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Promotore perde alle slot machine del casinò 9,4 milioni di euro dei…

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si È consegnato alla guardia di finanza

Promotore perde alle slot machine del casinò 9,4 milioni di euro dei suoi clienti

Nove milioni e 400mila euro. A tanto ammontano i risparmi affidati da una settantina di investitori ad un noto promotore finanziario romagnolo e da questi letteralmente bruciati al casinò, oltre che in viaggi, alberghi, auto e ristoranti di lusso. L’uomo, V.S., 61 anni, originario di San Piero in Bagno nel marzo scorso si era presentato in lacrime nella caserma del comando della Guardia di Finanza di Forlì confessando la sua irrefrenabile passione per il gioco d’azzardo e tutti i sensi di colpa che lo avevano spinto sull’orlo di un gesto estremo.

Tra le vittime anche i parenti
Tra le sue vittime, imprenditori, commercialisti, avvocati, notai, commercianti e parenti: è il caso del cognato che ha visto svanire nel nulla i circa 600mila euro affidati al promotore per investirli a nome delle figlie, nipoti del professionista. Tra le storie più eclatanti, c’è quella di una pensionata di 71 anni dell'Aretino, il cui marito era stato docente proprio di S.V. ai tempi delle scuole superiori, e che negli anni aveva affidato al promotore circa 730mila euro. Le indagini delle Fiamme gialle di Forlì, dirette dal sostituto procuratore Filippo Santangelo, si sono concluse con la notifica dell’avviso di fine indagini preliminari che porterà al rinvio a giudizio.

L’uomo ai finanzieri: «Tenetemi in caserma»
«Non voglio più tornare a casa», aveva detto V.S. ai finanzieri, «lasciate che resti qui in caserma»: troppa la paura mista alla vergogna, grande il rimorso per aver ingannato clienti e amici ed aver nascosto tutto a tutti, moglie compresa: la donna, totalmente ignara della patologia del marito, era stata informata telefonicamente dall’uomo davanti ai finanzieri.

Clienti aggirati con documenti falsi
Incassati denaro contante, assegni e bonifici, V.S. ingannava i suoi clienti producendo egli stesso la documentazione attestante gli investimenti e falsificando i loghi di note società finanziarie, che poi inviava a mezzo posta ai diretti interessati. Per carpire la fiducia degli investitori e non destare sospetti, il promotore si recava periodicamente a Milano, dove hanno sede gli istituti bancari e le società di investimento con i quali risultavano sottoscritti i falsi investimenti, appositamente per spedire le rendicontazioni periodiche e rassicurare anche i clienti più diffidenti.

Somme versate direttamente al casinò
A chi chiedeva la restituzione delle somme quando ormai era troppo tardi, l’uomo con freddezza chiedeva tempo adducendo difficoltà a svincolare fantomatici titoli obbligazionari o pacchetti di investimento vincolati a scadenze future. Per raggirare la normativa antiriciclaggio, aveva escogitato un sistema che gli consentiva di utilizzare i titoli raccolti dagli investitori direttamente nella casa da gioco. Dal 2011 richiedeva ai risparmiatori l’emissione di assegni circolari intestati a due sigle societarie che sono risultate riconducibili al casinò da lui assiduamente frequentato. Gli ignari investitori accettavano di intestare i propri assegni ad acronimi che, ironia della sorte, se digitati sui motori di ricerca riconducevano a società finanziarie, tanto da rassicurare ulteriormente i risparmiatori. In realtà quegli acronimi erano le iniziali della casa da gioco dove il professionista sperperava i titoli.

Assegni intestati ai dipendenti della sala da gioco
In altri casi il promotore chiedeva di intestare gli assegni a persone fisiche che sono risultati essere dipendenti del Casinò stesso. Il valore complessivo dei titoli intestati direttamente alla casa da gioco ammonta a circa 2 milioni di euro. Gli accertamenti compiuti al Casinò hanno consentito di riscontrare violazioni alla normativa antiriciclaggio e contestare la violazione di omessa segnalazione di operazioni sospette per complessivi 3.618.400 euro, con una sanzione prevista fino al 40% dello stesso importo.

Interessi ai primi investitori, poi la truffa
Solo i primi «fortunati» investitori sono riusciti a riottenere il capitale e gli interessi maturati, che il promotore riconosceva anche al 20% delle somme investite, al solo fine di alimentare la sua fama ed il passaparola.

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