ROMA
Il caporalato organizzato equiparato alla criminalità. Un reato che porterà anche alla confisca dei beni e alla introduzione della responsabilità in solido per chi sfrutta il lavoro nero in agricoltura. I ministri del Lavoro, Giuliano Poletti e delle Politiche agricole, Maurizio Martina, hanno annunciato un giro di vite per arginare un fenomeno antico che quest’anno è esploso in tutta la drammaticità con braccianti morti sui campi assolati della Puglia. Il piano di contrasto dovrà essere messo a punto in tempi brevi (entro un paio di settimane) dalla cabina di regìa della «Rete del lavoro agricolo di qualità» costituita nel 2014 con il provvedimento Campolibero. Le raccolte continuano e per evitare altre tragedie bisogna fare presto. Ed è questo l’impegno emerso ieri in occasione del vertice che si è svolto al Mipaaf e al quale hanno partecipato con i due ministri, il presidente dell’Inps Tito Boeri, le organizzazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri) e cooperative, i sindacati Fai, Flai e Uila, il presidente della Cabina di regia Fabio Vitale, rappresentanti del Corpo forestale e Federdistribuzione.
«Vogliamo passare dalla gestione dell’emergenza - ha detto Martina - a un lavoro stabile, organico e coordinato di azioni costanti contro il caporalato, che va combattuto come la mafia». Il ministro Poletti ha ribadito l’impegno forte «a lavorare su tutti gli aspetti dell’illegalità. Abbiamo già sviluppato un’azione di contrasto, la rafforzeremo e la metteremo assieme ad altre questioni con il ministero degli Interni per quanto riguarda l’immigrazione e con il ministero della Giustizia per la confisca dei beni». L’obiettivo è un intervento organico, complesso e non di breve periodo e che richiederà risorse che, ha spiegato Poletti, «bisognerà trovare nella legge di stabilità». Martina punta sulla «Rete» del lavoro di qualità che intende rafforzare a livello territoriale anticipando quanto previsto dal collegato agricolo all’esame della Camera.
Dal primo settembre intanto le aziende agricole potranno aderire alla rete ed entrare in un circuito che prevede anche una certificazione. Per le aziende agricole virtuose ci sarà un sistema premiante mentre i controlli si concentreranno su quelle a rischio. Il monitoraggio sarà anche favorito dall’anagrafe agricola un altro strumento introdotto da Campolibero ed entrato nell’Agenda digitale. Il «dialogo» tra ministero e Inps aiuterà a stanare tutte le irregolarità.
I sindacati promuovono la strategia del governo. Per il commissario della Fai Luigi Sbarra bisogna «orientare in modo collegiale l’attività ispettiva». Giorgio Carra della Uila ha chiesto di rafforzare «i controlli, soprattutto nelle imprese che dichiarano da 1 a 5 giornate di lavoro: su 909mila braccianti, nel 2014, 136.341 hanno lavorato meno di 10».
Ma alla base dell’emergenza c’è anche il problema dei prodotti agricoli sottopagati. A denunciarlo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, che ha ricordato come oggi un chilo di pomodori raccolti in Puglia venga pagato meno di 8 centesimi «che non coprono i costi di produzione e raccolta ma alimentano una catena dello sfruttamento che occorre spezzare». Dino Scanavino, presidente della Cia, ritiene che «le eccellenze del nostro Made in Italy, bandiera dell’Expo, devono essere legate anche alla qualità e dignità del lavoro». Per il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, è necessaria «una migliore attività di intelligence degli organi di vigilanza affinché si concentrino sulle violazioni gravi e non sulle irregolarità formali». E infine il presidente dell’Alleanza delle coop agroalimentari Giorgio Mercuri chiede di «rendere più efficace la normativa penale in tema di lotta al caporalato».