Italia

Conti pubblici, nel 2016 crescita all'1,6% e più deficit

  • Abbonati
  • Accedi
Attualità

Conti pubblici, nel 2016 crescita all'1,6% e più deficit

Una maggiore crescita per quest'anno (+0,9%) e nel 2016 (+1,6% rispetto all'1,4% della vecchia previsione di aprile) accompagnerà il varo della seconda manovra espansiva del Governo Renzi. «Questo è il momento in cui tutti insieme dobbiamo spingere con ancora più determinazione perché l'oggettiva ripresa è partita in Italia grazie ai provvedimenti e le riforme. Nel 2015 abbiamo svoltato, nel 2016 acceleriamo» ha dichiarato il premier al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato la Nota di aggiornamento del Def che eleva al 2,2% (rispetto all'1,8% precedente) il livello di indebitamento netto programmato per l'anno prossimo e sposta di un altro anno il pareggio strutturale, che avverrà nel 2018, mentre nel 2017 l'indebitamento netto strutturale sarà dello 0,3 con un deficit/Pil all'1,1%.

A fronte di questo maggiore deficit viene però confermato l'impegno di una riduzione del debito pubblico dal 132,8% di quest'anno (valore corretto al rialzo dello 0,3%) al 131,4% del 2016 (doveva essere al 130,9% secondo le stime di aprile: si tratta di un calo nominale di 1,4 punti, il primo da registrare dopo otto anni di crescita continua). La deviazione della curva del debito sarà ancora maggiore negli anni a venire: 127,9% del Pil nel 2017, 123,7% nel 2018, 119,8% nel 2019. Una progressione che garantisce all'Italia il rispetto della regola del debito secondo la lettura f orward guidance - ha assicurato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan - che ha anche enfatizzato il forte contributo della politica di bilancio a sostegno della crescita grazie a un saldo primario che passa dall'1,7% di quest'anno al 2% del 2016, il 3% del 2017 per poi collocarsi tra il 3,9 e il 4% negli ultimi due anni di previsione.

Il maggior margine fiscale che servirà per finanziare parte delle misure che verranno introdotte con la Stabilità 2016 viene ottenuto beneficiando quasi in toto dei margini di flessibilità previsti dalle regole europee: uno 0,1% ulteriore in virtù della clausola delle riforme strutturali (che si aggiunge allo 0,4% già ottenuto) e uno 0,5% in più per la clausola degli investimenti sostenuti tramite il co-finanziamento europeo; margine quest'ultimo che verrebbe utilizzato solo per lo 0,3%.

Ma la stima del deficit 2016 non include un terzo margine addizionale di disavanzo che potrebbe arrivare fino allo 0,2% del Pil in riconoscimento dei costi che l'Italia si è assunta e si assumerà ancora per accogliere i migranti. Al netto di questo terzo fronte, se arriverà il disco verde di Bruxelles il Governo potrà utilizzare per il 2016 margini di flessibilità per un ammontare complessivo pari allo 0,8% del Pil, vale a dire quasi 13 miliardi di euro, come ha detto in conferenza stampa il presidente del Consiglio. In questo caso di massima flessibilità utilizzata il deficit/Pil del 2016 evidentemente salirebbe al 2,4%. «Le prime evidenze suggeriscono come le politiche economiche e strutturali del Governo stiano innescando un circuito della fiducia che passa dalla crescita del prodotto alla maggiore e migliore occupazione per arrivare ai consumi - si legge nella premessa alla Nota di aggiornamento del Def - lo stimolo fiscale risulta sostenibile nel tempo anche perché accompagnato da riforme strutturali che modificano alla radice la capacità competitiva del Paese».

Renzi e Padoan hanno insistito sul rispetto delle regole europee: «Vogliamo abbassare il debito, pensiamo sia giusto verso i nostri figli e nipoti, il debito ci preoccupa. Tuttavia lo facciamo con una manovra espansiva e non di rigore» ha detto il premier. Mentre il ministro ha indicato la politica di bilancio italiana come una delle più virtuose dell'Unione: «Il nostro surplus primario è positivo e crescente. Siamo tra i più virtuosi in Europa».

© Riproduzione riservata