Un blitz a New York per assistere alla storica finale tutta italiana dell’Us open di tennis tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Annullati tutti gli impegni, e via sull’aereo di Stato con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Una “renzata”, dicono scherzando gli stessi renziani. E i primi a farne le spese sono i cronisti già in viaggio sul treno verso Bari, dove nel primo pomeriggio Matteo Renzi era atteso alla Fiera del Levante per un intervento che si annunciava importante sul fronte dell’economia e del Sud. A Bari va invece il sottosegretario alla Presidenza Claudio De Vincenti, che bolla come «ridicole» le polemiche sulla partenza del premier per New York prendendosi nel contempo le contestazioni di un gruppo di sindaci salentini, contrari all’approdo del gasdotto Tap nella loro zona, che si alza e per protesta abbandona la sala. «Rammarico», invece, è espresso dalle imprese del Sud per bocca del presidente di Confindustria Bari Domenico De Bartolomeo che ha commentato la mancata presenza di Renzi all’inaugurazione della Fiera del Levante. «Ci aspettavamo l’annuncio dell’atteso master plan per il Sud», ha aggiunto. Il presidente democratico della Puglia Michele Emiliano, che sembra inizialmente intervenire a difesa di Renzi quando afferma che il premier è un suo “amico”, non rinuncia tuttavia alla punta polemica incassando una sorta di standing ovation dalla platea quando sottolinea come gli sarebbe piaciuto anche a lui andare a New York per tifare le due campionesse, per altro pugliesi, ma di non averlo fatto perché in quanto presidente della Regione ha delle «responsabilità nei confronti dei cittadini».
La replica del premier arriva il giorno dopo. «Ho letto molte polemiche per la mia scelta di andare a New York per la finale degli Us Open - dichiara Renzi - Fosse stato il calcio, non avrebbe detto niente nessuno. Ma è tennis, tennis femminile, e allora in tanti hanno storto la bocca come fosse sport di serie B. Rispetto tutti. Chi vuole vivere di rancore, faccia pure».
Ferma restando, Emiliano a parte, la difesa del Pd (financo Gianni Cuperlo cita un precedente illustre: quando Pertini volò a Madrid per la finalissima del Mundial di calcio del 1982), è quasi ovvia l’alzata di scudi di tutta l’opposizione. «Che la finale Vinci-Pennetta a New York sia un grande momento per l’Italia è evidente. Che il premier voli lì per l’ennesimo spot pubblicitario a spese del contribuente, disertando un impegno istituzionale al Sud, è tipico del personaggio», dice l’azzurro Maurizio Gasparri, mentre il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta accusa Renzi di farsi «uno spot win-win» e Simone Furlan (sempre Fi) contesta la «spesa di denaro pubblico» per il viaggio transoceanico. Va giù duro il leader della Lega Matteo Salvini: «Quando ho saputo che Renzi ha preso un aereo al volo per andare a vedere la finale di tennis tra Vinci e Pennetta mi è venuto un vaffa... Renzi se la guardi in televisione la partita», sbotta il segretario del Carroccio. Raffaele Fitto, pugliese e leader di Conservatori e riformisti, sostiene che Renzi abbia colto «la palla al balzo per non essere a Bari. Forse per non dire con chiarezza qualcosa sul Mezzogiorno». Amaro in bocca anche a Verona, dove Renzi era atteso per la prima tappa dell’annunciato tour nei 100 teatri italiani e dove avrebbe dovuto incontrare Flavio Tosi, con il senatore della Lega Paolo Tosato che avverte: «Renzi ci faccia una cortesia: non torni più a Verona e dedichi le sue chiacchiere da attore navigato ai 100 teatri di altre città. Che si vergogni». Alla fine del match, è arrivata la replica dello stesso Renzi da New York: «Oggi non c'è spazio per polemiche: per l'Italia è un giorno di festa e di grande orgoglio».
A queste polemiche si sono aggiunte ieri quelle per l’arrivo di un nuovo aereo, un Airbus per i viaggi a lungo raggio, nella flotta del trentunesimo stormo, una costola dell'Aeronautica che ha in carico i voli del servizio di Stato gestiti dalla presidenza del Consiglio. La notizia, riportata ieri mattina dal Fatto quotidiano (Palazzo Chigi prenderà un mega-velivolo in leasing: può volare per 15 ore senza fare scali e sarà accessoriato di tutto, dal wi-fi alla sala riunioni. Primo viaggio a ottobre in Sudamerica, titola il giornale diretto da Marco Travaglio), non è stata confermata da fonti ufficiali di governo. Ma fonti parlamentari sottolineano come l’operazione dovrebbe portare a ulteriori risparmi di gestione rispetto all’acquisto e la manutenzione degli aerei così come è stato fatto negli ultimi decenni. Polemici su questo fronte soprattutto i Cinque Stelle. L’aereo in questione, preso questa volta in leasing, dovrebbe essere un A 330 che andrà a sostituire il vecchio A 319: un vettore - quest’ultimo - utilizzato normalmente dalle compagnie aeree per i voli a medio raggio e il cui acquisto fu deliberato dal primo governo Prodi per sostituire i vecchissimi Douglas Dc9 in dotazione ancora all’inizio degli anni ’90. La vendita dell’attuale A319 era stata autorizzata due anni fa dal governo di Enrico Letta (che precisa tuttavia di non avere «nulla a che fare con il nuovo aereo blu»). Il nuovo velivolo preso in “affitto” potrà garantire voli diretti in molte destinazioni del mondo senza i lunghi pit stop per fare carburante previsti con l’attuale modello. L’aereo dovrebbe avere una conformazione interna simile a quello dell’attuale A319 con camera da letto, piccolo studio per le autorità e salottino, con poltrone standard nella parte posteriore della fusoliera.
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