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Tangenti sugli appalti Anas: dieci arresti

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INCHIESTA «DAMA NERA»

Tangenti sugli appalti Anas: dieci arresti

Il Coordinamento tecnico amministrativo di Anas era diventato la «“scuola” della corruzione». Il reparto viaggiava su un doppio binario: da una parte c’era quello di facciata. Dall’altra la logica criminale, che dietro tangenti si veicolavano gli atti in favore di imprenditori anche sponsorizzati dall’ex sottosegretario Pd Luigi Giuseppe Meduri, con i quali avrebbe «organizzato anche un incontro con un ministro» per far ottenere loro ulteriori appalti.

Questo ha svelato l’inchiesta Dama Nera della Procura della Repubblica di Roma, in cui si ipotizzano i reati di associazione per delinquere, corruzione e voto di scambio. È stata azzerata un’organizzazione radicata in Anas, che fino a settembre scorso manipolava le decisioni dell’ente. A capo ci sarebbe stata Antonella Accroglianò, responsabile del Coordinamento in «rapporti poco trasparenti con la criminalità organizzata calabrese». La donna aveva illustrato le regole che regnavano nel Coordinamento: «Speriamo di tenerci forte – si legge nelle intercettazioni - come abbiamo fatto fino ad adesso e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare, perché quello è poi lo scopo, chi cresce, chi fa un salto in avanti si porta gli altri dietro…questa è la scuola». Lezione imparata, ma è finita in carcere con i suoi sodali: i dirigenti Oreste De Grossi e Sergio Lagrotteria, e i dipendenti Giovanni Parlato e Antonio Ferrante. Ai domiciliari gli imprenditori Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Domenico Costanzo, titolari delle società Tecnis spa e Cogip Infrastrutture spa, Giuliano Vidoni, della Vidoni spa, ed Eugenio Battaglia. Stessa misura cautelare è scattata per Meduri, ex sottosegretario alle Infrastrutture in carica dal 2006 al 2008 col Governo Prodi, nonché presidente della Regione Calabria dal 1999 al 2000. Ieri il politico è stato sospeso dalla Commissione di garanzia del Pd. Perché il suo presunto ruolo «illecito» nell’inchiesta appare nitido, così come illustrato negli atti dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dai sostituì Francesca Loy e Sabina Calabretta, che hanno coordinato il Gico della Guardia di finanza di Roma. Il procuratore di Roma ha parlato di «una sensazione deprimente della quotidianità della corruzione».

Così si è scoperto che il Coordinamento tecnico di Anas era in grado di risolvere ogni atto richiesto dagli imprenditori. Il tutto ricevendo in cambio «ciliegie» o «antinfiammatori», come chiamavano in gergo le tangenti, per un ammontare di 2 milioni di euro (somma posta sotto sequestro). Ma non solo, perché lo scambio corruttivo sarebbe avvenuto anche attraverso le assunzioni di persone «a loro vicine», come quando la Accroglianò chiede a Meduri di far avere un ruolo al fratello Guadino, non eletto alle scorse elezioni in Calabria. Per questo, si legge negli atti, Meduri «affermava di aver già parlato della questione con Mario Oliverio, governatore della Calabria (il quale però ha negato, ndr)».

Un capitolo rilevante dell’indagine riguarda la gestione della cosiddetta Variante stradale di Morbello, in Piemonte. Una commessa da 145 milioni di euro che gli imprenditori Bosco Lo Giudice e Costanzo intendono trasferire alla Cossi Costruzioni spa. L’operazione finisce sotto il monitoraggio di Anac, presieduto da Raffaele Cantone. Perché si scopre che il «trasferimento» del contratto d’appalto sarebbe dovuto avvenire con una «camuffata» cessione di ramo d’azienda. Un modo, per la Procura, «che in ipotesi di comportamenti fraudolenti, potrebbe dare luogo a un aggiramento delle regole di evidenza pubblica, giungendosi ad assegnare all’amministrazione un contraente che la stessa non ha scelto». E infatti dietro l'operazione ci sarebbe stata una tangente da 150mila euro. Il mediatore è Meduri, che fa entrare in contatto i due imprenditori con la Accroglianò. C’è un documento per mettere a punto il piano: «una presa d’atto» sulla quale è necessaria la firma dell’ex presidente di Anas, Pietro Ciucci. Ma il documento, per la sua definizione, finisce a un dirigente. Meduri, però, si preoccupa anche di far stringere ai due imprenditori rapporti con la politica nazionale. Lo dice la stessa Accroglianò nelle intercettazioni: «Stanno messi bene, perché poi Meduri li ha fatti incontrare anche con il ministro, gli hanno fatto vedere il progetto, nuove cose eh!». Ma Meduri chiede anche favori per sé alla funzionaria di Anas: l’assunzione di«due geometri» a lui vicini.

«Stiamo valutando tutte le pratiche burocratiche necessarie per licenziare senza indennizzi quei direttori coinvolti nell’inchiesta, senza correre il rischio di doverli riassumere in futuro», ha commentato il presidente dell’Anas, Gianni Vittorio Armani. Ha aggiunto che «nei giorni scorsi sono andato a chiedere aiuto al procuratore Pignatone. L’azienda non ha strumenti per intercettare le azioni criminose, servono le intercettazioni, serve la magistratura», concludendo che «ci costituiremo parte civile nel processo».

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