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Ferrari a Wall Street in dieci giorni

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i collocamenti in borsa

Ferrari a Wall Street in dieci giorni

La corsa di Ferrari verso la quotazione in Borsa a Wall Street è partita ufficialmente venerdì sera e durerà meno di due settimane: Sergio Marchionne e i suoi avviano oggi il road show con gli investitori, che dovrebbe concludersi entro la fine della settimana. La settimana prossima, mercoledì 21 ottobre, avverrà il debutto al listino newyorchese con la simbolica sigla RACE.

Il documento depositato venerdì sera presso la Sec (l’autorità americana di controllo sui mercati) comprende le informazioni fondamentali sull’offerta pubblica iniziale (Ipo). Quella che andrà in Borsa è in realtà una holding olandese creata per l’occasione, che si chiama attualmente New Business Netherlands NV e che verrà ribattezzata Ferrari NV; quest’ultima avrà il 100% di Ferrari spa, l’attuale holding italiana del gruppo.

Fiat Chrysler, che ha attualmente in mano il 90% di Ferrari, venderà 17,175 milioni di azioni di Ferrari NV a un prezzo unitario compreso fra 48 e 52 dollari; alle azioni offerte si aggiungerà una greenshoe da 1,717 milioni di titoli. Il totale corrisponde al 10% circa del capitale Ferrari. L’offerta è destinata sia agli investitori istituzionali che al grande pubblico. Se la greenshoe verrà esercitata per intero, l’operazione varrà dai 906 ai 982 milioni di dollari; tradotti in euro, nelle casse di Fca entreranno fra 800 e 865 milioni, che andranno a ridurne l’indebitamento. Il prezzo massimo di vendita corrisponde a una valutazione dell’azienda di 8,65 miliardi di euro, inferiore ad alcune delle stime che erano circolate nei giorni scorsi ma non alla media delle valutazioni che gli analisti hanno prodotto in gran numero da quando, meno di un anno fa, l’operazione è stata annunciata (si veda l’articolo qui a fianco).

Global coordinator del collocamento Ferrari è la banca svizzera Ubs; ad essa si aggiungono i joint book runners Bofa Merrill Lynch, Banco Santander, Allen & Co., Bnp Paribas, Mediobanca e Jp Morgan. Un road show in tempi brevi permetterà a Marchionne (amministratore delegato di Fiat Chrysler e presidente di Ferrari) di mettere l’operazione al riparo da possibili nuove turbolenze dei mercati. Il nuovo consiglio d’amministrazione di Ferrari NV comprenderà il presidente Sergio Marchionne, l’amministratore delegato Amedeo Felisa, il vicepresidente Piero Ferrari e i consiglieri Louis C. Camilleri, Eddy Cue, Giuseppina Capaldo, Sergio Duca ed Elena Zambon.

L’aggiornamento al prospetto depositato venerdì non ha portato novità alla complessa struttura dell’operazione. Immediatamente dopo l’Ipo il capitale sarà così ripartito: 80% di Ferrari NV ancora in mano a Fca (che è essa stessa una holding olandese), 10% a Piero Ferrari (figlio del fondatore dell'azienda) e 10% sul mercato. Nei primi mesi del 2016 è previsto il passo successivo, ovvero lo scorporo della Ferrari NV da Fca. A dare il via allo scorporo dovrà essere un’assemblea straordinaria dei soci Fca, che si terrà ad Amsterdam e potrebbe essere convocata per dicembre.

La separazione sarà attuata (per motivi fiscali o per garantire la completa separazione delle responsabilità tra Fca e Ferrari) con una serie di operazioni di scissione e fusione secondo la legge olandese. Con una serie di passaggi, l’80% di Ferrari ancora in mano a Fca verrà assegnato ai soci Fca e ai detentori delle obbligazioni convertibili. Agli attuali soci Fca, in particolare, andrà una azione Ferrari ogni dieci titoli in loro possesso.

Dopo lo scorporo l’azionariato di Ferrari NV vedrà Exor, la holding quotata della famiglia Agnelli, al 24% del capitale; Piero Ferrari al 10% e il restante 66% sul mercato. Grazie al meccanismo dei diritti di voto doppi però, previsto dalla legge olandese, Exor e Piero Ferrari controlleranno rispettivamente il 33,4% e il 15,3% dei diritti di voto, mantenendo di fatto - con un totale del 48,7% - il controllo dell’azienda. Sempre dopo lo scorporo verrà (“eventualmente”, è scritto nel prospetto) chiesta la quotazione del titolo anche a Milano.