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Unioni civili, il disegno di legge mercoledì in Senato

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OGGI è arrivata LA DECISIONE della capigruppo

Unioni civili, il disegno di legge mercoledì in Senato

Il disegno di legge sulle unioni civili sarà «incardinato» domani in Aula al Senato. Così ha deciso la conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama malgrado i dissidi in seno alla maggioranza emersi nei giorni scorsi. Area Popolare aveva anticipato in tarda mattinata l’intenzione di votare contro la richiesta inoltrata dal Pd di calendarizzare la proposta subito dopo le riforme. La conferenza dei capigruppo ha indicato come testo base per l’Aula il ddl 2081 a prima firma Cirinnà. Domani alle 9.30 è prevista la relazione sui lavori relativi al testo. Poi si passerà all’esame del provvedimento sui consulenti finanziari, per i quali sono previste le dichiarazioni di voto.

Zanda (Pd): necessario portare ddl in Aula
Sul tema si è registrato un inedito asse tra Partito democratico, M5s, Sel e il gruppo Ala dei verdiniani (più il supporto delle Autononie). Una maggioranza “alternativa” contestata da Area popolare (Ncd-Udc) che invece sui temi etici ha ritrovato l’unità con gli altri partiti del centrodestra: Lega e Forza Italia, assieme agli “alfaniani” hanno detto no alla calendarizzazione. «Il provvedimento delle unioni civili ha sostato molto in commissione, c’è stato anche dell’ostruzionismo e questo ha reso necessario portarlo in Aula senza relatore» spiega il capogruppo del Pd Luigi Zanda sottolineando come «non potevano aspettare ancora per un tempo indefinito». Il ddl, comunque, come spiegato dallo stesso Zanda, domani in Aula verrà «incardinato e basta». Ciò rende in sostanza irreversibile il suo esame da parte dell’Aula anche se non in tempi immediati.

Schifani (Ncd): una richiesta più di immagine
La richiesta dei dem di una calendarizzazione immediata del ddl sulle unioni civili è «una richiesta politica, sì, ma di immagine e non di contenuti». Renato Schifani, presidente dei senatori di Alleanza popolare, spiegava in questo modo la posizione del partito, visto l’incombere della discussione sulla legge di stabilità che non avrebbe consentito il tempo necessario per un esame del provvedimento sulle unioni civili. Le riserve sulla sostanza restano tutte. «Abbiamo dei punti fermi su cui non possiamo indietreggiare: non rinunceremo mai al no all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Un bambino deve avere un padre e una madre, vi sono forti resistenze su queste tema».

Renzi: alcuni punti lasciati alla libertà di coscienza
Sulle unioni civili «non ci sarà una posizione del governo su questioni che su alcuni punti vengono lasciati alla libertà di coscienza», ma «c’è una posizione dei partiti che compongono il governo perché la legge si faccia subito», è tornato a dire sin dalla mattina il premier. Parole al tempo stesso che suonano come promessa di tempi stretti (come piace a buona parte del suo partito), ma anche un’ammissione della profonda divergenza di vedute con gli alleati centristi. Il Pd ha tirato diritto. L’ufficio di presidenza del gruppo democratico di Palazzo Madama aveva dato consenso unanime sull’incardinamento del ddl entro giovedì, cioè nel giro di poche ore.

Il nodo adozioni al centro dei contrasti
Uno dei nodi del ddl per il quale Area popolare chiedeva più tempo per l’esame in commissione riguarda l’adozione dei figli. L’articolo 5 prevede infatti la possibilità della «stepchild adotion». Nel testo, infatti, si fa riferimento alla legge del 1983, che già introduce l’adozione da parte di un coniuge dei figli dell’altro coniuge e si introduce la dicitura specifica «dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso». Gli estensori dell’articolo specificano che la stepchild adotion si può avere solo qualora venga a mancare uno dei due genitori del bambino, o per sopravvenuta morte, o perché il bambino non è stato riconosciuto o perché è stato successivamente disconosciuto.
Sul punto anche una trentina di senatori del Pd hanno presentato una proposta di modifica. Introduce l’affido rafforzato al posto della adozione, da disporre fino alla maggiore età del ragazzo, salvo il sopraggiungere di situazioni che possano arrecare pregiudizio al minore. In caso di scioglimento dell’unione, si stabilisce che, se risponde all’interesse del minore, debba essere tutelata la continuità delle relazioni maturate.

L’Aula conferma il calendario
In serata l’Aula del Senato ha poi respinto tutte le proposte di calendario alternative a quello deciso dalla capigruppo.

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