Come avvenne per il referendum dell'acqua, di forte presa emotiva fra i 50 milioni di esperti che popolano l'Italia ma di effetto pratico modestissimo, anche il referendum delle Regioni antipetrolio «per difendere il nostro mare e il nostro territorio» potrà dare libero sfogo alle demagogie profonde ma è difficile che possa sortire un beneficio importante per l'ambiente e per un diverso modello di sviluppo.
Per anni le auto continueranno a usare carburanti, purtroppo. Meno petrolio e gas dai giacimenti nazionali, come chiedono le Regioni no-triv, significa meno royalty per pagare scuole e ospedali e significa più petroliere che importeranno greggio sfiorando le spiagge. La Basilicata ha risanato il bilancio sanitario grazie soprattutto alle entrate del greggio dei suoi giacimenti. È pagata con i soldi estratti dal portafogli dei petrolieri la flotta antinquinamento del ministero dell'Ambiente che controlla le piattaforme petrolifere più controllate del mondo (in Italia da decenni ci sono più di 100 piattaforme) .
Meno petrolio dai moderni e controllatissimi giacimenti nazionali a chilometri zero significa un aumento delle emissioni globali, poiché alle emissioni dei vecchi giacimenti in Paesi remoti si sommerebbero le emissioni delle petroliere per farci arrivare quel greggio lontano. Significa una crescita dell'inquinamento del mare , poiché le navi — non le piattaforme — sono di gran lunga la prima fonte di inquinamento da idrocarburi del Mediterraneo. Meno petrolio nazionale a chilometri zero e quindi più petroliere significa rischi di incidente petrolifero in aumento sulle nostre spiagge.
Il mare non è delle Regioni ma dello Stato: l'effetto del referendum sulle procedure di autorizzazione alle piattaforme potrebbe essere quasi zero. Decine di via libera a ricerca e sfruttamento di giacimenti sono già state concesse secondo la normativa vecchia: l'effetto del referendum sulle perforazioni già autorizzate potebbe essere quasi zero. Il ministero dello Sviluppo economico d'intesa con l'Ambiente sta pianificando le aree petrolifere per adottare la Valutazione ambientale strategica (Vas): l'effetto del referendum voluto da alcune Regioni potrebbe essere quasi zero.
Una parte importante dell'inquinamento del mare viene da terra. In Puglia e in Abruzzo , Regioni durissime contro le perforazioni, gli esiti delle analisi della Goletta Verde della Legambiente sono sconfortanti per gli scarichi dei depuratori. Nel Brindisino un depuratore è accusato di rovesciare gli scarichi nelle acque a riserva totale dell'area marina protetta di Torre Guaceto. In Abruzzo il Comune di Rocca di Mezzo ha perso la Bandiera Blu per il depuratore rotto. Queste sono le Regioni che vogliono difendere il turismo e l'ambiente combattendo le perforazioni.
Il referendum potrà dare libero sfogo alle paure più intestinali degli italiani. Ma potrebbe diventare un buco dell'acqua. Del mare.
(J.G.)
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