buzzi come casa di accoglienza per donne, minori, rifugiati e richiedenti asilo. Nell’ambito dell’indagine sulla Mafia Capitale il totale dei beni sequestrati ammonta complessivamente a oltre 360 milioni.

Il traffico di droga

La caccia all’inaridimento dei flussi finanziari delle mafie e delle consorterie criminali è senza sosta tanto che, dall’inizio dell’anno, la Gdf ha sequestrato o confiscato circa 720 milioni. Il 20 gennaio il primo colpo a quello che è un polmone inesauribile delle cosche: il narcotraffico. Il 20 gennaio le Fiamme Gialle del Gico (il gruppo che opera contro la criminalità organizzata) sono riuscite a ricostruire le rotte delle partite di droga importate nella Capitale, sequestrando circa 650 chilogrammi tra cocaina e hashish, il cui valore sul mercato dello spaccio supera i 40 milioni. I vertici del sodalizio, originari di San Luca, patria della ‘ndrangheta ancestrale della provincia di Reggio Calabria, da anni sono radicati nei quartieri Appio-San Giovanni, Centocelle, Primavalle e Aurelio, dove contano su una fitta rete di connivenze, in grado di garantire completo anonimato e fornire supporto logistico ai latitanti calabresi.

La droga è un business certo e sempre più strutturato, a cominciare da una delle cabine di regia per il traffico non solo nella Capitale: il quartiere di San Basilio. Qui la Gdf il 24 marzo ha smantellato un giro d’affari superiore ai quattro milioni all’anno. L’organizzazione aveva una struttura piramidale, con al vertice i promotori, mentre, alla base operava un’efficiente rete distributiva di pusher, ribattezzata “batteria”, emulando il soprannome adoperato dalla Banda della Magliana per enfatizzare il dinamismo del gruppo. Lo spaccio di cocaina avveniva quotidianamente soprattutto nella fascia serale e notturna, documentato dai militari nel corso degli appostamenti condotti nonostante la presenza di vere e proprie “vedette”, che con segnali e parole in codice erano pronte a rilevare la minima presenza sospetta.

Il 26 febbraio la Gdf ha confiscato 18 milioni ad un pregiudicato gravato da condanne per ricettazione, furto, detenzione illegale di armi e rissa e destinatario di ordinanze cautelari per associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

L’impronta della Dia

L’attività della Dia è in piena ebollizione è non è escluso che, proprio sulla famiglia allargata dei Casamonica, possano esserci novità, visto che proprio gli uomini della Direzione investigativa antimafia della Capitale, nel 2004 furono i primi a colpirne il patrimonio. Il 12 marzo la Dia ha sequestrato due famosi ristoranti a un passo dal Pantheon e altri beni mobili ed immobili per un valore complessivo di 10 milioni ad un imprenditore calabrese di Seminara (Rc) residente a Roma. Il 15 luglio, allo stesso soggetto, è stato sequestrato un altro ristorante. In mezzo a queste due operazioni, il 15 aprile, il Centro operativo di Roma ha confiscato sei milioni ad un imprenditore romano, pregiudicato per reati in materia di armi e stupefacenti, coinvolto, con compiti di supporto logistico, nella preparazione delle stragi mafiose del 1993.

robertogalullo.blog.ilsole24ore.com