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Dossier Renzi: «L’Italia non è più un problema»

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Dossier | N. 47 articoliWorkshop The European House - Ambrosetti a Villa d'Este

Renzi: «L’Italia non è più un problema»

Punto primo: l’Italia in cui si torna ad assumere («230mila in più nei 18 mesi del mio governo, a fronte di 900mila posti di lavoro persi in tutti gli anni della crisi») e in cui il Pil torna ad allinearsi alla media europea («anche se non basta, vogliamo mettere la maglia rosa») non è più un problema. Punto secondo: avanti con le riforme per ammodernare il Paese, da quella costituzionale a quella della pubblica amministrazione, puntando su due parole d’ordine: più investimenti, anche pubblici, e taglio delle tasse, a cominciare da quella della casa. Musica per le orecchie degli imprenditori e degli economisti riuniti a Cernobbio per l’annuale Forum Ambrosetti, a cui Matteo Renzi parla per la prima volta da quando è premier (lo scorso anno diede forfait). Il premier si è posto davanti alla platea di Cernobbio con lo stesso spirito con cui a fine agosto ha affrontato quella del Meeting di Rimini: con rispetto, ma senza risparmiare qualche critica («il tempo dei salotti buoni è finito davvero ed è finito per tutti, il tempo dei patti di sindacato è finito: abbiamo a lungo discusso dei danni che ha fatto il sindacato ma non ci siamo domandati abbastanza quanti danni abbia fatto il patto di sindacato in questo Paese…»).

Priorità a investimenti e riduzione fiscale, dunque. È nel dibattito a porte chiuse con la platea, al termine del discorso pubblico, che Renzi fa capire meglio su che cosa punta il suo governo per agganciare la ripresa e far indossare all’Italia «la maglia rosa». Ventuno risposte a ventuno domande. Per rilanciare gli investimenti, spiega Renzi, è fondamentale procedere con la riforma della Pa e liberare cittadini e imprese dalla burocrazia. «Dobbiamo sbloccare entro il 2016 venti miliardi bloccati dalla burocrazia. C’è una marea di soldi che oggi resta bloccata dalla paura, finalmente ora sta passando un messaggio di speranza». E l’abolizione della tassa sulla prima casa per tutti, nonostante l’opposizione della minoranza del Pd che vorrebbe una modulazione dello sgravio in base al reddito, viene definita da Renzi una priorità. «Elimineremo la Imu-Tasi sulla prima casa, questa è una priorità, anche psicologica. Occorre fiducia, anche con la fiducia si fa la crescita. Gli italiani concepiscono la tassa sulla prima casa come “la” tassa. Se noi diciamo che la riduciamo è come Flaiano che diceva “è incinta ma solo un po’”. La dobbiamo togliere tutta, e i Comuni saranno interamente compensati». Il piano complessivo della riduzione delle tasse resta per il resto quello che Renzi ha avuto già modo di elencare: nel 2014 gli 80 euro in busta paga per chi guadagna meno di 1.500 euro lordi; nel 2015 il taglio della componente lavoro dell’Irap; nel 2016 l’operazione sulla casa; nel 2017 l’Ires; nel 2018 l’Irpef. E alle voci critiche che pure si alzano da una platea complessivamente favorevole Renzi risponde che certo, «si può fare di più, ma c’è un tema che riguarda la classe imprenditoriale: dire che le cose non si fanno vuol dire non seguire che cosa si fa».

D’altra parte, ricorda Renzi a una platea sensibile all’argomento, se lo scorso anno fossi venuto qui a dire che volevamo superare l’articolo 18 in pochi di voi ci avrebbero creduto. «Eppure ora l’articolo 18 non c’è più. E la riforma l’abbiamo fatta in un anno, quando la Germania ci impiegò tre anni a fare la riforma del lavoro chiedendo e ottenendo, per perseguire questo scopo, di poter sforare il tetto del 3%». L’Italia non sforerà alcun tetto, ed essendo consapevole del «macigno» del debito pubblico dal prossimo anno si impegna a ridurlo, il debito. «Il debito deve scendere non perché ce lo chiede la Merkel o la Commissione Ue, ma perché ce lo chiedono i nostri figli. Certo, occorre maggiore flessibilità nel far scendere il debito. Si vedrà come farlo, ma non c’è dubbio che dal 2016 la curva del debito deve scendere».

C’è poi il tema delle pensioni («l’Italia ha fatto la migliore riforma delle pensioni d’Europa», dice Renzi davanti al suo predecessore Mario Monti, ricordando tuttavia che il governo intende intervenire sulla flessibilità d’uscita) e c’è il tema, sollevato dalla platea, della riforma della contrattazione. «Abbiamo fatto in un anno la riforma del lavoro superando l’articolo 18 e non abbiamo nessun problema a fare, se dovesse servire, la riforma della contrattazione. Le parti sociali ci hanno detto “ci pensiamo noi” e noi abbiamo risposto va bene. Ora il tema della contrattazione aziendale e delle relazioni sindacali è un tema che vede le parti a un bivio. Se non faranno l’accordo noi ci mettiamo molto poco a prendere le decisioni. Si diano una mossa e troveranno in noi un interlocutore attento». Il messaggio è chiaro.

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