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Una riforma per tagliare i costi energetici

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ECONOMIA E RETI

Una riforma per tagliare i costi energetici

Un provvidenziale miracolo energetico è a portata di mano. Perché nella grande sfida per restituire alle imprese e alle famiglie un costo dell’energia in linea con i paesi più virtuosi le carte da giocare potrebbero essere lì, pronte all’uso. Anche perché qualche elemento di forza lo abbiamo. La tecnologia avanza e in Italia non siamo messi affatto male, nella ricerca sulle reti intelligenti siamo ai vertici mondiali, i nostri contatori elettronici li vogliono anche i cinesi. Tant’è che nella teoria e nella sperimentazione siamo, ahinoi, campioni. Ahinoi, perché nella traduzione pratica, sul campo, ci scontriamo con macigni duri da scalfire: la dipendenza record dall’import di fonti primarie, le regole aggrovigliate che frenano l’innovazione, un mercato liberalizzato ma dal funzionamento imperfetto.

Per regalare piena efficienza tecnica al sistema, e tradurla in bollette compatibili con tutto ciò, è dunque ora di rivedere anche nel profondo i meccanismi del mercato elettrico: non solo gli incentivi spesso impropri e le penalizzazioni indebite, ma le stesse regole di governo e funzionamento che girano intorno alla borsa elettrica.

I grandi difetti? Le rendite di posizione di chi è troppo sussidiato, la zona franca di chi immette energia in rete senza farsi carico dei problemi che crea altalenando le sue forniture senza rispettare le regole sottoscritte, le sacche di ricchezza create negli anni da sussidi mal distribuiti e finanziati con continui rincari delle bollette, nel tentativo troppo spesso erratico di garantire una giusta incentivazione alle energie rinnovabili e, insieme, all’efficienza complessiva del sistema elettrico.

Ecco dunque la proposta. Se ne fa carico direttamente Confindustria con uno studio analitico allestito con la collaborazione dell’advisor strategico Poyry Management Consulting. A disposizione della comunità di chi governa, di chi sorveglia (le Authority), di chi ci lavora (gli operatori), di chi si lamenta (le associazioni dei consumatori). Oggi nella sede di Confindustria la presentazione ufficiale con il ministro dello Sviluppo Federica Guidi.

Tre i macro-obiettivi. Il primo: creare un sistema di pari diritti e doveri di tutte le energie rinnovabili e tradizionali, tenendo conto delle loro specificità e incentivando davvero i guadagni di efficienza, senza naturalmente frenare l’ulteriore progresso delle rinnovabili. Il secondo: correggere le lunghe e complesse liturgie della borsa elettrica sfrondando il complicato sistema degli impegni preventivi e degli assestamenti progressivi alle esigenze del mercato, per arrivare a un sistema di contrattazioni e di gestione della produzione e della immissione in rete in tempo reale, come consentono le tecnologie già a disposizione. Terzo obiettivo: ridefinire un sistema incentivante di premi e penalizzazioni capace di spingere tutti verso investimenti premianti per gli operatori e dunque per l’efficienza complessiva del mercato.

I tempi? Brevi, nelle ambizioni. La prima carburazione entro un paio di anni, i veri risultati nel 2020. Con una stima minima di risparmio sui costi finali dell’energia elettrica, dovuti tutti alla crescita dell’efficienza del mercato, per almeno 600 milioni l’anno a vantaggio dei consumatori già nella fase iniziale, a cui dovrebbero aggiungersi almeno altri 300 milioni di risparmio nel medio lungo termine. Insomma, l’equivalente della manovra che il governo aveva messo in campo per garantire una decongestione di almeno il 10% dei costi elettrici che opprimono la competitività delle piccole e medie imprese italiane. Tutto ciò senza bisogno di finanziare lo “sconto” con aggravi, altrimenti inevitabili, per altri consumatori di energia. Ma ciò che conta di più è l’effetto volano dell’efficienza dei meccanismi di mercato su tutti i settori industriali e sulle altre attività economiche correlate più o meno direttamente alla maggiore competitività del sistema elettrico. Difficile, su questo fronte più complessivo, ipotizzare delle cifre. Ma possiamo parlare, verosimilmente, di multipli. Ovvero di percentuali significative sull’intero Pil del nostro paese.

Gli analisti avranno modo di studiare la proposta nei dettagli. Che intanto possiamo così sintetizzare.

Sulle regole di dispacciamento e partecipazione ai mercati si propone di valorizzare anche economicamente i recuperi di efficienza degli operatori, sia quelli responsabili della generazione, sia il grande gestore della rete nazionale (Terna),con un nuovo sistema di controllo che coinvolgerà direttamente l’Autorità per l’energia. Proprio per garantire una maggiore efficienza sarà tra l’altro incentivata l’aggregazione di operatori su base regionale o locale.

Sulla struttura dei mercati si propone di creare un nuovo mercato competitivo della capacità, essenziale a garantire un corretto mix tra la generazione tradizionale e le rinnovabili rispetto alle esigenze e alla sicurezza del sistema, da costruire sull’onda degli orientamenti della Commissione Ue, che prevedono anche il ricorso a strumenti finanziari per la copertura del rischio. La creazione di una contrattazione sempre più in tempo reale dovrà progressivamente far piazza pulita delle attuali offerte sul mercato del giorno prima con massicci assestamenti durante la fase operativa. E su questo fronte potrà manifestarsi l’effetto più eclatante di questa rivoluzione: la nascita, in futuro, dei prezzi negativi. Sarà il suggello di un vero mercato, dove gli operatori potranno ritenere opportuno offrire energia addirittura gratis, o di più, pur di mantenere la continuità e l’equilibrio nella produzione.

Decisivo l’apporto che dovrà venire dalla maggiore efficienza delle reti. Gli operatori della distribuzione elettrica dovranno obbligatoriamente perfezionare le sinergie con il gestore nazionale (Terna). Perché anche per loro sarà studiato un nuovo sistema di penalizzazioni e incentivi per obiettivi.

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