Italia

Se l'Italia importa talenti: raddoppiati in 10 anni gli studenti…

  • Abbonati
  • Accedi
formazione

Se l'Italia importa talenti: raddoppiati in 10 anni gli studenti stranieri

Talenti in fuga, talenti in arrivo. L'Italia perde laureati e ricercatori? Sì, ma riesce ancora a importarne: a quanto emerge dall'incrocio di dati Miur e Istat, matricole e iscritti stranieri nelle università italiane sono più che raddoppiati tra 2003 e 2013.

Un balzo che ha permesso all'Ocse di affiancare l'Italia ai «nuovi player» del «mercato internazionale dell'istruzione», con un'incidenza del 2% tra le mete di destinazione che la classifica sulla stesso piano della Cina (sempre al 2%) e davanti a Paesi come Olanda e Belgio (fermi all'1%).

I numeri restano modesti, se confrontati al predominio di giganti come Stati Uniti (16%) o delle più vicine Germania e Francia (6%). Ma l'aumento stabile di iscritti non italiani sta alzando l'asticella di internazionalità di un sistema penalizzato da un macro-fattore come la lingua (ancora pochi i corsi in inglese o, viceversa, gli studenti disposti a seguirli in italiano) e una tassazione meno invitante di quella offerta altrove.

Matricole e iscritti su di 2,1 volte tanto in 10 anni
Per ricostruire il trend basta scorrere a ritroso i dati Miur su laureati, iscritti e immatricolati negli ultimi anni accademici. Tra 2002-2003 e 2012-2013 le immatricolazioni di studenti stranieri sono cresciute di 2,1 volte tanto (da 7.269 a 15.710 unità), in linea con il raddoppio delle iscrizioni generali: dai 31.778 universitari stranieri registrati nel 2003 ai 67.739 del 2013, con ulteriore salto ai 69.247 registrati alla fine del 2014. Un quadro simile a quello che emerge dalle rilevazioni Istat: sempre nell'arco di quasi un decennio, dal 2005 al 2014, i cittadini stranieri in possesso di un titolo di studio di laurea o post laurea in Italia sono cresciuti da 183.296 a 411.139. Chiudono il cerchio i dottori di ricerca, che l'istituto nazionale di statistica stima in «leggero aumento» dal 2,2% al 6% del totale.

Gli indirizzi più popolari...
Stando alle rilevazioni offerte dallo European Migration Network nel suo ultimo rapporto sugli studenti internazionali in Italia, i corsi di laurea con più attrattiva sono sono economia, ingegneria e medicina. Le nazioni più rappresentate nelle aule italiane? L'indagine, ferma al 2012, cita Albania (quasi 12mila iscritti), Cina (più di 6mila) e Camerun (2.612). Ma dagli archivi del Ministero emerge una mappatura molto più articolata, con una gamma di provenienze che si spinge ben al di là dell'Eurozona: dalla Colombia all'Ucraina, dalla Svizzera al Marocco, dalla Romania all'Uganda. Quanto agli atenei, è l'Alma Mater di Bologna a confermarsi tra i più “cosmopoliti”: 899 matricole internazionali nel 2014, 122 delle quali iscritte al corso di scienze dell'economia e gestione aziendale.

Le rette, pro e contro
Al di là di tradizione e qualità didattica, l'Ocse sottolinea come l'Italia sia tra i pochi Paesi a non applicare rette maggiorate per gli studenti non comunitari. Una policy che serve a poco nel confronto con Germania e Francia - dove le tasse scendono fino a zero - ma gioca a favore quando si parla della (lunga) lista di Paesi che fanno il contrario: rincari ad hoc per gli “overseas” sono previsti, ad esempio, in Austria, Australia, Danimarca, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e Stati Uniti. Proprio in un modello di welfare come la Danimarca, le rette per gli studenti non comunitari oscillano dai 6mila ai 16mila euro. In Italia, il range cala tra i 1000 e i 5mila euro.

© Riproduzione riservata