ROMA - Da un lato si attendono il piano europeo di ricollocamento di 39.600 migranti dall’Italia e un documento di Bruxelles che chiarisca le procedure per i trasferimenti. Dall’altro ci si prepara a nuovi sbarchi: il ministero dell’Interno ha lanciato un alert per altri 20.884 posti da distribuire nelle diverse regioni. Con una circolare inviata ai prefetti, il Viminale ha invitato a pianificare l’accoglienza e dunque a cercare nuove strutture.
«Noi abbiamo oggi nel sistema di accoglienza 95mila migranti - ha sottolineato il ministro Angelino Alfano (erano 67mila a febbraio) -. I 20mila sono altri di cui si cerca la collocazione, in riferimento al fatto che possono accadere nuovi sbarchi». Una chiamata preventiva, quella del dicastero, che conferma il tutto esaurito nei centri governativi, nelle strutture temporanee e nei posti Sprar, il sistema di accoglienza per richiedenti asilo. E che impone alle regioni nuovi sforzi, con le inevitabili resistenze. Che Alfano ha già criticato: i governatori che si oppongono «si complicano inutilmente la vita», perché il fenomeno dell’immigrazione «è una questione non eludibile, che non si può superare dicendo no». I criteri di ripartizione sono quelli stabiliti nell’accordo Stato-Regioni dello scorso anno, che prevede un’equa ripartizione sulla base di parametri condivisi. Secondo la circolare, i territori che dovranno individuare il maggior numero di posti sono Campania (3.662), Lombardia (3.421), Veneto (2.075) e Toscana.
In alcune aree, complice l’opposizione della Lega, la tensione è già alta. «Siamo fermi, non ci sono nuovi spazi, a meno che non arrivino disponibilità da parte delle parrocchie», ha commentato Anna Rosa Pavanello, presidente di Anci Veneto. Proprio con un gruppo di sindaci veneti è previsto oggi un incontro al Viminale. Il delegato Anci all’immigrazione e sindaco di Prato, Matteo Biffoni, ha avvisato: «Le minacce ai sindaci che danno la propria disponibilità ad accogliere i profughi sono un atto vigliacco, che deve essere condannato senza se e senza ma». Sulla questione si è levata la voce della presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha invitato ad aiutare i sindaci e a «lavorare di più sull’incontro» con chi arriva «perché quando ci si conosce cade il muro della paura. Un appello alla solidarietà è arrivato anche dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco: le migrazioni sono «una sconfitta di tutto il mondo: o si è solidali tutti o si affonda tutti».
A livello politico, gli occhi sono puntati su Strasburgo, dove oggi sarà illustrato il nuovo piano Juncker per la ripartizione obbligatoria di 120mila rifugiati e dove l’assemblea voterà la precedente proposta di maggio sul ricollocamento di 40mila migranti da Italia e Grecia. «L’Europa sta pensando a due questioni grazie alle nostre pressioni: flessibilità e immigrazione», ha rivendicato il premier Matteo Renzi. Che incassa la disponibilità della Germania e l’ipotesi di ricollocazione complessiva di 39.600 migranti (i 24mila in base alla vecchia ripartizione, più i 15.600 della bozza di piano). Meno dei 66.400 della Grecia e dei 54mila dell’Ungheria, e meno di quanto il nostro Paese sperasse, ma per ora sufficienti, secondo il governo, ad aprire un varco per ottenere di più sul lungo periodo. «Si inizino a costruire in Ue politiche di immigrazione serie e solide oltre l’emozione», ha esortato Renzi. «Una politica seria in Africa, un approccio europeo, con hotspot e rimpatri europei, perché le due cose o si tengono insieme o non reggono. E superare Dublino, che è un capolavoro, si fa per dire, di quelli che ci fanno la morale».
La strategia è chiara, improntata alla cautela. Lo dimostra l’intenzione di aspettare che il piano sia operativo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Ue, verso fine mese, per presentare la roadmap sul rafforzamento dell’accoglienza e la creazione degli hotspot dove registrare i migranti, sollecitata da vari Paesi. Quattro centri sono già pronti a Lampedusa, Porto Empedocle, Pozzallo e Trapani; altri due decolleranno nel 2016 a Taranto e Agusta. Ma il prefetto Mario Morcone, capo dipartimento Immigrazione al Viminale, ha precisato: «Risponderemo sempre “no” a chi ci chiede di realizzare una sorta di campi di concentramento per migranti in Calabria e in Sicilia».
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