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Riforme, via libera all’articolo 10 sul procedimento legislativo

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IL VOTO AL SENATO

Riforme, via libera all’articolo 10 sul procedimento legislativo

La maggioranza ha tenuto: l’articolo 10 del ddl Boschi, quello che definisce il procedimento legislativo affidato alla Camera e al nuovo Senato, è stato approvato dall’Aula di Palazzo Madama con 165 sì, 107 contrari e 5 astenuti. Superato anche lo scoglio di due voti segreti con cui sono stati respinti altrettanti emendamenti. In giornata, l’assemblea di Palazzo Madama aveva approvato con 166 sì, 56 no e 5 astenuti l’articolo 7 del ddl Boschi, relativo ai titoli di ammissione dei componenti del Senato. Lega e Forza Italia avevano ritirato tutti gli emendamenti in cambio della disponibilità del governo ad affrontare nel merito alcuni dei punti più caldi della riforma ancora in ballo.

Come cambierà l’articolo 70 della Costituzione
L’articolo 10 del testo riscrive l’articolo 70 della Costituzione stabilendo nei fatti l’addio al bicameralismo paritario già sancito con l’articolo 1 del ddl e alla funzione legislativa «esercitata collettivamente dalle due Camere». La norma ridefinisce i confini dell’iter di formazione delle leggi, stabilendo cosa deve essere approvato da entrambi i rami del Parlamento e chiarendo che tutte le altre leggi sono approvate dalla sola Camera dei deputati. Secondo la nuova disciplina, «la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71». La funzione legislativa resta esercitata collettivamente da Senato e Camera, inoltre, oltre che per le ratifiche di trattati internazionali, «per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea».

La nuova “navetta”
Lo stesso articolo prevede, nella parte non modificata da Montecitorio e già varata dal senato, che «ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva». «Qualora il Senato della Repubblica -si legge ancora - non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata». Quanto alla legge di bilancio e al rendiconto dello Stato è la Camera dei deputati che li approva; il Senato li esamina, ma può solo deliberare proposte di modifiche entro quindici giorni dalla data della trasmissione.

Dal governo no a emendamenti eccetto sui voti segreti
La ministra per le Riforme Maria Elena Boschi aveva dato parere negativo su tutti gli emendamenti presentati all’articolo 10, eccetto per i tre su cui era stato ammesso il voto segreto, di cui uno poi ritirato. Le opposizioni hanno stigmatizzato l’assenza di dialogo da parte dell’esecutivo e della maggioranza a fronte del ritiro delle proposte di correzione come passo in avanti pur di affrontare la sostanza di alcune modifiche ritenute necessarie. Una chiusura che «mi sorprende e ne sono profondamente addolorato», spiega il capogruppo dei senatori azzurri Paolo Romani evidenziando che da parte del governo «non c’è nessuna disponibilità ad entrare nel merito». Anche Sel, con Loredana De Petris, chiede che vengano spiegati almeno i motivi per cui il governo non intende aprire a nessuna riflessione. All’appello si aggiunge Vito Crimi dei Cinque Stelle il quale osserva che finora dal governo «l’unica risposta è un no totale su tutto». Le opposizioni «non hanno neanche un margine per poter intervenire sugli articoli modificati dalla Camera in maniera sostanziale», conclude il senatore grillino.

Opposizioni decidono resistenza «passiva»
Nel pomeriggio la seduta era stata sospesa su richiesta delle minoranze impegnate a concordare una posizione comune sul prosieguo dell’esame del ddl. Alla fine, sull’articolo 10 del ddl Boschi, le forze di opposizione hanno deciso la linea della «resistenza passiva» ritenendo di essere «ostaggio» della maggioranza. Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, i capigruppo di Forza Italia, Lega Nord, M5s e del Misto Paolo Romani, Gianmarco Centinaio, Gianluca Castaldi e Loredana De Petris.

Pizzetti: possibile modifica alla norma sul capo dello Stato
«Hanno capito che l’Aventino non è cosa buona per l’opposizione ma la loro è tutta un’azione strumentale», ha commentato a caldo il sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti. Per poi aggiungere in Aula: «Affronteremo probabilmente il nodo del presidente della Repubblica recependo le istanze e le proposte dell’opposizione».

Da Verdini no all’ingresso in maggioranza, «aiuto su cose giuste»
Sul piano più politico intanto Denis Verdini, ai microfoni di Radio 24, conferma di non puntare a un ingresso formale nelle forze che sostengono l’esecutivo. «Per ora votiamo la riforma. Noi siamo all’opposizione e non entriamo in maggioranza, ricordo però agli amici del Pd che loro al Senato non hanno la maggioranza e noi aiutiamo su ciò che è giusto. Entrare in maggioranza significherebbe contrattare e avere posti ma non è così». Il leader della neocostituita formazione Ala, parlando dei voti dei propri parlamentari, aggiunge: «Questi voti sono sempre stati dati con coerenza dall’inizio del patto del Nazareno. Noi non abbiamo cambiato idea. È chiaro che a seconda dell’ingenuità degli altri assumono il loro valore. La sinistra a volte ha questa caratteristica dell'ingenuità».

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