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L’Italia avrà l’«elemento spagnolo»

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L’Italia avrà l’«elemento spagnolo»

L'Italia è un paese “bancocentrico”. Lo ha detto senza giri di parole il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, rivolgendosi alla platea di imprenditori e operatori finanziari radunati a Cernobbio in chiusura dei lavori dall'European House Ambrosetti. E questo vuol dire che le banche, di conseguenza, devono essere e saranno sempre più centrali nella strategia del governo di rilancio della crescita. Lo ha assicurato Padoan, anche questo senza giri di parole. All'Italia serve l'«elemento spagnolo» – inteso come rafforzamento del sistema bancario - e presto lo avrà, liberando le banche dai vincoli che frenano il credito.

In un sistema bancocentrico, le risorse per finanziare lo sviluppo economico tramite l'erogazione di credito a famiglie e imprese passano principalmente attraverso il sistema bancario. Il credito è la benzina ed è anche l'olio che fa girare il motore dell'economia. Le banche italiane non hanno avuto bisogno di salvataggi clamorosi, rapidi e costosissimi come quelli visti in Spagna, Stati Uniti e anche in Irlanda, dopo il crack della Lehman Brothers e lo scoppio delle bolle speculative immobiliari. Ma la violenza della recessione provocata dalla Grande Crisi, che in Italia ha spazzato via 10 punti di Pil come ha ricordato Padoan, non poteva non colpire duramente il sistema bancario, data anche l'aggravante di un tessuto imprenditoriale dominato da piccole e medie imprese, spesso sottocapitalizzate e frenate nella crescita dal fardello delle tasse e le lungaggini della burocrazia.

Quel che Padoan ha ammesso, è che l'Italia sarebbe potuta intervenire prima su quella montagna di crediti incagliati e sofferenze che adesso frena la riapertura del rubinetto del credito. «Dopo una crisi finanziaria – ha convenuto il ministro – chi per primo mette a posto il sistema finanziario, per primo esce dalla crisi». Così non è stato per l'Italia, superata in questo dalla rapidità di azione di Stati Uniti e Spagna sulle proprie banche: due paesi che ora stanno crescendo più dell'Italia ma che avevano anche i margini di finanza pubblica per caricare sui conti dello Stato gli oneri dati dagli interventi su sistemi bancari per certi versi sull'orlo del collasso (ben peggio che in Italia).

L'Italia questi stessi margini sul bilancio pubblico non li ha, il debito e il deficit non possono aumentare neanche in nome delle banche: «l'Italia non può far gravare i problemi del sistema bancario sui conti pubblici» ha scandito Padoan. Purtroppo è anche stato perso il treno della bad bank per risolvere di un solo colpo le sofferenze: questo meccanismo avrebbe dovuto essere adottato prima delle nuove norme introdotte nel 2013 con ora una legislazione più restrittiva impigliata nei vincoli degli aiuti di Stato comunque di strumenti. Tuttavia Padoan ha spiegato che di interventi il governo ne ha ancora a disposizione e alcuni li sta già attuando. Per prima, la riforma delle banche popolari, che agevola il reperimento di capitale e stimola le aggregazioni. Altrettanto importanti le nuove norme che accelerano i tempi della risoluzione dei conflitti per il recupero dei crediti, e l'uso in questo campo del credito d'imposta. «Nel momento in cui il sistema del credito si libererà, anche l'Italia avrà il suo “elemento spagnolo”», ha detto Padoan, una pre-condizione, quella della risoluzione del problema del credito bancario, che darà al ministro un motivo in più per poter dire con maggiore convinzione che la crescita che sta emergendo adesso sarà l'inizio di un trend duraturo.

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