Italia

Riforme, ok del Senato al ddl Boschi con 179 sì. Le opposizioni…

  • Abbonati
  • Accedi
senato

Riforme, ok del Senato al ddl Boschi con 179 sì. Le opposizioni non partecipano al voto

È il giorno del traguardo per la riforma istituzionale grazie al sì del Senato che ha approvato con 179 voti favorevoli, 16 contrari e 7 astenuti il ddl Boschi. Il provvedimento deve tornare alla Camera e poi nuovamente a Palazzo Madama come previsto dall’iter delle modifiche alla Costituzione prima dell’annunciato referendum confermativo.

I numeri dell’Aula e la soddisfazione di Renzi
Nell’opposizione c’è stato chi ha scelto l’Aventino abbandonando l’Aula poco prima del voto, come il M5s e la Lega. Altri, Forza Italia e Sel, hanno deciso comunque di non partecipare al voto, pur senza ufficializzare la scelta di disertare l’emiciclo. Lì sono rimasti, in dissenso rispetto al gruppo azzurro, Riccardo Villari e Barnabò Bocca, favorevoli alla proposta del governo. Ma anche tra le file del Pd si sono registrati dissidenti: contrari alla riforma Mineo e Tocci, astenuti Casson e Tronti. Come previsto delle nuove recenti formazioni hanno invece votato con la maggioranza i “verdiniani” di Ala. «Grazie a chi continua ad inseguire il sogno di un’Italia più semplice e più forte: le riforme servono a questo #lavoltabuona» è stato il twitt del premier Matteo Renzi. «Semplicemente una bellissima giornata. Per noi ma soprattutto per l’Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. È proprio #lavoltabuona» quello del ministro Maria Elena Boschi nei momenti immediatamente seguenti il via libera.

Grasso: settimane non facili ma sono stato imparziale
Non sono state «settimane facili», alcuni «volgari episodi hanno trasceso ogni regola del Senato e del buon gusto» e sono volate accuse nei suoi confronti di essere «schierato» e al servizio dell’opposizione, «ma io ho fatto di tutto per rimanere imparziale senza lasciarmi condizionare dalle ragioni degli uni o degli altri. Ora saranno i cittadini a decidere» sulla validità della riforma costituzionale. Il presidente del Senato Pietro Grasso scrivendo sul suo profilo Facebook rivendica il suo compito e il suo ruolo di garante, di parte terza.

Zanda (Pd): riforme grazie all’ unità del partito
Il partito democratico «arriva compatto al voto, dopo un lungo dibattito che ha contribuito a trovare buone soluzioni». Il presidente dei senatori dem Luigi Zanda riassume il senso del lavoro portato avanti a Palazzo Madama. «Per il Pd il dibattito è sempre stato un valore positivo, un punto di forza. Qualcuno ritiene che discutere, battagliare e poi ritrovarsi uniti sia una nostra debolezza. Io penso che sia utile all’Italia». In una fase «così difficile e così piena di rischi per il Paese - insiste Zanda - sul partito democratico poggia la coalizione che garantisce la stabilità della legislatura e l’equilibrio delle nostre istituzioni. È l’unità del Pd e dei suoi gruppi parlamentari che rende possibile questa stagione di riforme».

Romani (Fi): non è una bella giornata per la Repubblica
«Non è un bella giornata nella storia della Repubblica stiamo compiendo un atto forse definitivo per cambiare le regole di convivenza democratica e proprio perché è una svolta storia c’era bisogno di un alto livello, doveva essere grande riforma ma invece è solo una grossa riforma». Qui è il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani a parlare al momento di esprimere la linea adottata dal partito. «Il tanto discusso patto del Nazareno non aveva accordi prescrittivi ma si diceva che le riforme vanno fatte insieme e insieme i miglioramenti. Questo era il senso del Nazareno e in questo è stato ampiamente tradito dallo stravolgimento e dalle forzature». «Voi oggi otterrete una vittoria numerica, siete stati abili a raccogliere il consenso dei parlamentari mossi da ragioni che non giudico. Chi è venuto meno al mandato degli elettori risponde alla propria coscienza. Non illudetevi, non è un vittoria politica. Avete perso una buona occasione per riscattare la sinistra. Il Paese non si merita questo».

M5s non vota, modifiche fatte con Verdini e accordi massonici
Quando il portavoce del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi interviene in Aula contro il ddl Boschi tutti i banchi dei senatori grillini diventano tricolori grazie a cartoncini verdi, bianchi e rossi. «Avete demolito la Costituzione con prepotenza e superficialità e sulla base di indicibili accordi massonici. Avete riscritto la Costituzione grazie al plurindagato Verdini, avete avuto il coraggio di farlo diventare padre costituente», attacca il capogruppo Gianluca Castaldi rivolgendosi alla maggioranza e al governo. Niente partecipazione al voto «per rendere chiaro che questo monstrum costituzionale è solo opera vostra».

Ap dà via libera «ma si chiude fase politica»
«Oggi onoriamo sostanzialmente l’impegno assunto a inizio legislatura all’atto della rielezione del presidente Napolitano, ma si chiude una fase della nostra vita politica». Sono le parole in dichiarazione di voto del coordinatore di Area popolare Gaetano Quagliariello. «Il modo in cui questa riforma giunge al suo sostanziale traguardo, i pregi e i limiti del testo che ci accingiamo a licenziare, riflettono le evoluzioni e le torsioni di questa legislatura». E, aggiunge l’esponente centrista, «se prima eravamo in due a ballare l’hully gully, adesso siamo in quattro a ballarlo. Perché la dialettica interna al Pd si è approfondita al punto da esigere mediazioni come se si trattasse di due partiti diversi. E perché, proveniente dal centrodestra, è nata una forza frutto di una autoproclamata operazione parlamentare e almeno al momento priva di un retroterra territoriale, con l’esplicita ragione sociale di supportare il premier Matteo Renzi nel percorso delle riforme».

Napolitano: compito di tutti costruire nuovo Senato
Tra gli iscritti a parlare anche il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Sarà compito di tutti prepararci a mettere in piedi il nuovo Senato. Non stiamo solo chiudendo i ponti col passato, ma ci accingiamo anche a dare risposte a esigenze stringenti» dice l’ex capo dello Stato intervenendo in Aula per annunciare il sì del gruppo delle Autonomie. Lungo applauso da parte della maggioranza, con molti senatori che si sono alzati in piedi, ma nell’assenza dei rappresentanti del M5s e di quasi tutti quelli di Fi usciti prima dall’Aula. «Il mio voto favorevole - nota Napolitano - è legato a mie non solitarie convinzioni sulle riforme. Le ho ripetute dal presidente della Repubblica consultando le forze, riscontrando sempre ampie convergenze». Napolitano ha poi ricordato che l’accettazione del suo secondo mandato fu legata all’impegno a portare avanti riforme costituzionali. «Il processo riformatore si rimise in moto su mandato parlamentare approvato a schiacciante maggioranza», iniziato da Letta e portato avanti da Renzi. Il presidente emerito della Repubblica ha sottolineato che gli “obiettivi perseguiti dalla riforma sono perseguiti anche dai gruppi drasticamente dissenzienti”. Napolitano ha quindi sottolineato che è “impegno di tutti” costruire le nuove istituzioni. «Sono legittime le posizioni critiche. Se tuttavia penso a tutte le occasioni perdute ne colgo una causa nella defatigante ricerca del perfetto e o del meno imperfetto». Il fallimento dei precedenti tentativi di riforme, ha proseguito, è dipeso «da un fattore politico di fondo che ha frustrato una approvazione a larga maggioranza», vale a dire «il sospetto tra schieramenti», che ha impedito di raggiungere pienamente «il tempo della maturità della democrazia dell'alternanza, che comporta l’ascolto con dignità e la ricerca di aspetti di limpida convergenza, su temi cruciali per l’Italia».

Ala vota sì, se volta buona è anche per noi
I “verdiniani” del gruppo Ala voteranno sì annunciandolo per bocca del senatore Riccardo Mazzoni. «Se questa è la volta buona, dipenderà anche dai nostri voti», spiega, invitando la sinistra dem a «stare tranquilla: non pesteremo il loro orticello, ma si ricordino che le riforme sono patrimonio di tutti».

La Lega lascia l’Aula con la Costituzione in mano
Per i senatori della Lega, dopo l’intervento di Roberto Calderoli contro il ddl Boschi, c’è il momento di abbandonare gli spazi assegnati di Palazzo Madama con il volume della Costituzione vigente tra le mani. Calderoli, nella destra, ha una bottiglietta di olio di ricino già mostrata nell’emiciclo. «Questo è il nostro futuro», la chiosa dell’esponente leghista.

De Petris (Sel): fanno saltare equilibri democratici
«Questa è una riforma che insieme alla nuova legge elettorale fa saltare gli equilibri democratici e affida ogni decisione al premier. Il Parlamento assumerà una posizione ancillare. Insomma è una riforma pensata per dare più potere al potere e meno ai cittadini». Loredana de Petris annuncia il no di Sinistra e libertà al ddl Boschi. «Noi senatori di Sel non possiamo legittimare questa riforma, neanche con il voto. Per questo non parteciperemo al voto».

Bisinella (Fare): astensione sul voto finale
Il voto dei senatori tosiani di Fare! sul ddl riforme sarà di «astensione». In Aula Patrizia Bisinella sottolinea come quella sulle riforme sia stata una «battaglia a colpi di forzature, determinata anche da un inutile quanto inconcludente nei fatti ostruzionismo, fatto solo di insulti. Il testo non è il migliore dei possibili» ma «grazie alla nostra seria opposizione siamo riusciti a migliorare i suoi contenuti» soprattutto sulle competenze «per le Regioni più virtuose».

© Riproduzione riservata