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Migranti, Renzi: il Trattato di Dublino è finito. L’Italia aveva ragione, la Ue no

«A distanza di sei mesi dal Consiglio Ue chiesto dall'Italia possiamo dire senza giri di parole che sull'immigrazione l'Italia aveva ragione e l'Europa no». A dirlo è il premier Matteo Renzi alla Camera, nel primo passaggio delle sue comunicazioni alle Camere in vista del Consiglio europeo di domani. Bruxelles, ha aggiunto Renzi parlando a Montecitorio tra i ministri Boschi e Alfano, «ha assunto un principio per mesi negato e ora autorevolmente riportato da Merkel e Hollande al Parlamento europeo: il trattato di Dublino è finito. Non lo è tecnicamente, ma politicamente».

Hotspot hanno senso solo con politica dei rimpatri
Per Renzi, il primo punto del dibattito europeo di domani sara il confronto sulla periferia del Vecchio Continente, «che oggi è il cuore dell'Europa», mentre il Mediterraneo lo sarà «nei prossimi decenni di sviluppo». Quanto agli hotspot, i centri di identificazione dei migranti, «hanno senso solo assieme alla ricollocazione e alla politica di rimpatri. I primi 19 ragazzi eritrei che hanno lasciato Lampedusa non sono 19 numeri in meno nelle statistiche ma sono l'inizio di un grande progetto politico».

Contro terrorismo serve grande coalizione internazionale
Tra i temi centrali del vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea in programma domani a Bruxelles ci sarà poi il contrasto del terrorismo internazionale. Renzi ha insistito sull’esistenza di «un blocco senza soluzione di continuità», dall'Afghanistan alla Nigeria, «ma molto frammentato al proprio interno», blocco contro il quale «è assolutamente necessaria una grande coalizione internazionale». L’Europa si deve dotare di una strategia «che non sia soltanto una reazione», e questo «impone prendere atto che esiste un blocco uniforme, che non ha soluzione di continuità ma che è frammentato e variegato che parte dall'Afghanistan e arriva in Africa Occidentale unita da filo rosso del fanatismo religioso». Da Renzi arriva anche un no ai bombardamenti in Siria: «se qualcuno pensa di risolvere il problema siriano facendo dei bombardamenti, auguri e in bocca al lupo. La Libia sta lì a dimostrare che non serve».

Elezioni nel 2018, referendum ddl Boschi nel 2016
In un altro passaggio dedicato all’agenda politica nazionale, il premier ha ribadito il mantra delle elezioni politiche «a scadenza naturale», cioè nel febbraio del 2018, mentre il percorso delle riforme costituzionali terminerà «ragionevolmente con il referendum confermativo» sul ddl Boschi «nell'autunno 2016». Nella parole del premier torna ancora una volta l’importanza delle riforme andate in porto nelle ultime settimane: «Ogni giorno che l'Italia mette un tassello nel mosaico delle riforme acquista il diritto a dire che la politica economica europea di questi anni non ha funzionato». «L'Italia è stata sempre richiamata a realizzare impegni che non manteneva - ha ricordato Renzi - ma oggi ha maggiore autorevolezza e credibilità per dire ai tavoli Ue che la politica economica di questi anni non ha prodotto i risultati sperati».

Brunetta: brexit pericolo più grande per Europa di oggi
Nel dibattito in Aula seguito alla relazione del premier il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta, ha messo sotto la lente gli accenni di Renzi alla crescita e al referendum britannico sulla permanenza del Regno Unito in Europa. «La malattia dell'Europa oggi è quella della crescita», ha sottolineato Brunetta e le politiche anticrisi di Bruxelles hanno prodotto «le tossine dell'antieruropeismo e della propensione inglese all'uscire dall'Unione europea». Se la Gran Bretagna uscisse dalla Ue ci sarebbe «una reazione a catena che porterebbe poi alla separazione della Scozia, della Catalogna» e alla «divisione all'interno dell'Europa e la fuga dall'Europa, che sono «il pericolo più grande che noi abbiamo oggi».

Presentate sette risoluzioni, quella della maggiorana è unitaria
Sono sette le risoluzioni presentate in Aula a Montecitorio sulle comunicazioni del presidente del Consiglio. La maggioranza, che ha presentato un documento unitario che poi l’assemblea ha approvato con il parere favorevole del governo, sollecita una serie di impegni del Consiglio Ue sui temi caldi dell’agenda europea. Per quanto riguarda l’immigrazione, la richiesta è quella di «consolidare la nuova visione gestione comune delle politiche migratorie con una ripartizione dei costi e delle responsabilità tra gli stati di primo approdo e gli altri». Bruxelles dovrebbe poi «realizzare una politica unica dell'asilo, con criteri standard di protezione di assistenza comuni», ed invitare i Paesi terzi «ad intensificare la lotta ai trafficanti di esseri umani in quanto minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale». Sul fronte dell’economia, la risoluzione della maggioranza chiede di proseguire sulla strda delle strutturali e politiche «per la crescita e lo sviluppo», con una nterpretazione flessibile del patto di stabilità.

Finanziamenti ai partiti, al Senato la protesta M5S, Renzi: no a pagliacciate
Nel pomeriggio, l’intervento del premier a palazzo Madama per illustrare anche ai senatori la posizione dell’Italia al prossimo vertice Ue è preceduto da una gazzarra di protesta del M5S. Al centro della contestazione in Aula dei 5 Stelle c'è il ddl Boccadutri (Pd) sui finanziamenti ai partiti, che sarà votato oggi dall’Assemblea. «Il Consiglio europeo di domani affronta temi di particolare impatto e rilievo - ha spiegato il premier in apertura del suo discorso - che difficilmente si possono prestare a pagliacciate di vario genere, ma l'attenzione di donne e uomini consapevoli della stagione che stiamo vivendo».

Italia «unico paese dalla parte della stabilità»
«Se l'Italia continua a fare quello che sta facendo saremo gli unici o quasi dalla parte della stabilità», ha spiegato Renzi nel suo secondo intervento della giornata, e non dovrà più sentirsi dire «dovete fare questo o quello» perchè «la crescita dell'Italia va sul positivo». «Il Consiglio europeo di domani - ha osservato Renzi - non è decisivo ma è un Consiglio dove chi vorrà potrà far sentire la voce di un Paese che è orgoglioso per quello che sta facendo». L'Italia non è più il problema e può essere una parte delle soluzioni dei problemi europei», conclude Renzi.

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