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Super-ammortamenti da subito

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Super-ammortamenti da subito

  • –Marco Rogari

ROMA

Super-ammortamenti anche per gli acquisti effettuati nell’ultimo trimestre 2015. Ovvero da questo mese. È l’ipotesi allo studio dei tecnici di Palazzo Chigi e dell’Economia nella messa a punto degli sgravi fiscali al 140% riconosciuti a chi investe in nuovi macchinari. L’obiettivo è quello di non deprimere gli acquisti degli ultimi tre mesi del 2015, soprattutto dopo l’ufficializzazione giunta ieri a Treviso direttamente dal premier Matteo Renzi dell’inserimento nella prossima legge di stabilità del meccanismo dei super-ammortamenti «investi 100 deduci 140». Ma attenzione, il bonus dei super-ammortamenti varrà solo per il 2016 e, come detto, per gli acquisti degli ultimi tre mesi del 2015. Come ha spiegato ieri in una nota il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, che già lunedì scorso alla fiera dei macchinari a Milano aveva tracciato le linee guida dei super-ammortamenti confermati ora da Renzi, il meccanismo «messo a punto al Mef per dare un forte impulso agli investimenti delle imprese in impianti e macchinari, si dovrà applicare certamente a tutti gli investimenti effettuati nel 2016, ma necessariamente anche a quelli effettuati in questo ultimo scorcio di 2015». In sostanza non ci saranno «tempi morti». I super-ammortamenti di fatto sono una sorta di prosecuzione dell'agevolazione “Guidi-Padoan” che fino a giugno dello scorso anno riconosceva uno sconto fiscale a chi acquistava nuovi macchinari. Ora con la legge di stabilità il Governo sul modello francese della legge “Macron” punta a riconoscere a chi investe nel 2016 e fine 2015 un 40% in più del valore fiscale del bene da poter utilizzare per tutto il periodo di ammortamento.

Questo intervento (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 ottobre) farà parte del cosiddetto pacchetto imprese da 1,8 miliardi con un primo taglio dell’Ires e misure di sostegno per il made in Italy e il Fondo di garanzia delle Pmi. Un pacchetto che sarà perfezionato nel vertice di domani a palazzo Chigi e che servirà a fare il punto sulle risorse disponibili e sugli interventi da adottare o da scartare in vista del varo della legge di stabilità fissato per la mattina del 15 ottobre. Da affinare è anche il piano-spending che è in uno stato abbastanza avanzato, anche se non è ancora del tutto chiusa la partita con i ministeri. In ogni caso dai dicasteri dovranno arrivare dagli 1,5 ai 2 miliardi. Almeno 2 miliardi di minore spesa dovrebbero poi essere garantiti dalla sanità e risparmi tra gli 1,5 e i 2 miliardi dovrebbero essere realizzati con il nuovo meccanismo di centralizzazione degli acquisti Pa. Questi tre capitoli, quindi, dovranno garantire in tutto 5,5-6 miliardi di tagli, ovvero gran parte della nuova spending. Che dovrebbe oscillare tra i 7 e gli 8 miliardi. E che prevederà altri interventi anti-spreco (dalla potatura degli enti inutili alla potatura degli uffici doppione) e, soprattutto, l’avvio dell’azione di disboscamento delle partecipate. A farlo scattare saranno apposite di norme di raccordo con il testo unico in preparazione al ministero della Pubblica amministrazione (in attuazione della riforma Pa) inserite nella “stabilità” che sarà varata la mattina del 15 ottobre. «Nel 2016 aggrediremo 8mila partecipate pubbliche», ha confermato Renzi. Per il prossimo anno però l’intervento sulle partecipate dovrebbe garantire risparmi limitati (200-300 milioni). Tra gli ultimi nodi da sciogliere c’è quello delle tax expenditures: è ormai escluso che il riassetto a tappeto scatti con la manovra, che potrebbe però contenere un taglio mirato di alcune agevolazioni per il settore agricolo e, forse, quello dei trasporti.

Dovranno anche essere valutate le misure per garantire ai Comuni l’invarianza delle risorse con il taglio di Tasi e Imu sulla prima casa, che sarà accompagnato da quello dell’Imu agricola e della tassa sugli imbullonati. Gli enti locali “virtuosi” beneficeranno anche della possibilità di vedere esclusi gli investimenti dai vincoli del Patto di stabilità interno a partire dal 1° gennaio 2016.

Il Governo dovrà poi prendere una decisione sulla questione pensioni-flessibilità. Al momento le sole misure certe di entrare nella manovra sono quelle su esodati e opzione donna. Già certa invece la riduzione progressiva nei prossimi due anni della decontribuzione per i neo-assunti. E anche il varo di un piano povertà da 1,5 miliardi con alcune misure direttamente nella manovra e altre in un Ddl collegato. Il piano vale 1,5 miliardi di cui fino a 1 miliardo per i nuclei con minori ai quali dovrebbero arrivare sostegni da 150-200 euro mensili tenendo conto dell’Isee.

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