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Dossier Segnali di ripresa da consolidare

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    Dossier | N. 5 articoliRapporto Puglia

    Segnali di ripresa da consolidare

    L’economia offre i primi segnali di ripresa, proprio a settembre. Due pugliesi (le tenniste Flavia Pennetta e Roberta Vinci)su tutti giornali e le tv del mondo, celebrate come eroine. La Fiera del Levante salvata giusto in tempo per la Campionaria 2015, in corso. Il turismo che brinda alla migliore estate degli ultimi dieci anni. La vendemmia da record. Il maledetto batterio Xylella fastidiosa che pare stia colpendo meno gli ulivi secolari. Che cosa potrebbe chiedere di più, la Puglia, a questa fine estate da record? Peccato solo per l’assenza del premier Matteo Renzi all’inaugurazione della 79esima Fiera del Levante, sabato scorso; ma in fondo, volando alla finale degli US Open di tennis a New York, ha reso onore a due incredibili pugliesi (e ieri ha promesso di recarsi a Bari nelle prossime settimane).

    Ma andiamo con ordine, partendo dall’economia. In Puglia l’analisi congiunturale aggiornata a settembre segnala che il 2015 sta andando meglio del 2014. Gli occupati nel primo trimestre (dati Istat) sono stati 33mila in più rispetto all’analogo periodo precedente, il turismo ha vissuto un’ottima estate (3,5 milioni di turisti, +10% sul 2014). A maggio i fondi europei della programmazione 2007-2013, cinque miliardi in totale, rendicontavano una spesa superiore agli obiettivi di target (22% in più, rispetto a maggio 2014, solo per il Fondo sociale europeo, Fse). Inoltre ad agosto è arrivato da Bruxelles l’ok alla nuova programmazione 2014-2020, che porta alla Puglia una dote di 7,12 miliardi, con il cofinanziamento nazionale. Da queste risorse ci si attenderebbe la creazione di 1.500 nuove imprese, l’aumento dell’export dal 12,6% al 18% del Pil, il 50% della popolazione servita dalla banda larga ultraveloce, l’aumento della spesa in ricerca.

    Ma c’è anche una Puglia segnata dalle vertenze di lavoro, indicative di un'occupazione a rischio. Dal fenomeno antico del caporalato, nuovamente tornato in evidenza con i braccianti morti sui campi, fino a questioni complicate come l’Ilva di Taranto. Una regione ancora segnata dalle polemiche per i collegamenti ferroviari (con la richiesta di non tagliare fuori il Salento dall’alta velocità Milano-Bari di Trenitalia, al via il 20 settembre) e dall’incertezza su grandi progetti come il gasdotto Tap nel Salento e l’oleodotto Tempa Rossa a Taranto. «Nonostante la situazione presenti ancora elementi di preoccupazione - dice Domenico Favuzzi, presidente di Confindustria Puglia - alcuni elementi incoraggianti cominciano a farsi strada. Il saldo tra imprese cessate e iscritte è positivo per oltre 400 unità, le esportazioni sono aumentate del 12,5% rispetto all’anno di inizio della crisi e questo nonostante il dramma dell’Ilva, il cui apporto all’export pugliese si è ridotto dal 16% del 2010 al 10% del 2014. Va aggiunto che la cassa integrazione è in calo del 40% nei primi quattro mesi dell’anno e che start-up e imprese in rete sono in crescita: 654, il numero più alto del Sud. Segnali che vanno sostenuti».

    E la Regione come pensa di sostenerli? «Ora l’Italia e la Puglia - commenta il presidente, Michele Emiliano - sono chiamate a rafforzare questi segnali di ripresa. Un’azione di sostegno potrà provenire dal rafforzamento della logica di sistema e di collaborazione tra tutti i soggetti. Lavoreremo per promuovere e facilitare questi processi a livello territoriale». Intanto, c’è da spendere l’ultima tranche dei fondi europei entro l’anno (quasi 1,2 miliardi tra Fse, Fesr e Psr) e mettere in cantiere la nuova spesa. «Tocca agli assegnatari (Comuni, Province, consorzi, Gal, enti di formazione, imprese, associazioni di categoria) portare a completamento i progetti approvati, spendendo entro l’anno le risorse assegnate», dice il presidente. Sulla nuova programmazione, Emiliano annuncia un intervento «sull’organizzazione interna, per rafforzare le filiere dei vari livelli di responsabilità amministrativa e contabile, le competenze necessarie per gestire programmi così ampi e complessi, insieme a un’indispensabile opera di semplificazione delle procedure interne, a partire da alcuni procedimenti autorizzativi». Ma bisogna anche - sostiene - migliorare la capacità di progettazione dei soggetti beneficiari: «Voglio la massima partecipazione e diffusione delle opportunità disponibili con i piani cofinanziati dalla Ue, afferma. Obiettivi, questi, raggiungibili anche secondo Confindustria. «Non siamo preoccupati delle risorse che restano da spendere - spiega il presidente Favuzzi -. La Regione sinora ha dato prova di essere in grado di traguardare gli impegni prefissati. Sulla nuova programmazione abbiamo invece sollecitato una maggiore attenzione sui primi quattro obiettivi tematici, quelli che riguardano in maggior misura le imprese. Sosteniamo la necessità di puntare sullo sviluppo del sistema produttivo pugliese attraverso la concentrazione delle risorse disponibili sulla crescita economica». Favuzzi cita due dati: nella fase della crescita, 2001-2007, la Puglia è cresciuta meno rispetto alla media del Mezzogiorno, 3,9% contro il 7,1%. Mentre nel periodo acuto della crisi, è quella che è calata di più: il 14,3% contro il 13,3 del Sud. «Questo - commenta - deve farci riflettere su quali sono le modalità per spendere più efficacemente le risorse Ue e favorire la crescita della parte meno competitiva delle imprese».

    Un’importante leva dello sviluppo resta l’industria. Lo ribadisce Alessandro Laterza, vicepresidente nazionale di Confindustria con la delega al Mezzogiorno e alle politiche regionali. «Il 24 settembre - racconta - terremo a Taranto il nostro Consiglio generale per manifestare anzitutto la nostra preoccupazione sull’Ilva. Il futuro dell’azienda non è ancora chiaro; ci sono perdite di gestione e non riusciamo a capire come andrà avanti il percorso di risanamento ambientale e di rilancio industriale. C’è poi un discorso complessivo che attiene alla manifattura: come si rilanciano gli investimenti e si rifinanziano le misure di sostegno. È positivo che l’estate 2015 abbia dato alla Puglia numeri importanti per il turismo, ma restiamo convinti che lo sviluppo c’è se esistono impresa, innovazione, industria».

    Il sindacato, dal canto suo, non nasconde la preoccupazione. «Il lavoro - sottolinea Gianni Forte, segretario della Cgil pugliese - è il primo problema che poniamo a Emiliano. E lo facciamo in tre forme: come si crea nuovo lavoro, come si tutela quello che c'è (pensiamo alla sicurezza e al dramma del caporalato) e come si viene incontro ai disoccupati. Noi rilanciamo la misura del reddito di cittadinanza che va accompagnata a del lavoro. Nessuna assistenza. La Regione sta riflettendo su come ricalibrare su quest’obiettivo le risorse del Fondo sociale europeo». Emiliano riconosce che «il reddito di cittadinanza può costituire un valido strumento, se finalizzato a un rafforzamento delle competenze indispensabili per trovare lavoro e ad attività di interesse pubblico e sociale; non si tratta di fare assistenza fine a se stessa (e comunque l’aumento delle famiglie in condizioni di povertà relativa o assoluta obbliga tutti noi ad essere più attenti)». Ma non sarà questa la bacchetta magica per rendere la ripresa solida.

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