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Roma/la lettera

Rutelli: così mettemmo sotto controllo il maxi debito ricevuto in eredità

Caro Direttore,
posso comprendere che la confusione dei dati - e la carenza di dati storici omogenei - abbia indotto Gianni Dragoni a cercare di “ricostruire” la storia del debito del Comune di Roma su basi solo giornalistiche, come egli stesso ha scritto. Ma la sintesi - con il titolo, e le tabelle - rende un’idea decisamente sbagliata sull’operato della mia Amministrazione (dicembre 1993-gennaio 2001), che è necessario correggere, anche alla luce del difficile dibattito, spesso portato avanti da improvvisatori, sul governo della Capitale.

1. La Giunta Rutelli partiva da un debito “storico” ben superiore a quello riportato dal “Sole” (le tabelle che ho ritrovato parlano di 5,9 miliardi). Noi abbiamo posto in equilibrio e su un binario di assoluta sostenibilità il Bilancio del Comune. La crescita del PIL della Capitale è stata superiore a quella nazionale; il costo del debito fu ridotto, senza far ricorso a derivati; le agenzie di rating hanno riconosciuto i valori più alti ai nostri esercizi; i notevoli investimenti furono finanziati essenzialmente attraverso trasformazioni delle Aziende (vendita di quote ACEA, privatizzazione della Centrale del Latte, dismissioni immobiliari, per 1,2 miliardi di euro); fu realizzata una prima fase di liberalizzazione del trasporto locale (per 10 milioni di km annui). Messe in ordine le spese correnti, ci trovammo a dover finanziare con mutui, per obbligo di legge, i debiti (dei quali, non pochi pregressi) delle Aziende di trasporto: ben il 54% del totale di questa voce. Una cifra che ricordo con angoscia, anche perché in parte rilevante riferita al disavanzo del COTRAL, l'Azienda di trasporto che operava nelle 5 province della Regione, ma veniva pagata per circa il 90% dal Comune, per via di uno scellerato accordo politico del passato (quell'obbligo di legge cessò solo nel 2001).
Guai a dimenticare, nel dipingere questi dati, che i trasferimenti dello Stato al Comune della Capitale erano molto, e ingiustamente, inferiori alle altre città: nei miei anni, 301.000 lire pro capite, rispetto alle 478.000 lire della media nazionale. Che quando io divenni Sindaco non esisteva neppure un inventario del Patrimonio comunale. Ma anche che negli anni della nostra Amministrazione la disoccupazione a Roma diminuì del 2,3%, ed erano attive 200.000 imprese, con 100.000 occupati - altri tempi! - in attività manifatturiere.

2. Le modalità di calcolo del debito del Comune (debiti finanziari, non finanziari fuori bilancio, debiti commerciali, contenziosi urbanistici pluridecennali; crediti, crediti inesigibili; conteggio degli interessi anno per anno) sono state radicalmente disomogenee nel tempo. Il Commissario del debito del Comune di Roma aveva effettuato negli ultimi anni alcune ardite aggregazioni, che hanno considerato anche debiti remoti e discutibili, e portato i saldi della massa attiva e passiva sino a 22,44 miliardi di debito totale (e 5,7 mld di credito) nel 2010; poi a 16,1 mld di debito (e 2,2 di credito) nel 2012. Nel 2014, il debito risultava essere di 14,3 mld; ma, tolti gli interessi a finire sui vecchi mutui, e 1,8 miliardi di crediti, risultavano in effetti 9 miliardi di debito, di cui 3,4 non finanziari (essenzialmente, debiti fuori bilancio). Come si vede, sono numeri ufficiali, ma enormemente diversi da quelli pubblicati dal Sole. Essi sconsigliano di effettuare analisi approssimate: addirittura, quella sull'«aumento medio giornaliero» del debito di Roma, che vorrebbe assegnarmi una palma che non mi spetta.

3. Debbo anche precisare, a proposito delle opere citate da Dragoni che non avremmo potuto spendere un centesimo in più. Rivendico invece, con orgoglio, che abbiamo speso - senza ricevere un avviso di garanzia e senza una sola vittima nelle centinaia di cantieri - il 96% delle risorse assegnate dallo Stato, rispettando i tempi previsti. L'Auditorium è stato finanziato in larga parte negli anni della mia Amministrazione; così il Tunnel a Nord-Ovest, che però non faceva parte delle opere del Giubileo, e fu terminato nel 2004 con la Giunta Veltroni. Il sottopasso di Castel S. Angelo fu invece realizzato, come noto, a metà, a causa del veto (assurdo) della Soprintendenza Archeologica, che paventò il crollo di Castel S. Angelo...

Cordiali saluti,

Francesco Rutelli

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