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Roma, debito monstre e poco trasparente Rutelli record, poi Alemanno e…

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I conti capitolini

Roma, debito monstre e poco trasparente Rutelli record, poi Alemanno e Veltroni

. La lettera di rettifica di Francesco Rutelli


Lo pagheremo almeno fino al 2048. Pagando più tasse e addizionali ancora per 33 anni. È una delle poche certezze sul debito del Comune di Roma. Un debito mostruoso. Ogni anno si mangia almeno 600 milioni di euro di soldi pubblici. Questa è la spesa effettiva per pagare gli interessi, stando ai documenti pubblici. Documenti da prendere con cautela, perché ogni anno spuntano nuovi debiti «fuori bilancio» per decine o centinaia di milioni, come annotano nelle relazioni annuali i componenti dell'Organismo di revisione economico-finanziaria sul rendiconto del Comune, Sergio Conti, Giuseppe Gismondi e Massimo Zaccardelli.

Non c'è trasparenza sul debito che schiaccia Roma Capitale, “titolo” che la città eterna continua ad avere, malgrado il degrado, la sporcizia, il caos, gli scandali, i buchi, nelle strade e nei bilanci. La vera dimensione del debito forse non la conosce nessuno. Probabilmente neppure Silvia Scozzese, ex assessore al Bilancio della giunta di Ignazio Marino. Si è dimessa a fine luglio, un mese dopo il premier Matteo Renzi l'ha nominata commissario straordinario «per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale», al posto del tremontiano Massimo Varazzani, che è stato commissario per tre anni. L'ex assessore renziana è solo l'ultima arrivata in una partita che comincia da lontano. Ignazio Marino diceva nel febbraio 2014 sul debito di Roma: «Ci sono ancora da pagare gli espropri dei terreni per le Olimpiadi di Roma del 1960». E l'ex commissario Varazzani ha sborsato alcune decine di milioni per chiudere il contenzioso con gli eredi del conte Romolo Vaselli, per l'esproprio dei terreni di Tor Bella Monaca, vicenda che risale agli anni Sessanta.

Cominciamo il viaggio nel debito della Capitale con la giunta di centro-sinistra di Francesco Rutelli, il primo sindaco di Roma eletto dal popolo, il 5 dicembre 1993, rieletto quattro anni dopo. «Una politica di drastica riduzione del debito è condizione di un'effettiva politica di risanamento», dice subito l'assessore al bilancio della sua giunta, Linda Lanzillotta, oggi senatrice, eletta con Scelta civica ma da poco nel Pd. Il buco, come oggi, era addebitato soprattutto al settore trasporti: su 9mila miliardi di lire di debito globale, 3.600 miliardi venivano attribuiti alle gestioni passate di Atac e Cotral. Rutelli sindaco gestisce anche le opere per il Giubileo del 2000, rivendica di aver utilizzato con correttezza finanziamenti statali per 3.500 miliardi di lire «senza spendere un euro in più». Nel piano delle opere è venuto meno qualche progetto importante per la viabilità, come il sottopasso di Castel Sant'Angelo, mentre è stato realizzato il tunnel a Nord-Ovest.

La giunta Rutelli nel luglio 1999 cede il 49% della più ricca società comunale, l'Acea, (elettricità e acqua), nella quale hanno progressivamente acquisito importanti posizioni azionarie il costruttore ed editore Francesco Gaetano Caltagirone e la francese Suez. Dal collocamento di Acea il Comune incassa 934 milioni di euro, ulteriori 310 milioni di introiti arrivano dalla regolazione dei rapporti tra il Campidoglio e la municipalizzata. Rutelli si dimette alla fine del Giubileo, l'8 gennaio 2001. Secondo il bilancio del Comune, a fine 2000 i debiti finanziari erano 5,93 miliardi di euro. All'arrivo di Rutelli, secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore (sul sito non si trova il bilancio prima del 1997), il Comune aveva circa 3,6 miliardi di debiti finanziari: quindi sotto Rutelli il debito è aumentato di circa 2,31 miliardi.

Dopo il breve intermezzo di un commissario viene eletto sindaco Walter Veltroni, il 28 maggio 2001. Anche lui rieletto cinque anni dopo e in carica fino alle dimissioni, il 13 febbraio 2008. Tra le realizzazioni di Veltroni il nuovo auditorium, ma sulla viabilità Roma continua a soffrire. L'assessore al Bilancio è Marco Causi, il vicesindaco nella giunta Marino che ha dato la spallata finale all'attuale (ex) sindaco. Veltroni lascia il Comune con debiti finanziari, secondo il bilancio a fine 2007, per 6,95 miliardi, cioè un miliardo e 21 milioni in più rispetto all'addio di Rutelli. Con le successive elezioni Roma passa alla destra. Il 29 aprile 2008 viene eletto Gianni Alemanno, mentre a Palazzo Chigi torna Silvio Berlusconi. La politica dei tagli di trasferimenti pubblici ha creato una crisi di liquidità al Comune. Alemanno accusa Veltroni di aver «occultato» alcuni dati di bilancio, sostiene che ha nascosto un debito «contrattualizzato» per 1,277 miliardi (si tratta di linee di credito non ancora “tirate” per cantieri aperti) e che, se si considera quanto «programmato», il debito schizzerebbe di ulteriori 1,54 miliardi. Accuse rigettate da Veltroni, che chiama in causa per la crisi di liquidità l'ex governatore del Lazio (di destra) Francesco Storace. A causa del buco nella sanità la Regione non ha versato a Roma contributi per un miliardo.

Alemanno evita il dissesto del Comune, che porterebbe al commissariamento, grazie a un accordo con Berlusconi e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Con un decreto legge viene costituito il commissario per il «debito pregresso» che si prende in carico tutto il debito fino al 28 aprile 2008, cioè fino all'elezione di Alemanno. Si crea la bad company dei debiti di Roma, il sindaco di destra parte leggero. Nel bilancio a fine 2008 apparirà che il debito finanziario del Comune è ridotto a soli 1.028 milioni. E nel 2010 Alemanno può scaricare ulteriori 644,2 milioni di debiti nella gestione commissariale. Per due anni Alemanno è anche commissario del debito del Comune, può quindi decidere consultando solo se stesso, fatta salva la verifica con Tremonti, quanto debito è «pregresso» e va scaricato nella bad company.

È qui che la partita si fa meno trasparente. Solo a metà del 2013 arriva la prima relazione al Parlamento del nuovo commissario al debito, Varazzani. Secondo i dati di Varazzani, il debito di Roma Capitale trasferito al commissario e «accertato» alla data del 26 luglio 2010 ammonta a 8,64 miliardi di debiti non finanziari, più 7,12 miliardi di debiti finanziari. Cifre molto più alte di quelle che apparivano dai bilanci ufficiali fino al 2007. Varazzani addirittura calcola che per pagare gli interessi «a finire», cioè fino alla scadenza del debito (l'ultimo bond, rinegoziato da Veltroni e allungato di 15 anni, scade nel gennaio 2048), ci sarebbero ulteriori 6,69 miliardi di interessi, quindi in totale il debito del Comune sarebbe di 22,45 miliardi. Ma questa è una simulazione, o secondo alcuni un'esagerazione. Lo stesso Varazzani nelle sue tabelle fa notare che ci sono anche 5,7 miliardi di crediti che riducono il disavanzo a 16,75 miliardi; togliendo ancora gli interessi «a finire», cioé gli oneri finanziari futuri, il «disavanzo», cioè il debito effettivo da pagare a luglio 2010 è calcolato in 10 miliardi e 65 milioni.

Quel debito viene pagato con un «finanziamento perpetuo» assicurato dallo Stato di 500 milioni all'anno. I soldi arrivano per 300 milioni dal Tesoro, gli altri 200 arrivano in gran parte dall'addizionale all'addizionale Irpef, una maggiorazione dello 0,4% che porta allo 0,9% l'addizionale Irpef per i contribuenti di Roma (l'aliquota più alta d'Italia). E poi c'è una tassa di un euro imposta su tutti i biglietti aerei per chi parte dagli aeroporti di Roma, Fiumicino e Ciampino. In base agli incassi e ai pagamenti del debito fatti dal commissario, a fine 2014 il «disavanzo al netto degli interessi a finire», cioè il vecchio debito scorporato nel 2008 dal Comune è stato ridotto a 7,44 miliardi, rispetto ai 10,06 di luglio 2010.
Intanto nella gestione ordinaria del Comune con Alemanno il debito riprende a crescere, arriva a 1.225,6 milioni a fine 2012: questo significa che, tenendo conto degli ulteriori 644,2 milioni di debiti “scaricati” nella bad company nel 2010, con Alemanno i debiti del Campidoglio sono aumentati di 841,8 milioni.
Dividendo la variazione dei debiti per i giorni in cui ogni sindaco è stato in carica, Il Sole 24 Ore ha calcolato che sotto Rutelli c'è stato l'aumento più alto, il debito finanziario è aumentato in media di 892.937 euro al giorno. Al secondo posto Alemanno, con un incremento medio di 450.160 euro al giorno. Terzo Veltroni, 416.476 euro di aumento medio al giorno. E Marino? A fine 2014 il debito finanziario del Comune è diminuito di circa 11 milioni rispetto al 2012, adesso è di 1.214,7 milioni: cioè è calato in media di 12.987 euro al giorno.

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