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Multipli vicini più al comparto del lusso che al settore auto

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l’analisi

Multipli vicini più al comparto del lusso che al settore auto

Ai prezzi di offerta al pubblico annunciati venerdì, Ferrari vale in Borsa fra gli 8 e gli 8,65 miliardi di euro, con un enterprise value (cioè un valore esclusi i debiti) di poco superiore ai 10 miliardi. L'incasso previsto di 800-865 milioni di euro per Fca è inferiore alle attese più recenti: ancora nei giorni scorsi c'era chi parlava di 1 miliardo di euro. Il valore di Ipo non si discosta in realtà molto dalle stime formulate dagli analisti già un anno fa, quando fu annunciata la quotazione del Cavallino; stime che, a loro volta, seguivano in parte le affermazioni dello stesso Marchionne. Nella presentazione tenuta a Detroit nel maggio 2014, infatti, pur scrivendo a caratteri cubitali «Ferrari non è in vendita», il manager aveva già fornito la sua valutazione: «Ferrari può produrre 10mila vetture l'anno (contro le attuali 7mila, ndr) e arrivare quindi a 1 miliardo di euro di Ebitda. I multipli Ebitda delle aziende del lusso sono compresi fra 9x e 12x».

Tabelline alla mano, ciò corrispondeva a 9-12 miliardi di enterprise value (Ev), ovvero - al netto dei 2 miliardi di debito che Ferrari si accollerà al momento dello scorporo - fra i 7 e i 10 miliardi di valore di Borsa.
Gabriele Gambarova, analista di Banca Akros, dice che «il prezzo di offerta delle azioni Ferrari non ci sorprende ed è vicino alle nostre stime: applicando un multiplo di 12,5 all'Ebitda 2015 stimato a 752 milioni di euro, si ottengono 9,4 miliardi di enterprise value; se si sottrae un debito netto industriale attorno ai 750 milioni, si arriva agli 8,65 miliardi di euro della valorizzazione al prezzo massimo».

In un report pubblicato all'epoca dell'annuncio della quotazione, Mediobanca indicava un multiplo fra 10 e 12, che partendo da un Ebitda più basso «puntava» a un Ev di 7,6-9,1 miliardi (e un Ev, calcolato con il metodo dei flussi di cassa Dcf, di 10,3 miliardi). Molti degli analisti stranieri erano meno ottimisti: Barclays vedeva un «bull case», un caso ottimista, di Ev a 8,66 miliardi e un equity value a 7,1; Exane si fermava a 5,8 miliardi partendo da una stima di Ebitda 2015 di 720 milioni e applicando un multiplo di 8x. Le banche del consorzio di collocamento, dunque, sono fiduciose che il mercato riconosca di fatto a Ferrari, grazie alla sua esclusività, multipli più vicini a quelli del lusso che non alle rivali a quattro ruote.

Per quanto riguarda Fiat Chrysler, se Ferrari dovesse sbarcare a Wall Street a 50 dollari per azione - il valore intermedio della forchetta di prezzo -, la quota dell'80% ancora in mano a Fca varrebbe 7,5 miliardi di dollari, ovvero 6,65 miliardi di euro. Dopo il balzo di venerdì (+2,6% a 13,81 euro) Fca valeva a Milano 17,71 miliardi di euro; dedotta Ferrari resterebbero circa 11 miliardi di euro di capitalizzazione, poco meno dei 12 miliardi di Peugeot a Parigi, meno di un quarto dei 46 miliardi (in euro) che General Motors valeva venerdì a Wall Street.

Il collocamento della quota del Cavallino permetterà a Fiat Chrysler di ridurre l'indebitamento, con un afflusso di cassa di poco più di tre miliardi fra incasso dell'Ipo e «Note» emessa da Ferrari (il calo del debito industriale sarà inferiore). Lo scorporo avverrà comunque nel 2016, quindi il bilancio consolidato di quest'anno di Fca includerà ancora i risultati economici dell'azienda di Maranello. Quest'ultima dopo la separazione si ritroverà con un debito netto fra gli 1,5 e i 2 miliardi di euro e un patrimonio netto negativo per circa 200 milioni (come da prospetto pro-forma).

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