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Ingrao, il comunista eretico che legittimò la «certezza del…

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Ingrao, il comunista eretico che legittimò la «certezza del dubbio»

«Nelle città venni al tempo del disordine, quando la fame regnava. Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte, e mi ribellai assieme a loro». Questo il saluto di benvenuto di Pietro Ingrao ai lettori del suo sito Internet. E questi versi di Bertolt Brecht riassumono la sua vita, e il suo impegno politico, che ha segnato oltre cinquant'anni di storia italiana. La sinistra e tutto il mondo politico piangono oggi la sua morte, avvenuta a Roma all'età di 100 anni (li aveva compiuti il 30 marzo scorso). «Comunista eretico senza scisma», secondo la definizione di Fausto Bertinotti, è stato punto di riferimento della sinistra italiana.

La svolta antistaliniana e la «certezza del dubbio»
Storico esponente del Pci e grande protagonista della storia politica del nostro paese, in «Volevo la luna» (pubblicata nel 2007), Ingrao aveva affidato le sue riflessioni sui grandi temi del nostro tempo, ossia la pace, la democrazia, il razzismo, le lotte operaie. Nel 1956, dalle colonne dell'Unità Pietro Ingrao si schiera con i carri armati sovietici che hanno invaso l'Ungheria: «Quando crepitano le armi dei controrivoluzionari, si sta da una parte o dall'altra della barricata», scriveva Ingrao. Nel 2001 definirà «pessimo» quel suo articolo di fondo. All'XI Congresso del Pci, nel 1966, il primo dopo l'improvvisa scomparsa di Togliatti, Ingrao si smarca dall'ortodossia stalinista e guida la componente di “sinistra” che si fronteggia con quella di “destra” di Giorgio Amendola. Ingrao viene messo in minoranza, rivendicando il tema del “diritto al dissenso”. Ricordato anche come il fondatore della «certezza del dubbio», fu celebre il passaggio di uno dei suoi discorsi, a proposito della drammatica repressione della rivolta ungherese nel 1956: «Non sarei sincero se dicessi a voi che sono rimasto persuaso...». Non una sconfessione, ma piuttosto invito a considerare il dubbio come la chiave di volta del pensiero politico e della modernità.

Direttore dell’Unità e deputato per dieci legislature
L'ingresso di Ingrao nel mondo della politica risale al 1936, quando l'aggressione franchista alla Repubblica spagnola lo induce a intensificare i suoi contatti con altri giovani antifascisti. Dopo un periodo in clandestinità, nel 1947 viene nominato direttore dell'Unità, carica che ricoprirà fino al 1956. Nel 1948 entra nel comitato centrale del Pc e viene eletto deputato per la prima volta: sarà rieletto per dieci legislature consecutive. Fu lui, nel 1992, a chiedere di non essere ricandidato più. Per 10 anni, dal 1956 al 1966, fece parte della segreteria Pci e diventò punto di riferimento per l'ala sinistra del Pci e per chi voleva rifondare l'identità comunista rompendo con lo stalinismo.

Presidente della Camera
Nel 1968, viene eletto presidente del gruppo parlamentare comunista alla Camera e nel 1976 viene eletto presidente della Camera. Vive così in prima linea i giorni drammatici del sequestro Moro, ma nel '79 chiede di essere sollevato dell'incarico. Tra il 1989 e il 1991 è tra i massimi oppositori della svolta della Bolognina, portata avanti da Achille Occhetto, che portò allo scioglimento del Pci.

L’adesione prima al Pds e poi a Rifondazione
Ingrao aderisce comunque nel 1991 al Partito Democratico della Sinistra, divenendo il leader dell'area dei Comunisti democratici, ma abbandona il partito nel 1993, aderendo a Rifondazione Comunista, partito cui rimarrà iscritto fino al 2008.

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