Come tutte le banche, anche le banche centrali hanno un bilancio fatto di attivi e di passivi. Prima della crisi del 2008 il bilancio della Federal Reserve valeva circa 800 miliardi di dollari. Oggi si avvicina a 4.500 miliardi. L'attivo si è riempito di titoli di vario tipo, restano ad esempio ancora ingenti quantità di obbligazioni di Freddie Mac e Fannie Mae, i due colossi dei mutui collassati nel 2008. Sul fronte del passivo le banconote in circolazione sono cresciute da 800 a 1000 miliardi ma soprattutto sono lievitati i le riserve depositate presso la Fed dal sistema bancario (oggi a 2.600 miliardi). Ma fine a che punto questi bilanci si possono espandere? Non esiste una cifra esatta o prestabilita. Dipende essenzialmente dalle condizioni finanziare del paese (la banca centrale più eventualmente essere ricapitalizzata dal Tesoro) e dalla propensione al rischio dell'istituto centrale. Un valore di un qualche significato può essere il Pil del paese di cui la banca centrale è espressione. Valori superiori al 100% del Pil iniziano a diventare impegnativi. In questo momento banca centrale Svizzera appare quella con meno margini di manovra. Dopo essersi impegnata molto per tentare di arginare l'eccessivo rafforzamento del franco salvo presenta infatti un bilancio pari a circa il 90% del Pil elvetico. La banca centrale giapponese si ferma al 60%, quella cinese al 55%. Bce, Federal Reserve e Bank of England si collocano tra il 30 e il 40% del Pil.