È stato un fuoco di fila di domande degli imprenditori e del mondo della finanza, che hanno voluto saperne di più su come Matteo Renzi vuole riportare il paese a crescere e ad essere competitivo. Tasse, burocrazia e giustizia: su queste priorità il mondo imprenditoriale, che Renzi iniziando a parlare ha definito «straordinario», attende che il governo continui o avvii la propria azione, come è emerso nel confronto a porte chiuse al seminario Ambrosetti di Cernobbio, e dopo nei commenti.
Tutti temi che il presidente del Consiglio ha in agenda. E che deve tramutare in fatti. La sfida su cui lo attendono.
«Renzi ha spiegato chiaramente che molte cose sono state fatte e che tante altre restano da realizzare. La sua impostazione è credibile, e ciò non succedeva da tempo. Ora bisogna andare avanti: fisco, giustizia, ma anche l’attenzione alla ricerca è una priorità enorme», è l’analisi di Gabriele Galateri, presidente di Generali. «Abbiamo raccolto attenzione verso le imprese, inoltre è da apprezzare il messaggio di stabilità, il premier è fiducioso che arriverà a fine mandato e questo piace agli imprenditori», sono state le parole di Giuseppe Recchi, presidente di Telecom. Meno tasse, come ha sollecitato la presidente di Eni, Emma Marcegaglia nella sua domanda: «Mi ha risposto con un po’ di spending review e ricontrattando in Europa».
La strada è complessa, infatti, anche per i vincoli europei: «Fare le riforme in Europa è difficile – ha commentato il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro – ma Renzi ha fatto molte cose in poco tempo e ci sta riuscendo».
Molti consensi, ma anche qualche critica. Come quella sollevata nella domanda da Ornella Barra, al vertice di Alliance Boots: la fiducia è ancora bassa, ha sottolineato l’imprenditrice, le riforme vanno a rilento, in questo modo come è possibile attrarre investimenti. Sotto questo aspetto per Luigi de Vecchi, presidente europeo di Citi la situazione si sta muovendo: «L’interesse per l’Italia è aumentato, c’è maggiore interesse da parte di investitori stranieri, anche per le privatizzazioni, e c’è più movimento di italiani che vogliono andare all’estero. Siamo a metà del guado, ma potremmo diventare ciò che è stata l’Inghilterra negli ultimi 20 anni». Sul maggiore interesse da parte degli investitori concorda anche Fabrizio Carretti, ad del fondo Permira: «Il tema principale è la credibilità, il governo deve andare avanti con la riforme. Il fisco? Serve una copertura strutturale. Sulla giustizia, è fondamentale avere tempi certi per attrarre investimenti».
L’Italia deve avere il coraggio di spalancare le porte, ha detto Renzi, sollevando il tema dei danni fatti dai patti di sindacato e dal capitalismo di relazione. Una situazione che si è evoluta secondo Galateri: «I rapporti che esistono oggi tra imprese e propri azionisti e tra imprese e imprese sono a livelli elevati di best practice. Sono impostati in modo corretto e in linea con gli altri sistemi europei. Dobbiamo essere un paese globale, l’apertura è positiva».
Bisogna rendere l’Italia una nazione più snella, competitiva, dove sia più facile fare business, ha incalzato l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, che ha aggiunto: «I numeri parlano chiaro, siamo fuori dalla recessione». Quelle di Renzi sono state risposte esaurienti per Luigi Abete, presidente di Bnp-Paribas, che ha sollecitato il premier sulle garanzie al credito e sulla contrattazione aziendale. Bene lo «sprone» che ha dato agli imprenditori per la presidente di Poste Luisa Todini: «Per un imprenditore gli alibi non ci sono mai, nei momenti di crisi tutto è più complicato ma ora un po’ di ripresa c’è».
Dobbiamo crescere di più. Per raggiungere l’obiettivo per Francesco Confuorti, presidente del fondo Advantage Premiere, il governo deve agire contemporaneamente su tre fattori: le tasse si possono tagliare agendo insieme sull’efficienza e la competitività e sulle infrastrutture. «Se non si fanno queste tre cose insieme non c’è successo. Siccome per realizzare bisogna fare i conti con i vincoli europei, occorre una presenza istituzionale più forte in Europa.
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