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Unioni civili, si tratta sulle modifiche. A settembre Boschi ospite del…

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Unioni civili, si tratta sulle modifiche. A settembre Boschi ospite del Padova Pride Village

L'appuntamento è per il 4 settembre, al Padova Pride Village, “prima volta” di un ministro in carica tra gli ospiti di una manifestazione gay. Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme, farà il punto sulle riforme costituzionali, ma parlerà anche della proposta di legge sulle unioni civili, la cui discussione riprenderà la prossima settimana in commissione Giustizia al Senato. Dalle sue parole sul palco centrale della manifestazione si capirà l'ampiezza dell'apertura di Renzi ad una modifica al ddl Cirinnà, come sollecitato nelle ultime settimane dal mondo cattolico (anche di area dem), e soprattutto da Alleanza popolare.

L’ipotesi di un patto Renzi-Lupi per riscrivere il testo base
Il pressing del partito di centrodestra della maggioranza di governo si è fatto insistente negli ultimi giorni, puntando ad escludere la possibilità di adozioni e soprattutto a vietare in modo assoluto la possibilità di ricorrere all'utero in affitto per le coppie gay (tema peraltro estraneo alla proposta in esame). In evidenza, su questo fronte, molti nomi di primo piano dell’Ncd; Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Alessandro Pagano. Al Meeting di Rimini, secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe stato un faccia a faccia riservato tra il premier Matteo Renzi e l'ex ministro alfaniano ai Trasporti, Maurizio Lupi, concluso con l'affidamento a due costituzionalisti del compito di riscrivere l'articolo uno del ddl Cirinnà (quello che disciplina la costituzione dell'unione civile tra persone dello stesso sesso, ndr). In cantiere anche aiuti mirati per la famiglia da inserire nella prossima legge di Stabilità, che dovrebbe essere il tema di un nuovo incontro la prossima settimana.

Cirinnà: sì a modifiche, ma no a meno diritti
Ma se l'Ncd tenta di costruire una asse con i cattolici dem lavorando sull'ipotesi di un patto Renzi-Ncd, l'anima Pd da sempre attenta all'affermazione dei diritti civili non rimane con le mani in mano. Oggi, la relatrice al ddl ha ammesso in una intervista a Radio Popolare che «si sta lavorando ad ipotesi di modifica», ma «non è detto che siano modifiche a ribasso». Sì dunque a «qualche modifica» all'articolo 1 e 3 ((sul regime giuridico dell'unione civile tra persone dello stesso sesso, ndr) del ddl in modo da non citare gli articoli del codice civile che fanno riferimento al matrimonio per un meno impegnativo e vincolante «elenco di diritti». «Nessuna grande riforma - ha poi concluso Cirinnà - si fa chiudendo la porta in faccia a qualcuno». Agli stessi microfoni il vicecapogruppo dem al Senato Giorgio Tonini ha spiegato che il Pd è disponibile «lavorare per migliorare il testo e se serve, chiarire questa distinzione tra i diritti per gli omosessuali» nelle unioni civili e il matrimonio. Su questo «un accordo si può fare», mentre «sul riconoscimento di diritti individuali e basta, non siamo d'accordo».

Scalfarotto: nessuna novità, da escludere variazioni al testo base
Insomma, l’idea di una riscrittura del ddl non è scontata. Ieri, era stato il sottosegretario alle Riforme costituzionali, Ivan Scalfarotto, che commentando le «fantasiose ricostruzioni di stampa sul destino del ddl Cirinnà» ad escludere «novità in materia» e la possibilità «di procedere a significative variazioni del testo base». Per Scalfarotto i cardini del ddl all'esame di palazzo Madama rimangono confermati: l’introduzione, «nell'impossibilità di estendere il matrimonio alle coppie omosessuali», delle unioni civiliper conferire «diritti non solo individuali ma di coppia». L'equiparazione passerà da un «trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale». Prevista anche l'adozione del figlio del partner (stepchild adoption) e la reversibilità della pensione per il partner superstite. «Il resto», concludeva Scalfarotto, «appartiene soltanto alla categoria del gossip giornalistico».

La sentenza della Cedu
In Italia il confronto su una legge che preveda una forma di riconoscimento per le unioni omosessuali va avanti da almeno trent'anni. Nelle ultime settimane, il dibattito legato all'esame del ddl Cirinnà è tornato al centro della scena politica, soprattutto dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'Uomo che a luglio ha censurato l'Italia per il vuoto normativo in materia esistente nel nostro paese per quanto riguarda il riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso, pur confermando la libertà degli Stati a non estendere il diritto al matrimonio.

Lo stop della Chiesa
La sentenza della Cedu ha costretto il premier ha confermare la volontà di mandare in porto la riforma «entro l'anno», rafforzando la determinazione di quanti sostengono la necessità di una legge in materia (in prima file, il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto). Dall'altra, ha di fatto rallentato il cammino del testo base in commissione, che si è scontrato con l'opposizione dichiarata di Ap (Ncd-Udc). A smuovere le acque, dando spazio a vari tentativi di mediazione per uscire dall'impasse, un'intervista di qualche giorno fa apparsa sul Corriere in cui il presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco ha ribadito il no della Chiesa all'applicazione dei diritti che spettano alla famiglia («papà, mamma, bambini») ad altri tipi di relazione, ad esempio quelle omosessuali.

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