Una regione bifronte con un andamento altalenante. La Puglia si presenta così: con aree in grave difficoltà, tra cui primeggiano l’Ilva di Taranto, il suo indotto, l’edilizia. E aree in ripresa, come l’industria manifatturiera dei comparti aerospaziale, automotive, abbigliamento, per citare i più dinamici. Le analisi statistiche, da quelle della Svimez a quelle di Banca d’Italia, descrivono la Puglia in linea con un Sud che non ha ancora la forza di ripartire. «Nel 2014 in Puglia sono emersi segnali di un’attenuazione della fase recessiva – scrivono gli studiosi di Bankitalia – L’attività industriale tuttavia è rimasta debole: il fatturato si è ulteriormente ridotto, risentendo principalmente del calo della domanda interna».
Ma i dati Istat sull’occupazione di qualche giorno fa rivelano, a sorpresa, che, nel secondo trimestre 2015, gli occupati in Puglia sono aumentati di circa 33mila unità rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. A cosa sono dovuti i nuovi posti di lavoro? «Agli investimenti realizzati dall’industria manifatturiera», dice l’assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone, sulla stessa poltrona per la seconda legislatura.
Un altro dato lascia ben sperare: la Regione Puglia ha dato il via a nuovi contratti di programma. Il bando è stato pubblicato a giugno e nei soli mesi estivi sono già state presentate otto proposte. La Regione ha per ora un budget di 80 milioni da assegnare in agevolazioni e le proposte avanzate ne richiedono una sessantina; potrebbero, se approvate tutte, attivare investimenti per almeno 150 milioni. Gli 80 milioni saranno attinti dai fondi Fas e rappresentano solo la quota di cofinanziamento pubblico, da aggiungere ai fondi Por della nuova programmazione 2014-2020, pronta a partire dopo le approvazioni di Bruxelles.
La Regione ha quindi scommesso molto sulle agevolazioni agli investimenti. Con la prima tranche di contratti di programma (2007-2013) si sono attivati investimenti per 1,1 miliardi che hanno coinvolto 43 imprese nazionali e 17 estere: la spesa ha raggiunto quota 83%.
«Acciaio, agroalimentare, automotive, aerospazio e abbigliamento sono i settori che hanno recuperato buoni livelli produttivi, riducendo cassa integrazione e aumentando l’occupazione a tempo indeterminato anche grazie agli interventi pubblici», conferma Federico Pirro, docente di Storia dell’Industria all’Università di Bari e componente del Comitato scientifico del centro studi SRM-Banco Napoli. L’automotive ha in Tdit-Bosch, Magneti Marelli, Getrag, Graziano Trasmissioni, Skf e Bridgestone i suoi pilastri, tutte le aziende del loro indotto. Mentre l’aerospazio - con Alenia Aermacchi, Agusta Westland, Ge Avio, Salver (che lavora su una commessa ventennale di Bombardier) e le loro imprese di subfornitura - non ha conosciuto rallentamenti. Questo grazie ai portafogli di commesse poliennali delle industrie maggiori, che si concentrano tra Grottaglie e Foggia (Alenia Aermacchi) e intorno a Brindisi con Augusta e con Ge e Avio.
Attività intensa per la Nuovo Pignone, che rastrella commesse per la costruzione di sistemi per l’energia. Mentre nel farmaceutico si rafforzano e investono la Merck Serono di Bari (quinta in Italia per export del settore) e Sanofi, specializzata nella produzione di principi attivi, che dedica gran parte della propria attività alla ricerca. In ripresa anche l’abbigliamento: dopo la durissima selezione degli ultimi anni, il comparto è rinato grazie a Pmi con marchi propri, notevoli capacità di esportazione e buona redditività.
Sono inoltre presenti in Puglia gruppi energetici come Enel, Enipower, Edison, En Plus con centrali a combustibili fossili, cui si affiancano parchi eolici e fotovoltaici che consentono alla Puglia di essere ai primi posti fra le regioni italiane nel comparto delle rinnovabili.
Restano però aperti vecchi problemi e vertenze difficili. Sebbene l’Ilva abbia superato la fase più acuta delle vicende giudiziarie - oggi marcia con tre altiforni mentre il numero 5 è in rifacimento per le prescrizioni dell’Aia, impegnando circa 11.331 persone più 800 addetti nelle aziende dell’indotto – restano molte incognite. Tanto che i presidenti delle territoriali pugliesi di Confindustria e di quella regionale, in occasione del consiglio generale dell’organizzazione che si terrà nei prossimi giorni a Taranto, hanno scritto al presidente nazionale Giorgio Squinzi riproponendo l’urgenza di sciogliere i nodi del siderurgico per giungere al rilancio del sistema industriale. Infine, va segnalato che resta in gravi difficoltà l’edilizia, anche per il blocco degli appalti pubblici per un valore di 800 milioni.
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