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Def 2015, tagli di spesa e gettito clausole di salvaguardia nel mirino dei…

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servizio Bilancio di Camera e Senato

Def 2015, tagli di spesa e gettito clausole di salvaguardia nel mirino dei tecnici parlamentari

La Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e finanza (Def) 2015 non passa l'esame dei tecnici del Servizio Bilancio di Camera e Senato. Nel mirino dei funzionari sono finiti in particolare i tagli di spesa previsti dal documento varato dal Consiglio dei ministri del 18 settembre, per i quali mancherebbero «indicazioni qualitative e quantitative» e la relativa copertura. Da chiarire anche l'entità dell'aumento di gettito derivante dall'entrata in vigore delle clausole di salvaguardia introdotte dalla legge di Stabilità 2014 e 2015.

Tagli alla spesa troppo generici
L'accusa, messa nero su bianco in un dossier appena pubblicato dedicato sul Def “aggiornato” che ripropone ancora una volta il duello tra i tecnici del Parlamento (in particolare del Senato) e quelli di palazzo Chigi, è di eccessiva genericità. Come nel caso della «tipologia ed entità delle misure di revisione della spesa» e delle «risorse necessarie al finanziamento complessivo delle misure descritte» nel Def, per le quali il dossier ritiene «opportuno» che il Governo fornisca «indicazioni qualitative e quantitative». Il Def elenca le molte finalità cui destinare le risorse (misure di alleviamento della povertà e stimolo all'occupazione, agli investimenti privati, all'innovazione, all'efficienza energetica, al Sud; eliminazione delle tasse sulla prima casa, per citare le principali), ma senza fornire «alcun tipo di informazione circa la composizione quantitativa delle misure, limitandosi a indicare l'entità della manovra in termini di scostamento tra l'indebitamento tendenziale e quello programmatico».

Dubbi sui proventi della voluntary disclosure
Inoltre, sulla ”voluntary disclosure” i tecnici chiedono al governo di chiarire se la quota di gettito atteso dal programma di emersione dei capitali detenuti all'estero già impegnato dal decreto Milleproroghe «esaurisca o meno l'ammontare complessivo delle entrate che si stima di realizzare per effetto delle disposizioni» in materia di rientro dei capitali introdotte dalla legge 186/2014.

Clausole di salvaguardia, aumento di gettito da chiarire
L'altro nodo da sciogliere indicato dai tecnici del Senato riguarda l'aumento di gettito connesso all'entrata in vigore delle clausole di salvaguardia ex legge di Stabilità 2014 e 2015. Dal momento che il governo si è impegnato più volte negli ultimi mesi a «bloccarne l'attivazione», si legge nel dossier, «sarebbe utile acquisire un dettaglio delle clausole di salvaguardia cui la Nota fa effettivo riferimento», dal momento che nella nota di aggiornamento del Def sono «richiamate anche le disposizioni contenute nella legge di Stabilità 2014 mentre l'ammontare complessivo degli effetti indicati non sembrerebbe includere quelli attribuiti a tali ultime disposizioni». «In merito agli effetti attribuiti alle predette misure della legge di Stabilità 2014 - prosegue il dossier - sarebbe quindi utile un chiarimento». Nel complesso, «le clausole di salvaguardia previste dalla legge di Stabilità 2015 (aumento aliquote Iva e aumento accise oli minerali per la mancata autorizzazione della Commissione europea sul reverse charge al settore della grande distribuzione) e dalla legge di Stabilità 2014 (variazione di aliquote d'imposta e detrazioni vigenti) determinerebbero un gettito pari a circa 16,8 miliardi nel 2016, 26,2 miliardi nel 2017 e di poco inferiore a 29 miliardi nel 2019». Il gettito complessivo indicato nella Nota di aggiornamento al Def «sembrerebbe attribuibile alle sole clausole di salvaguardia disposte dalla legge di Stabilità 2015».

Opposizione all’aattacco: governo di dilettanti
La richiesta di chiarimenti recapitata al governo dagli uffici parlamentari scatena l’immediata levata di scudi dell’opposizione, che a più voci accusa palazzo Chigi di dilettantismo e peggio. «Il Def del Governo è basato su numeri inventati e fantasiosi. Siamo ai dilettanti allo sbaraglio», attacca il capogruppo Sel alla Camera, Arturo Scotto, commentando i rilievi dei tecnici di Camera e Senato, mentre il capogruppo azzurro a Montecitorio, Renato Brunetta, commisera «il povero ministro Padoan, svergognato dai tecnici del Parlamento « che muovono alla sua Nota di aggiornamento del Def quei rilievi che lui stesso avrebbe fatto se fosse stato ancora all'Ocse o al Fondo Monetario internazionale». Mara Carfagna, portavoce di FI alla Camera, Mara Carfagna, rincara la dose e parla di un Def «redatto in pieno stile renziano, ossia con annunci spot senza spiegare poi come le promesse verranno mantenute».

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