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Tutti siano all’altezza

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IL COMMENTO

Tutti siano all’altezza

Tutti siano all’altezza del risveglio che – dal capoluogo alla Bassa, dal Lecchese a Brescia – ha assegnato a Milano in particolare e alla Lombardia in generale il compito di spingere il resto del Paese a rialzarsi.

L’arresto di Mario Mantovani, vicepresidente della Regione Lombardia, è avvenuto in un preciso perimetro politico-regolatorio: la sanità, il sistema degli appalti, le qualifiche pubbliche di amministratore locale e di politico nazionale. Le responsabilità penali – con le ipotesi di turbativa d’asta, concussione e corruzione aggravata, più un classico all’italiana come i lavori gratis in casa in cambio di favori – sono personali.

Tutti, soprattutto nel nostro Paese, hanno diritto a difendersi da rilievi che sono come pietre. Dunque, Mantovani avrà modo di tutelare se stesso e la sua famiglia da accuse non pesanti, ma pesantissime. Pesantissime perché riguardano anche uno dei migliori asset di cui dispone il patrimonio lombardo, ossia la sanità. Pesantissime perché cadono nel passaggio più delicato per una comunità, come quella milanese, che ha rinnovato la sua leadership storica – mai autoritaria, sempre morbida e persuasiva – sulla Lombardia, sul Nord e sul Paese: la gestazione della primavera milanese – segnata dalla meravigliosa immagine dei cittadini che ripuliscono i muri e le strade il 3 maggio dopo che la volgare violenza degli antagonisti li ha insozzati – ha portato alla luce una creatura fatta di energia economica e di voglia di fare, di posizionamento internazionale e di desiderio di essere sempre più inserita nel network delle capitali globali.

Il successo dell’Expo, ma anche il vibrante Salone del Mobile e l’industria del medium-tech, insieme antica e moderna. E, poi, i progetti strategici come il post Expo.

Certo, il contesto è quello di un Paese dimidiato – nella sua capacità di generare ricchezza e di distillare benessere sociale diffuso – dalla corruzione. Il Centro Studi Confindustria ha stimato che, se la vita pubblica italiana fosse mondata da essa e venisse portata agli standard della Francia, il Pil aumenterebbe di quasi un punto percentuale: 13 miliardi di euro.

Tuttavia, da Milano bisogna ripartire. Dai suoi imprenditori e dai suoi artigiani. Dai suoi ingegneri e dai suoi designer. Nessuno si chiami fuori. Ogni opacità sia cancellata. La classe politica regionale non abbia atteggiamenti neo-corporativi e sappia essere all’altezza del risveglio economico milanese e lombardo: sia limpida come il cielo sopra il Resegone e forte come la Breva che dal Lago di Como scende verso la pianura.

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