Italia

Contratti, Squinzi: «Occorre completare il quadro delle…

  • Abbonati
  • Accedi
il presidente di confindustria

Contratti, Squinzi: «Occorre completare il quadro delle regole»

«Non siamo all’anno zero, un pezzo di strada lo abbiamo già fatto, perciò a mio giudizio non completare il quadro delle regole sarebbe un errore». Parlando nel pomeriggio all’assemblea generale degli industriali di Bergamo, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha commentato il nodo delle relazioni sindacali e del rinnovo dei contratti nazionali. Ed è tornato a criticare «la cultura anti-industriale» cresciuta in Italia, che «va battuta» perché il Paese «deve capire che è solo da qui che trarrà la propria ricchezza futura».

«Basta pretattica, ora rivedere regole contratti»
«Se rivendichiamo il diritto di essere noi stessi a regolare i nostri rapporti - ha spiegato Squinzi - piuttosto che attendere che si proceda per legge al nostro posto. Se crediamo nelle regole, dobbiamo essere conseguenti e completarne il quadro. Abbiamo fatto un importante accordo sulla rappresentanza, ora serve mettere ordine nelle regole della contrattazione, per accompagnare i rinnovi contrattuali che sono alle porte. Questa è oggi la mia visione e il mandato che io ho ricevuto dagli organi del sistema». Squinzi, che domani a Milano incontrerà le associazioni di categoria per fare il punto della situazione sullo stato delle relazioni sindacali, ha ribadito come occorra «assolutamente recuperare competitività e la contrattazione collettiva deve sostenere gli sforzi che si compiono in questa direzione». In quest’ottica, i legami fra dinamica dei salari e miglioramenti della produttività devono essere resi più forti e stringenti. «Se c’è una disponibilità in tal senso benissimo - ha concluso Squinzi - se invece quanto avevamo stabilito insieme viene derubricato di valore, se si fa pretattica comprando il tempo e sfidando la buona fede dell’interlocutore, allora il nostro sistema troverà un diverso punto di intesa e di equilibrio. È forte e responsabile, su questo non ho alcun timore». In sostanza - è il messaggio - o si apre un tavolo per la definizione delle nuove regole contrattuali o Confindustria sarà costretta a considerare superato un modello di rapporti tra le parti.

«In Italia diffusa cultura anti-industriale»
Squinzi è tornato a sottolineare che «c’è un’Italia che è cresciuta in una diffusa cultura anti-industriale». «Perché - ha domandato - si associa l’industria più all’inquinamento che agli incredibili risultati raggiunti in campo energetico e della sostenibilità? Perché si dimentica che la ricerca e l’industria hanno cambiato il volto di questo Paese, le sue aspettative di vita, la istruzione, la sua apertura al mondo?». In Italia, ha aggiunto il presidente di Confindustria, esiste «un brodo di cultura che ha come risultato una falsa idea dell’impresa, premessa ottimale per le tante norme anti-industriali». Nel mirino non sono le regole che «pungolino l’industria a darsi traguardi ancora più ambiziosi» o quelle che «offrono una cornice di certezza e non di punizione, un orizzonte sufficientemente lungo per adeguarsi, e se tengono conto di quanto avviene oggi nella competizione globale», ma quelle «che puniscono irragionevolmente l’industria italiana» favorendo la concorrenza estera. «I complicatori, gli astrusi normatori, i burocrati ciechi, forse non sanno di essere anche agenti di commercio della nostra concorrenza», ha affermato Squinzi.

«Senza crescita Ue diventerà marginale»
Il numero uno di Viale dell’Astronomia è poi tornato ad ammonire sull’Europa: «Senza crescita, e ormai è chiaro a tutti che non si fa senza industria, l’Unione europea è destinata a diventare marginale sullo scacchiere mondiale e a condannarsi a un progressivo impoverimento». Le politiche economiche europee portate avanti in questi anni hanno generato «risultati deludenti in buona parte degli Stati dell’Unione, Italia inclusa. La Commissione europea - ha sostenuto Squinzi - ha faticosamente avviato la costruzione di un modello di crescita molto lontano dagli obiettivi che erano stati prospettati. Attendevamo speranzosi l’industrial compact e in quella posizione di attesa ci hanno lasciati». Serve invece «un modello di nuova crescita» che combini efficienza e produttività con coesione sociale e sostenibilità, non una politica industriale che venga intesa «come la somma, peraltro spesso incoerente, di un sistema fatto di un po’ di incentivi e sostegni agli investimenti, subito messi in discussione da regolamentazioni di difficile comprensione e dubbia utilità». Una tale visione economica, per Squinzi, «ha bisogno di una solida base manifatturiera, di servizi ad essa collegati di alto valore e di un ecosistema interno favorevole alla concorrenza e all'innovazione. Ha bisogno di infrastrutture adeguate, di un robusto sistema di spinta della ricerca, di una domanda pubblica che funge da stimolo all’innovazione e alle produzioni di qualità, della formazione diffusa. Ha bisogno di investimenti robusti».

Taglio Ires? «Ben contenti ma vediamo se è vero»
In mattinata, Squinzi aveva partecipato a Rho alla cerimonia inaugurale di Emo 2015, dove ha commentato l’annuncio di ieri del premier Matteo Renzi sul possibile anticipo al 2016 del taglio dell’Ires.«Siamo ben contenti se ci tagliano le tasse, però vediamo se veramente verranno tagliate».

«Completare con urgenza il quadro delle riforme»
Sempre a Emo, Squinzi ha ribadito che «le azioni messe in campo dal governo vanno nella giusta direzione ma vanno rafforzate con nuove iniziative e proposte». I dati sono «incoraggianti» ma «ora è necessario una accelerazione che ci consenta di tornare a crescere stabilmente sopra il 2%» in termini di Pil. Per il presidente di Confindustria, «sarebbe controproducente abbandonare o non rifinanziare alcune misure: occorre stabilità del quadro di riferimento in cui si inseriscono le decisioni degli operatori per infondere fiducia e migliorare le aspettative». Lo stesso quadro delle riforme strutturali va quindi «urgentemente completato intervenendo sulle grandi priorità del Paese»,a partire dalla «prima tra tutte»: quella della pubblica amministrazione, che deve portare con sé la semplificazione amministrativa e burocratica «necessaria per rendere più efficiente il rapporto fra pubblico e privato». In secondo luogo, secondo Squinzi, vanno varate le riforme istituzionali e le liberalizzazioni, «altri passaggi necessari se vogliamo costruire un contesto favorevole alle imprese che sappia anche attrarre industrie straniere».

Legge di stabilità «occasione per spending review»
Sarà la legge di stabilità la cartina di tornasole. Per Confindustria, ha affermato Squinzi, rappresenta «una possibilità importante per una spending review che consenta finalmente di liberare risorse utili a ridurre la pressione fiscale su imprese e lavoratori e rilanciare gli investimenti» con un impatto «assolutamente positivo sul Pil».

All’Italia «serve moderna politica di innovazione»
Non va poi dimenticato il capitolo innovazione. «L’Italia - ha sottolineato il numero uno di Viale dell’Astronomia - ha bisogno di una politica specifica per la ricerca e l’innovazione, soprattutto quella di base, che dia certezze alle imprese in termini di risorse e di orizzonti temporali di lungo periodo». Una moderna politica per l'innovazione, ha aggiunto Squinzi, implica «un ruolo nuovo per lo Stato che utilizzi in maniera strutturale la domanda pubblica come strumento per innescare processi di innovazione, facendosi carico delle incertezze e dei rischi più elevati».

© Riproduzione riservata