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Migranti, allarme Ocse: 1 milione di rifugiati in Europa nel 2015

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oggi riunione dei ministri dell’interno ue

Migranti, allarme Ocse: 1 milione di rifugiati in Europa nel 2015

Nel 2015 in Europa si toccherà «un livello senza precedenti di richiedenti asilo e rifugiati» con un numero di procedure in crescita fino a un milione. L'ultima stima sui numeri dell'emergenza sbarchi arriva dall'Ocse, che nel giorno in cui a Bruxelles tornano a riunirsi i ministri degli Interni Ue sulla redistribuzione dei migranti paragona l'immigrazione permanente legale «a quella osservata negli Usa». In un documento diffuso oggi l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede «una crisi umanitaria senza precedenti» con «costi umani spaventosi e inaccettabili», ed auspica «una strategia politica globale» con strumenti di lungo termine.

Sospeso fino al 4 ottobre collegamento ferroviario Monaco-Vienna-Budapest
Al momento, ogni paese continua a gestire il problema degli arrivi in ordine sparso, senza una regia comune. La Deutsche Bahn, la compagnia ferroviaria tedesca, ha per esempio deciso oggi di prorogare fino al 4 ottobre la sospensione dei treni sulla linea Monaco di Baviera-Salisburgo-Vienna-Budapest, a causa degli sconvolgimenti causati dai controlli alle frontiere decisi per l'abnorme afflusso di migranti. In una nota, la compagnia spiega il provvedimento con le «misure amministrative» adottate dalle autorità competenti. La decisione è stata presa di concerto con l'operatore austriaco “Oebb”. Il termine del 4 ottobre è indicato soltanto come «iniziale», lasciando intendere che il servizio potrebbe anche essere sospeso più a lungo. La linea era stata già chiusa mercoledì scorso, proprio per cercare di arginare l'ondata di nuovi arrivi dall'Ungheria via Austria.

Si aggrava la crisi in Serbia, tafferugli in centro profughi in Croazia
Si va aggravando intanto la situazione in Croazia, messa in crisi dagli arrivi dei migranti: tafferugli sono scoppiati tra la polizia locale e i profughi, nel villaggio di Opatovac, dopo che ad alcuni richiedenti asilo è stato impedito di entrare in un centro di accoglienza recentemente aperto con lo scopo di registrare coloro che cercano rifugio in Europa. Al posto di frontiera serbo-croata di Batrovci-Bajakovo si è invece creata una fila di oltre 10 chilometri dopo la decisionedelle autorità di Zagabria di chiudere il valico ai mezzi pesanti, in polemica con Belgrado accusata di smistare verso la Croazia la massa di migranti e profughi provenienti da sud. Anche gli altri sette valichi di frontiera fra Croazia e Serbia sono stati chiusi dalle autorità di Zagabria. Per reazione, la Serbia ha annunciato «contromisure» per evitare di diventare un campo di concentramento, recintato da filo spinato, nella noncuranza di tutti». «Esiste di nuovo, invece di un'Europa senza confini, un'Europa con una cortina di ferro, dove un Paese membro può bloccare il transito con i suoi vicini», ha dichiarato il ministro degli Esteri serbo Ivica Dacic sottolineando che se l'Ue non riuscirà a rispondere alla crisi dei migranti la stessa struttura dell'Unione crollerà.

Nodo hot spot e nuova tranche ricollocamenti sul tavolo dei ministri Ue
Il deteriorarsi della situazione ai confini orientali e nei Balcani (circa mille profughi sono attesi in Austria in giornata dopo gli 11mila arrivati ieri) fa da sfondo alla nuova riunione dei ministri degli Interni Ue di questo pomeriggio a Bruxelles, incontro che segue quello di metà settembre sul ricollocamento di 40mila richiedenti asilo in vari Stati Ue su base volontaria. All'ordine del giorno in particolare la creazione degli “hotspot”, che dovrebbe precedere l'approvazione di un nuovo sistema di quote per distribuire altri 120mila profughi: in discussione in particolare la natura e gli obiettivi dei centri dove dovrebbero essere identificati e registrati i migranti arrivati in Europa per decidere chi ha diritto all'asilo e chi no.

Moscovici: verso allentamento Patto per «cause eccezionali»
In queste ore si susseguono gli incontri diplomatici tra i 28 Paesi proprio per tentare di risolvere il rebus di 120mila ricollocamenti su scala Ue (15.600 dall'Italia). Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania restano contrari, ma la presidenza lussemburghese di turno continua a lavorare per cercare di raggiungere una decisione all'unanimità. I numeri per la maggioranza qualificata ci sono, ma il voto avrebbe come conseguenza spaccature politiche. Il commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha ribadito che si sta valutando di inquadrare la crisi dei migranti come «circostanza eccezionale» ai fini della flessibilità di bilancio. In pratica, Bruxelles potrebbe decidere di non contabilizzare una quota di spesa pubblica aggiuntiva, sostenuta per fronteggiare la questione, sui limiti previsti dal Patto di stabilità e di crescita.

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