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Dossier A Catania un imprenditore denuncia la forza del clan Mazzei

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A Catania un imprenditore denuncia la forza del clan Mazzei

Il 19 ottobre i Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno infatti eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre estorsori legati al clan Mazzei (Carcagnusi) che, secondo l'accusa, hanno costretto un imprenditore a eseguire, a titolo gratuito, lavori di ristrutturazione, per un valore di 8mila euro, a casa di uno degli indagati nel quartiere popolare dell'Occhione. Tra le rappresaglie subite anche l'aver trattenuto un furgone dell'impresa e il furto dell'auto dell'imprenditore trattenuta a “garanzia” del completamento dei lavori e per la cui restituzione sarebbe stato inoltre costretto a pagare una tangente di duemila euro.

La cosca dei “carcagnusi” è inserita in Cosa nostra ed è legata alla “famiglia” palermitana: il suo storico boss, Santo Mazzei, detenuto in regime di 41 bis divenne uomo d'onore su decisione del boss corleonese Leoluca Bagarella.

Il 20 maggio beni per circa 27 milioni furono sequestrati dalla Guardia di finanza di Catania ad un uomo arrestato nell'aprile 2014 e rinviato a giudizio per associazione mafiosa nell'ambito della indagine “Scarface” condotta nei confronti del clan Mazzei. Il provvedimento riguardò quote significative quote di 13 società in Sicilia, Lazio, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Vennero sequestrati anche 28 immobili, titoli e conti correnti bancari e postali.

Il 16 giugno, neppure un mese dopo, la Polizia, su delega della Dda, eseguì un'altra operazione contro il clan Mazzei. Trenta persone indagate, a vario titolo, di associazione mafiosa, spaccio di droga, estorsioni, rapina e armi. Durante le indagini furono arrestati in flagranza di reato alcuni presunti affiliati mentre ritiravano il “pizzo” da attività commerciali e furono sequestrate sostanze stupefacenti e armi da fuoco. Tra i destinatari dell' ordinanza, emessa dal Gip, ci sono diversi imprenditori e commercianti ai quali è stato contestato il reato di concorso in estorsione attuata con modalità mafiose: sono accusati di essersi rivolti ad esponenti dell' organizzazione Mazzei per recuperare propri crediti. Tra i destinatari della misura cautelare, quello che è considerato dai magistrati l'attuale reggente del clan, Sebastiano (detto Nuccio) Mazzei, figlio del capomafia, latitante fino al 10 aprile scorso quando fu arrestato dalla polizia in una villetta.

Il 6 ottobre, la Gdf, su ordinanza del gip di Catania, ha arrestato sette persone per associazione mafiosa e rapina aggravata. L'attività, svolta dal Gico del Nucleo di polizia tributaria, ha consentito di definire i nuovi assetti della famiglia mafiosa dei Mazzei, individuando i reggenti del clan che ne hanno mantenuto le redini durante il periodo di latitanza del capo indiscusso Sebastiano e di altri affiliati.

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