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Dossier Per la casa di Livatino un Museo “diffuso”

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Per la casa di Livatino un Museo “diffuso”

«E' lo scrigno, il luogo fisico, dove ancora si respirano i valori del giudice ragazzino, il cui esempio e pensiero su fede, diritto e ruolo del giudice restano di disarmante attualità».

Le Associazioni Tecnopolis e “Amici del giudice Rosario Angelo Livatino”, oltre che Libera e Arci, iniziano così la lettera spedita alla presidenza della Regione Sicilia per far diventare la casa del giudice una “casa museo diffusa”.
La casa di Canicattì (Agrigento) è stata preservata dai genitori da ogni innovazione da quel 21 settembre 1990 in cui il figlio venne trucidato ad Agrigento. E' già punto di incontro di molti giovani provenienti da tutta Italia grazie alla disponibilità del privato che l'ha ereditata e la mette a disposizione, in maniera gratuita, delle associazioni.

La gestione dell'immobile non corre comunque via liscia. Il 15 settembre l'assessorato regionale ai Beni culturali ha decretato il vincolo storico-culturale dell'immobile. La soprintendenza di Agrigento aveva compiuto una istruttoria proprio su richiesta delle due associazioni d'impegno civico ed antimafia. Poco tempo prima – per la precisione il 31 luglio – si era appreso che non piaceva alla proprietaria, che l'ha ereditata da Vincenzo Livatino, padre del giudice, la proposta di vincolo della 31 luglio Non piace alla proprietaria, che l'ha ereditata da Vincenzo Livatino, padre del magistrato Rosario ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, la proposta di vincolo della Soprintendenza all'immobile.

La proprietaria aveva dato mandato a un legale per impugnare l'iter burocratico caldeggiato dalle associazioni e anche dall'amministrazione comunale di Canicattì che aveva offerto un abbattimento sulle tasse per servizi pur di rendere la struttura fruibile al pubblico. Così è stata fino a quando la Soprintendenza di Agrigento ha comunicato la trasmissione degli atti alla Regione Siciliana per il definitivo nulla osta. Anche l'auto del magistrato, una Ford Fiesta amaranto, è sottratta alla pubblica fruizione perché trattenuta da uno degli eredi, che non ha accolto l'invito delle associazioni e di altri eredi di donarla in vista della realizzazione di un museo Livatino.

r.galullo@ilsole24ore.com

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